Da monaco guerriero a banchiere in tre semplici passi

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Oggi vi racconto di come un pugno di monaci guerrieri ha cambiato il modo in cui concepiamo il denaro. E’ una storia a metà strada fra pulp fiction e un romanzo di Dan Brown, che richiede un viaggio a ritroso nel tempo: inizia tutto dentro una cattedrale londinese dei templari, con molto sangue, colpi di scena e personaggi in preda a deliri di onnipotenza. Siete pronti? Si parte!

Le vicende dei Cavalieri Templari sono avvolte da sempre in un’aura di mistero e fascino, una delle cose però più affascinanti è che la Temple Church di Londra è stata la prima banca della capitale inglese.

[tweetthis]storia delle prime banche. A metà tra Pulp Fiction e Dan Brown. Di @alienogentile[/tweetthis]

I cavalieri templari erano monaci combattenti, un ordine religioso con una gerarchia teologica, un codice etico ed una missione: una guerra santa per liberare Gerusalemme dagli “infedeli”.

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Dopo la vittoria della prima Crociata, nel 1099, i Templari si dedicarono alla difesa dei pellegrini cristiani a Gerusalemme, che affluivano da tutta Europa. Questo significa che ogni pellegrino aveva la necessità di finanziare un viaggio che durava dei mesi, e che comprendeva cibo, trasporto e pernottamenti, evitando di trasportare con sé oro o strumenti di pagamento “contante” per non finire vittima di banditi o predoni.

Ecco allora che i Templari resero disponibile un servizio: il pellegrino poteva lasciare alla Temple Church dei beni e prelevarli via via lungo il tragitto, portando con se una semplice lettera di credito, detta anche “nota di banco”.

Sembra che l’idea non fosse un frutto originale della creatività inglese, ma che sia stata copiata… dai cinesi, che già da secoli usavano il fei qian, la “moneta volante”, un documento in due parti che permetteva ai mercanti di fare affari in diverse regioni.

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La sola differenza è che il sistema nato sotto la dinastia Tang (VII-X secolo) era gestito da uffici governativi, mentre la Temple Church era di fatto una banca privata il cui azionista era il Vaticano, aveva come grandi clienti le famiglie reali più vicine al Papa ed il cui management era composto da monaci votati alla povertà e alla preghiera.

Ma i Templari fecero ben di più che una versione antica di Money-Transfer o di Western Union; provvedevano anche ad una gamma di servizi finanziari ben più ampia: furono i Templari a fare da broker quando re Enrico III volle comprarsi l’isola di Oleron, a nord-ovest di Bordeaux. Il re versò 200 sterline l’anno per cinque anni alla Temple Church, che poi provvide a pagare il venditore quando finalmente gli uomini del re presero possesso dell’isola. I gioielli della Corona, conservati oggi nella torre di Londra, all’inizio del XIII secolo erano custoditi nella Temple Church, a garanzia di un finanziamento.

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Nel 1244, però, i Cristiani europei persero il controllo di Gerusalemme, togliendo ai Templari la ragione della loro esistenza e nel 1312 furono di fatto smantellati. E questo aprì uno spazio clamoroso, un’opportunità per chi intendeva praticare questo nuovo interessante business. Per scoprire chi riuscì ad emergere dobbiamo dare un’accelerata e spostarci alla fiera di Lione del 1555.

Quella di Lione era la più grande occasione di scambi internazionali, una fiera del commercio che affondava le sue origini ai tempi degli antichi Romani. Ma l’edizione del 1555 era diversa dalle altre, c’era una voce che girava, un gossip su questo mercante italiano che stava facendo una fortuna. Non comprava, né vendeva, nulla. stava ad una scrivania con penna e calamaio, ricevendo gli altri mercanti giorno dopo giorno, e firmando pezzi di carta e si arricchiva facendo questo. Pochi capivano la sua attività: comprava e vendeva debito. e nel farlo, al di là di ricavarne grandi profitti, stava generando un enorme valore economico per la comunità dei mercanti.

