Ti fidi del governo?

interdipendenza

Sull’Economist di questa settimana si trova un interessante sondaggio effettuato dall’OCSE, dal titolo: hai fiducia nel Governo del tuo Paese? il risultato di “sì” ottenuti viene raffrontatao con i risultati di un uguale sondaggio effettuato prima della Crisi finanziaria, nel 2007. Ed i risultati sono piuttosto interessanti. In fondo alla classifica -in termini assoluti- troviamo Grecia (poca sorpresa a riguardo), Corea del Sud, Giappone e –ça va sans dire– Italia. I risultati migliori, sempre in termini assoluti, li ottengono Svizzera, Indonesia, Cina e Svezia.

Dal punto di vista relativo, invece, i Paesi che hanno perso più fiducia nel loro governo sono: Grecia, Irlanda, India, SudAfrica, Finlandia e Spagna. Quelli che invece hanno rafforzato la fiducia nei confronti del governo nazionale sono Svizzera, Indonesia e Gran Bretagna.

OECD poll government

Non mi avventurerei sui perché della sfiducia verso il governo sudcoreano, sudafricano o sulle fortune di quello Indonesiano. Mi limito ad osservare alcuni elementi:

  • Laddove la Trojka è intervenuta il consenso popolare è diminuito vistosamente (Grecia, Irlanda ed in modo meno marcato -come meno marcato è stato il commissariamento- Spagna)
  • In Italia, dove un incisivo piano di austerity è stato costruito in casa, la perdita di consenso è stata più bassa rispetto alla media OCSE o ad un governo stabile e apprezzato come quello USA (certo, il valore di partenza dava poco spazio alla discesa, qualcuno potrebbe far notare)
  • Svizzera, che balza al primo posto, e UK guadagnano visibilmente consenso, e sono i due Paesi europei più importanti tra quelli che non hanno aderito all’euro
  • Il numero di persone che dicevano “sì” all’ultimo sondaggio in Cina sono le stesse di oggi. Scappa un sorrisino malizioso.
  • Abe, in Giappone, ha molto più spazio per migliorare l’opinione del Paese verso il governo che non per peggiorarla

Appartenere ad un Paese periferico dell’area € è stato senza dubbio un elemento determinante per causare perdita di consenso popolare da parte dei Governi. Che il consenso popolare sia lo strumento giusto per valutare la bontà delle cose è argomento di cui si può dibattere a lungo, ma è innegabile che si tratti del metro di giudizio condiviso da tutte le democrazie e pertanto non vada mai ignorato (né idolatrato o demonizzato): va analizzato e compreso.

Vi invito, nei commenti, ad esprimere la vostra con la massima apertura.

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Grazie per aver votato!

Pubblicato da L'Alieno Gentile

Precedentemente conosciuto con il nickname Bimbo Alieno, L'Alieno Gentile è un operatore finanziario dal 1998; ha collaborato con diverse banche italiane ed estere. Contributor OCSE nel 2012, oggi è Global Strategist per l'asset management di una banca italiana.

15 Risposte a “Ti fidi del governo?”

  1. Io credo che molto consenso venga perso per colpa dei governi precedenti. e molto consenso venga guadagnato per merito dei precedenti, ugualmente.
    Chi ci ha portato nell’euro ha fatto una cosa giusta, secondo me. E’ stata gestita male la faccenda e non sono state create delle regole adeguate, e chi è al governo ora ne paga le conseguenze.
    Credevo che la popolarità del governo in Francia andasse male, e non pensavo che Putin in Russia stesse migliorando.
    Trovo incredibile che in UK dove il governo ha speso miliardi per salvare le banche fallite il consenso sia aumentato. Vorrei che qualcuno me lo spiegasse.

