Donald Tusk e la fortuna

Il dibattito sulla effettiva competenza di Federica Mogherini impazza, dopo la sua nomina ad Alto Commissario Europeo per gli Affari Esteri, ma c’è un’altra nomina che mi ha aperto alcuni “cassetti della memoria”: quella di Donald Tusk a Presidente del Consiglio Europeo, successore di Herman Van Rompuy.

Donald Tusk è un politico polacco che ha iniziato la carriera in Solidarność, il sindacato anticomunista guidato da Lech Walesa che ha svolto un ruolo fondamentale nella caduta della cortina di ferro e che poi è risultato coinvolto in una strana triangolazione di finanziamenti con lo IOR di Marcinkus ed il banco Ambrosiano di Calvi.

Tralasciamo la pista che collega questi finanziamenti al mistero della morte di Emanuela Orlandi, che potete approfondire qui, e concentriamoci sull’ascesa politica di Tusk, un uomo per il quale la celebre frase di Αἰσχύλος (Eschilo) sembra stata scritta su misura:

La fortuna è un dio fra gli uomini, e più che un dio

Dopo la caduta del comunismo, nel 1991 Tusk diventa un parlamentare, ma già nel 1993 il suo partito finisce sotto la soglia di sbarramento. Donald non molla e nel 2001 torna in pista con una nuova formazione, Piattaforma Civica. Dall’opposizione sfida nelle elezioni del 2005 il candidato Lech Kaczyński, (anch’egli di estrazione Solidarność) ma viene sconfitto un’altra volta.

Ma Tusk insiste e nel 2007 riesce finalmente a cogliere il successo elettorale, viene nominato primo ministro dal suo avversario Lech Kaczyński, Presidente della Repubblica.

Le elezioni del 2011 sono una tappa fondamentale: mai nessun premier è stato riconfermato in Polonia dalla caduta del Muro. Prima di arrivare a preoccuparsi delle elezioni, però, ad aprile 2010 accade un fatto sconcertante: a causa del dissidio politico interno la visita in Russia per commemorare le vittime dell’eccidio di Katyń fu divisa in due parti: il giorno 8 aprile vi si recò Tusk con i componenti del suo partito, mentre la visita del Presidente della Repubblica Lech Kaczyński fu programmata per il giorno 10. Insieme a lui volavano -tra gli altri- la moglie, il governatore della banca centrale polacca, il capo di stato maggiore, il capo della Marina militare, il capo dell’aeronautica militare ed il candidato di opposizione, tutti fermi oppositori delle politiche di Tusk.

L’aereo non arrivò mai all’aereoporto, cadde nei boschi circostanti senza lasciare superstiti tra i 96 passeggeri. Una tragedia immane per la Polonia. Ma anche un grande mistero:

  1. Quando ad un Paese NATO (e la Polonia è entrata nella NATO nel 1999) accadono eventi di questa portata, l’indagine sullo svolgimento dei fatti viene svolta dagli organismi della NATO stessa, ma non in questo caso: Tusk assegnò -inspiegabilmente- il dossier ad una commissione d’inchiesta russa.
  2. La ricostruzione degli inquirenti russi, secondo cui il pilota era impreparato ed aveva bevuto alcol, è stata respinta dal governo polacco, che concorda solo sulla dinamica fisica dell’incidente: l’impatto con un albero ha causato la perdita dell’ala sinistra, facendo avvitare e schiantare l’aereo
  3. Remigiusz Mus, un ingegnere aereo, che si trovava nella cabina di pilotaggio di uno Yak-40 decollato da Smolensk poco prima del tragico incidente, grazie alla radio di bordo aveva potuto sentire lo scambio di comunicazioni tra la torre di controllo dell’aeroporto russo e l’equipaggio del Tupolev polacco.Nella sua testimonianza Remigiusz Mus smentiva la commissione d’inchiesta russa: i controllori di volo russi diedero coordinate errate all’aereo presidenziale polacco. Purtroppo non è possibile chiedere ulteriori dettagli a Mus: si è impiccato nello scantinato di casa sua…
  4. Sul relitto dell’aereo vengono rinvenute tracce di materiale esplosivo, secondo l’inchiesta di un giornale polacco: “tracce di Tnt e di nitroglicerina su trenta sedili, come anche nel punto di congiunzione tra la carlinga dell’aereo e l’ala”. La spiegazione offerta è che la zona circostante l’aeroporto di Smolensk è stata teatro, nella seconda guerra mondiale, di numerosi scontri: il relitto avrebbe “raccolto” il materiale dal terreno, insomma.
  5. Secondo Wieslaw Binienda’s,  professore di ingegneria presso l’università americana di Akron, l’impatto tra un Tupolev ed un albero provoca la caduta dell’albero, non dell’aereo: “It’s absolutely impossible that the wing sheared and then it crashed the way [government investigators] described”.
  6. Il presidente dell’associazione ex-funzionari della CIA (di cui era un analista), S. Eugene Poteat, ha scritto che non può essere esclusa la volontà politica, viste le circostanze in cui si è svolto il disastro aereo.

Siamo sempre molto scettici di fronte alle tesi complottiste, ma bisogna riconoscere che la vicenda di Smolensk presenta una serie inquietante di coincidenze e, soprattutto, di dubbi irrisolti.

Il fatto che la Polonia ipotizzi che sia stata creata nebbia artificiale dai Russi non aiuta a risolvere, ma a complicare la lunga matassa.

Qualcosa non quadra, certo la compresenza di ipotesi di sabotaggio da parte della torre di controllo e di possibili esplosioni a bordo contrastano l’una con l’altra.

La Polonia, sotto la guida di Tusk, ha attraversato anni molto buoni, è il solo paese europeo a non essere piombato in recessione durante questa grande Crisi, e per molti versi è divenuto un modello. Vogliamo credere che Donald Tusk sia una valida guida per il Consiglio Europeo dopo esserlo stato per il suo Paese, ma per farlo ci serve qualche chiarimento in più su una vicenda che, ad oggi, ricorda più un romanzo di Ian Fleming che un drammatico incidente.

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Pubblicato da L'Alieno Gentile

Precedentemente conosciuto con il nickname Bimbo Alieno, L'Alieno Gentile è un operatore finanziario dal 1998; ha collaborato con diverse banche italiane ed estere. Contributor OCSE nel 2012, oggi è Global Strategist per l'asset management di una banca italiana.

2 Risposte a “Donald Tusk e la fortuna”

  1. Appero’ come si fa in fretta a dimenticare. Sono talmente tante le notizie che ci piombano addosso tutti i giorni che l assuefazione è dietro l’angolo. Bravo Andrea hai fatto bene a ricordare. Ma a volte certe domande sono scomode e il silenzio le rimette sotto la sabbia

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