Un mercante di Lione che volesse comprare, per esempio, della lana fiorentina poteva chiedere in prestito una lettera di credito al banchiere, una sorta di cambiale ante litteram, che non era denominata in Franchi Francesi o in Lire Fiorentine, ma in Scudi (écu) una moneta privata (non sovrana). Il vantaggio di questa cambiale stava nell’essere riconosciuta, e dunque spendibile, internazionalmente. Senza quello strumento, il mercante francese avrebbe dovuto trovare un venditore interessato ad incassare i suoi franchi, viceversa con le cambiali in ecu (écu de marc il nome preciso) il commerciante fiorentino sapeva di poter incassare il documento ricevendo dalle sue banche locali, il corrispettivo in Lire Fiorentine. Con la nascente rete di banche un commerciante non poteva solo scambiare facilmente beni con controparti che lavoravano con valute diverse, ma anche valorizzare il proprio merito di credito: le lettere di credito furono uno dei primi modi con cui testimoniare la propria rispettabilità al di fuori del perimetro delle conoscenze dirette. Le banche stavano creando il mercato dell’affidabilità, del merito creditizio, e gli stavano dando identità internazionale. Un servizio di straordinario valore, non c’è sta stupirsi né da scandalizzarsi se questo rese ricchi i suoi attori.[sociallocker].[/sociallocker]

Il nostro sistema finanziario ha ereditato molte cose da questo sistema: oggi un Canadese può entrare in un supermercato austriaco con una carta di credito e fare acquisti, la sua credibilità come pagatore è garantita dalla sua banca. Tutto questo virtuoso meccanismo presenta però un… Dark side of the moon

Con la conversione di impegni personali in debiti scambiabili su scala internazionale, i banchieri medievali stavano creando una sorta di “moneta privata”, al di fuori del controllo delle monarchie europee. Oggi le banche sono collegate fra loro con rapporti di interdipendenza molto stretti, come abbiamo imparato nel 2008 la caduta di alcune è in grado di mettere a repentaglio l’esistenza di tutte. Stiamo ancora cercando di capire come fare: non possiamo vivere senza di loro, ma forse non vogliamo vivere lasciandole così come sono. Talvolta cerchiamo di regolarle, altre volte prevale il laissez-faire.

Torniamo allora ai cavalieri Templari e alla loro fine. Filippo IV, re di Francia (noto come Filippo il Bello), dopo un lungo contrasto con papa Bonifacio VIII, si ritrovò indebitato per ingenti somme con l’Ordine dei cavalieri templari, e per non restituirle decise la soppressione dell’ordine e il massacro di migliaia di monaci cavalieri. Nel 1307, dove oggi sorge la fermata “Temple” del metrò di Parigi, si tenne un primo eccidio di Templari su ordine del Re, dopodiché Filippo usò l’inquisitore Guglielmo Imbert per estorcere con la tortura accuse infamanti sui Templari, per poi condannare al rogo il Gran Maestro dell’ordine religioso cavalleresco, Jacques de Molay.

Papa Clemente V, il primo che aveva spostato la sede ad Avignone e che era soprannominato “il cappellano del re di Francia”, sospese l’ordine dei Templari nel 1312, lasciando che la corona francese si accaparrasse enormi ricchezze che non sono mai state restituite alle casse pontificie.

Questo è quello che la Storia insegna sull’eccesso di debito, sulla sovranità, sull’equilibrio dei poteri, sul rapporto fra fede e denaro. La parte più difficile non è distinguere i buoni dai cattivi, ma trovare almeno un buono, in questa storia.

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Pubblicato da L'Alieno Gentile

Precedentemente conosciuto con il nickname Bimbo Alieno, L'Alieno Gentile è un operatore finanziario dal 1998; ha collaborato con diverse banche italiane ed estere. Contributor OCSE nel 2012, oggi è Global Strategist per l'asset management di una banca italiana.

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