Tirare dritto. A zig zag

tirare dritto

Increduli e straniti. Così in molti hanno osservato lunedì il rimbalzo della Borsa e la discesa dello spread seguiti a una semplice apertura alla correzione di qualche «numerino» nella manovra. A braccia larghe e con espressione perplessa si domandano:

«Ma è mai possibile che i mercati possano muoversi in maniera così isterica dietro a una parola, a una semplice frase?».

Non solo è possibile, è anche perfettamente razionale: la procedura d’infrazione annunciata (non avviata, perché la manovra italiana ancora non è approvata né definitiva) dalla Commissione europea la scorsa settimana ha contorni e prospettive molto ben definite.

GLI EFFETTI DELLA PROCEDURA DI INFRAZIONE

Qualora il governo italiano dovesse “tirare dritto” può vedere bene quali scenari si presentano. Sono due e sono estremamente chiari, perché la procedura di infrazione per debito eccessivo è molto ben delineata nel regolamento Ue: la sanzione varia da 0,2% a 0,5% del Pil (ai valori attuali, da 3,4 miliardi di euro a più di 7), e il rientro nella normalità, ovvero l’abrogazione della procedura, scatta quando si torna su un binario definito di aggiustamento del debito.

Per la precisione la procedura viene abrogata quando si realizza un rientro strutturale annuale di un ventesimo dell’eccesso dai parametri.

Poiché il parametro di riferimento è – per il debito/Pil – il valore di 60%, mentre l’Italia è circa a 130%, il nostro eccesso dai limiti è pari alla differenza (130-60): 70% del Pil.

Rientrare di un ventesimo significa dunque recuperare il 3,5% annuo di rapporto debito/Pil, ovvero ai valori attuali, avere un surplus fiscale di oltre 59 miliardi di euro.

Attenzione al termine “strutturale”: significa che il rientro non può essere frutto di qualche intervento straordinario come una patrimoniale. Viceversa la procedura resta, e con lei la multa.

IL PAESE SAREBBE CONDANNATO ALL’AUSTERITY

Riassumendo, quindi, nel caso l’Italia volesse procedere nell’idea di fare un deficit corposo, mettendo a rischio gli impegni alla non ulteriore espansione del proprio debito, ecco che si ritroverebbe una multa di almeno 3,4 miliardi, da pagare ogni anno fino a quando non si metterà nelle condizioni non di ridurre il deficit, ma di andare in surplus, e non di uno zerovirgola

Rientrare dalla procedura significherebbe consegnare il Paese a una vera austerity, mentre non rientrare significherebbe autoinfliggersi un impoverimento costante a colpi di multe.

I BTP E I DUBBI DEGLI INVESTITORI

Il rischio insito in un Btp, e dunque il suo valore, cambia quindi in maniera sostanziale con l’applicazione della procedura, ed è perfettamente razionale che ogni indicazione del governo sulla possibilità di rivedere il proprio disegno (o viceversa di “tirare dritto”) induca gli investitori a vedere nel rendimento del Btp un’opportunità o a fuggire su altri lidi temendo un deterioramento.[sociallocker].[/sociallocker]

Perché è chiaro che il governo giallo-verde, che fa dell’austerity uno dei suoi nemici, difficilmente vorrà attuare le politiche che si renderebbero necessarie. Un passo di rientro di prospettiva ventennale per chi è abituato a piani di rientro di 76 anni per i risarcimenti di una truffa ai danni dello Stato sembra davvero poco probabile.

Resterebbe quindi una sanzione ricorrente in capo al Paese, una sorta di tassa aggiuntiva che la dialettica populista girerebbe presto nella propria propaganda come ulteriore elemento volto a dimostrare che restare in Europa non sia conveniente.

Ecco che si comprende quanto, a cascata, ci sia effettivamente dentro la possibilità di correggere questa manovra prima che sia ratificata. Una parola indicativa sulla strada che stiamo prendendo fa cambiare la percezione del valore di tutti i titoli italiani.

Come scriveva D’Annunzio ne Il Piacere,

«la parola è una cosa profonda, in cui per l’uomo d’intelletto son nascoste inesauribili ricchezze».

E di una cosa potete star sicuri: che D’annunzio non sapesse proprio cosa fosse lo spread.

articolo pubblicato su Lettera43 il 28/11/2018
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Pubblicato da L'Alieno Gentile

Precedentemente conosciuto con il nickname Bimbo Alieno, L'Alieno Gentile è un operatore finanziario dal 1998; ha collaborato con diverse banche italiane ed estere. Contributor OCSE nel 2012, oggi è Global Strategist per l'asset management di una banca italiana.

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