  2. eviterò i commenti scontati sulla serenità e libertà con la quale si sono espressi, ora e in passato, i cinesi. Per quanto riguarda il piano di austerity in Italia, non dimentichiamo che il messaggio che è stato fatto passare dal Governo Monti era “ce lo chiede l’Europa”, aggravato dal “sono impegni sottoscritti da altri”. Tutto vero: ma altrettanto vero che l’alternativa era il default, e nel breve termine (#TICTACTICTAC). Così la politica se ne è lavata le mani, ha delegato il lavoro sporco al Governo dei Tecnici e ha pure pianto insieme a coloro che si sono visti scippare la pensione che avrebbero percepito di lì a un anno, per dire, invece di sottoscrivere che la riforma delle pensioni era inevitabile per ragioni storiche: perché i tempi e le condizioni rispetto a 50 anni fa erano mutati e c’era l’aggravante di privilegi che non potevano più essere sostenuti. La crisi economica che ha colpito il mondo (quasi) intero ed i suoi effetti specifici sulla nostra economia ha poi giustificato tutto il resto, naturalmente in parte in modo assolutamente veritiero. Credo tuttavia che la sfiducia degli italiani nel Governo abbia altre motivazioni, e basterebbe un dato a spiegare ciò che intendo: il successo del M5S alle ultime politiche. Molti italiani se ne fregano da sempre, convinti che la politica non li riguardi, ma molti atri sono scoraggiati dal palese allontanamento dalla vita reale da parte di tanti, troppo professionisti della politica. Ormai non è più questione di destra o di sinistra, ho l’impressione che molti elettori facciano fatica ad individuare un partito nel quale si riconoscono da una parte come dall’altra. Siamo uno dei Paesi più corrotti del mondo, come si può avere fiducia nel Governo? Questo, poi, che nessuno ha votato, che nessuno avrebbe voluto e che lotta per durare più che può, invece di fare l’unica cosa che era legittimato a fare: una nuove legge elettorale, per tornare alle urne. Vogliamo aggiungere gli scandali ormai all’ordine del giorno, che quando non implicano reati implicano quantomeno inopportunità, mancanza di sensibilità, o addirittura posizioni di quiescenza e di servilismo nei confronti di imprenditori di moralità non proprio specchiata?
    Insomma, sono stata invitata ad essere aperta, credo di esserlo stata

  3. “tacchiedatteri”, parole sante! Mah!

    La corruzione è antica quanto la mela di Eva e non è sufficiente a spiegare la diffusa perdita di fiducia specie nei Governi Democratici e negli Stati di Diritto.

    Non cogliere la profondità del fenomeno impedisce di costruire una visione utile a ricercare antidoti per mali peggiori.

    L’art. 1 della Costituzione recita: “La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Ecco, il primo errore: si utilizza l’indicativo presente del verbo appartenere al posto del passato remoto. Tralasciamo questi formalismi.

    Una delle funzioni principali dello Stato e dei suoi più alti organi, Governo in primis, è la definizione, tutela e perseguimento dell’interesse nazionale (ragion di Stato) ovvero è l’insieme degli obiettivi e delle ambizioni di un paese in termini di sopravvivenza, sicurezza e difesa militare, ricerca del benessere economico e tutela culturale.

    L’esercizio della funzione necessità sempre un certo grado di dirigismo (se la parola non vi piace potete sostituirla con programmazione). La definizione degli obbiettivi è unilaterale e rigorosa nei regimi autoritari, mediata ed attenuata in quelli democratici.

    Il realismo in politica estera è la guida al raggiungimento dell’interesse nazionale. La Germania dell’ultimo decennio ne è un illuminante esempio.

    Antagonisti del dirigismo e del realismo politico sono le politiche “idealistiche” che mirano a introdurre principi morali in politica estera, oppure a promuovere soluzioni basate su istituzioni multilaterali, che minano l’indipendenza dello Stato, il liberismo economico (male inteso) e i teorici di relazioni internazionali basate sulla governance mondiale, ne completano lo schieramento.

    Se i popoli non sono più sovrani e i loro interessi nazionali non sono più tutelati, che nuova funzione svolgono i governi?

    Detto ciò, credete veramente che i popoli dell’Euro, anche se leggono solo La Gazzetta dello Sport, non incomincino a risentire degli effetti del nuovo ordine ed epidermicamente ad averne reazioni allergiche?

  4. Forse si intendeva dire: “Laddove la Trojka è dovuta intervenire il consenso popolare è diminuito vistosamente ”

    Mi pare lapalissiano, peraltro.

  5. Lapalissiano, ma anche no: Se interviene un ente esterno, che commissaria la politica nazionale, perché dovrebbe scendere il giudizio sulla politica nazionale? Non è più al volante del Paese.

      1. certo. Ma si tratta di un giudizio spesso assegnato ad un governo in carica, seduto su una montagna marrone accumulata minuziosamente da altri precedentemente seduticisi, se mi spiego

        1. Ciao Andrea ! Non sapevo leggessi l’ economist come me ( ho l’abbonamento annuale da non so quanti anni ) .. ottima scelta, ti consiglio vivamente l’abbonamento che sennò a prenderli uno ad uno a Milano lo vendono a prezzi usurai ( oltre 6 € .. alla faccia della bassa inflazione ).

          Detto questo, nel caso dell’ attuale governo greco ( che sembra , guardacaso , avere lo stesso format italiano ND – Pasok – Dimar piuttosto che PDL – PD – Sc ) non credo si possa scusare come è solito con ” è colpa dei governi precedenti ” ..
          perchè rischia veramente con questa mancanza di responsabilità di far evaperore ogni residua credibilità politica nazionale ( al tavolo con la Trojka non ce l’ha mai avuta ).

          Il fatto a dir poco imbarazzante è il seguente : Samaras continua ( forse vuole a tutti i costi replicare le brillanti politiche deflazioniste di Bruning o Laval ) a non raccontare la semplice verità aritmetica che a guardare ogni statistica che dio mette in terra ( PPP , reer , gdp deflator .. et cetera )
          1) i prezzi dei beni o servizi greci sono grottescamente sopravvalutati e fuori mercato ( basta dire che i prezzi della Turchia ,che compete dall’altra parte dell’Egeo su ogni settore greco , sono del 60% più bassi )
          2) per recuperare competitività attraverso la svalutazione interna (solo quella intra-eurozona ) al ritmo attuale ci impiega , se si impegna , oltre 20 anni
          3) Durante questi ipotetici decenni di editti alla Laval .. il mercato domestico rimane morto e sepolto, le banche rimangono in coma ,i debiti privati e pubblici esplodono in termini reali ( di sicuro ci sarà un altro giro di default ) e le orde di disoccupati non vengono assunti ( chi può se ne va altrove )

          Se fossi un greco , non solo nei sondaggi dell’Economist figurerei nel ” Non si fida ” ,
          ma con tutta probabilità non avrei nessun onere morale di rispettare le istituzioni e le sue leggi.

          Saluti , Hans.

  6. Eccome se ti spieghi. È che l’inettitudine non è solo di oggi,e si è anche accompagnata alla mancanza di lungimiranza,quando non alla malafede.

  7. il governo deve governare, delineare un orizzonte, parlare con chiarezza ai cittadini, costruire una prospettiva mentre chiede sacrifici, mettere ina atto una serie di atti simbolici che costruiscano l’idea di uno sforzo comune e condiviso, come fece Pertini e non come fa Napolitano e varare una legge elettorale che renda i cittadini almeno minimamente partecipi delle scelte.

    Atti magari inutili nella pratica contabile, ma l’animo umano non si ciba di sola materia.

    Se un governo si definisce attraverso queste pratiche, questo per ora non è un governo, ma un gruppo di amministratori, non del tutto brillanti.

  8. il governo deve governare, delineare un orizzonte, parlare con chiarezza ai cittadini, costruire una prospettiva mentre chiede sacrifici, mettere ina atto una serie di atti simbolici che costruiscano l’idea di uno sforzo comune e condiviso, come fece Pertini e non come fa Napolitano e varare una legge elettorale che renda i cittadini almeno minimamente partecipi delle scelte.

    Atti magari inutili nella pratica contabile, ma l’animo umano non si ciba di sola materia.

    Se un governo si definisce attraverso queste pratiche, questo per ora non è un governo, ma un gruppo di amministratori, non del tutto brillanti.

  9. E’ singolare come le bassi percentuali in Italia si riferiscano ad ambiti nei quali il Potere viene percepito in una posizione di particolare sovraordinazione rispetto alla cittadinanza. L’inaccessibilità dei soggetti che presiedono alle attività ivi svolte fa sì che la collettività avverta chiaramente che a essa è impedita una qualunque incidenza su una gestione ritenuta spesso iniqua e, comunque, inefficiente e inidonea a produrre il risultato di un beneficio per tutti. Peraltro, si tratta di settori nei quali i cittadini non nutrono alcuna speranza che delle loro istanze qualcuno possa tenere conto. Quindi, la sensazione che prevale dopo lo sconforto è lo sconcerto induce disistima nei riguardi di chi operi in essi.
    La percentuale di fiducia, invece, aumenta molto nei confronti della Polizia locale: ciò può dipendere dalla circostanza che con essa la cittadinanza ha un dialogo migliore, in ogni senso, rispetto ai soggetti visti in precedenza. La Polizia Locale viene ritenuta un interlocutore con cui relazionarsi, trovando ascolto o anche solo risposta alle chiamate: e non è poco per chi reputi che il Potere sia un muro di gomma, sulla base di concrete e diffuse esperienze.
    Infine, la fiducia in una qualche istituzione è la conseguenza dell’accountability di quelli che di essa fanno parte. Governo, giustizia e sanità sono ambiti viene spesso rilevata l’esistenza di profili di mancata trasparenza dell’agire dei soggetti a essi preposti, che talora si traduce nella commistione tra poteri che si collocano su piani diversi e che è bene restino tra loro sempre ben distinti.
    Quei risultati OCSE temo rendano bene l’idea di come, per certi aspetti, funziona il nostro Paese: le percentuali che indicano la percezione della gente ne sono il riflesso.

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