Viaggi intergalattici: tutto a posto!

Il che ci porta infine al momento della verità in cui la vostra fondamentale imperfezione finalmente si manifesta e l’anomalia può rivelarsi nella sua doppia veste di inizio e di conclusione; ci sono due porte: la porta alla tua destra conduce alla Sorgente e alla salvezza di Zion, quella alla tua sinistra riconduce a Matrix, a lei e alla tragica fine della tua specie. Come tu hai ben riassunto: il problema è la scelta. Ma noi sappiamo già quello che farai, non è vero? Già intravedo la reazione a catena: precursori chimici che segnalano l’insorgenza di un’emozione disegnata appositamente per soffocare logica e ragione, un’emozione che già ti acceca e ti nasconde la semplice ed ovvia verità: lei è condannata, sta per morire e non c’è niente che tu possa fare per impedirlo. La speranza, la quintessenziale illusione umana e al tempo stesso la fonte della vostra massima forza e della vostra massima debolezza.

Matrix reloaded

Oggi sperimentiamo una nuova modalità di contatto: sintetizzate per via endovenosa il nuovo codice numerico 786063289239983342285 e collegatevi direttamente al cervello del maggiore Thomas “Tom” Hodgkinson. Un nuovo viaggio intergalattico è disponibile sul vostro lobo frontale sinistro con ramificazioni in quello destro. Chiudete gli occhi e avviate la connessione chimica e non più elettrica.

Dicevano “tutto a posto” appena siamo sbarcati e non erano cavalli come sembrava perché si vedeva bene: avevano paura. C’erano le lucine colorate in tutte le vie del centro nelle loro città e impazzavano sorrisi di tortellini dolci ripieni di marmellata, gioielli e pensierini vari di plastica per chi non aveva sostanza nel portafoglio e il conto intergalattico mezzo vuoto. Tutte le cose dicevano “tutto a posto”, loro erano del resto liberi di apparire nelle telecamere di controllo e felici di odiare il prossimo, fare commenti razzisti, sparare per strada ai bambini rom, ingoiare rabbia e perder la voglia di mettere al mondo nuovi esseri umani. I supermercati traboccavano quarti di bue scannati di fresco e pesci morti nel ghiaccio, vasetti di crema alle nocciole e bottiglie di vino rosso, limoni, insalata, melanzane, sottaceti, forme di pecorino, ma avevano paura….Si seminavano occhi di cartapesta e baci abbracci da fumarsi poi appena cambiata la dimensione psichica. Dicevano tutto a posto perché le scuole erano aperte e le banche avevano ancora tanti pezzetti di carta colorata e scatole di fagioli. Dicevano tutto a posto i denti bianchi delle commesse ed i portali di ecommerce, le ambulanze che raccoglievano i feriti e gli ospedali di medicine sempre forniti, ma avevano paura. Poi arrivò il grande distruttore.

Il grande distruttore era nel loro sangue da tempo, ma sembrava cosa trascurabile, gazzose e pagnotte, carne di uomini e donne unti e perfettamente depilati ce n’era, pasta asciutta ce n’era e ogni rogna sembrava lontana o faccenda da untori o menagrami. “Stiamo proprio bene” dicevano beati. Mangiavano dolci sintetici, consumavano droghe, compravano cibi inutili lasciandoli marcire in frigorifero e bevevano bevande zuccherate fulminandosi il cervello. Pensavano che la pace fosse inossidabile come l’acciaio, che i diritti fossero inamovibili ed eterni, le tigri belle e mansuete, l’odio un male trascurabile, il sangue sparso inutilmente lavabile con un opportuno detersivo. Quando il grande distruttore occupò metà del cielo era ormai tardi per estirparlo. Il male grondava e la porca colla acida iniziò a piovere notte e giorno dal cielo. Erano vissuti in una proiezione, uno specchio idiota: pensavano di ammirare la belva rinchiusa in una gabbia, ma in gabbia c’erano loro. Fu allora che le nuvole presero fuoco e tutto quello che era comodo e scontato sparì. Si spensero le lucine e calò l’orrore mentre la colla acida divorava ogni cosa.

Allora fu tutto chiaro: l’odio aveva messo le radici, il sangue aveva nutrito l’albero buio e i lupi e le carcasse dei lupi erano ovunque. Le bocche chiuse dormivano all’obitorio per aver detto male del grande distruttore, i supermercati erano vuoti, le lucine fulminate. Occhi allucinati dicevano “Questo non è il posto, non è possibile, questo è solo un sogno….”, ma l’albero aveva messo radici e i cavalli pendevano sventrati dai suoi rami con le case e le automobili, i tappeti e i gatti appesi morti per la coda. Il cielo era color metallo e le navicelle della Pulizia eseguivano le condanne a morte per strada. Senza processo. Intere famiglie vennero deportate nel grande cratere ghiacciato e poi non se ne seppe più niente. Il nulla ingoiò ogni cosa e agli uccelli crebbero denti aguzzi come lame che sporgevano dal becco: volavano qua e là a divorar carogne.
I prigionieri li misero in catene lasciandoli appesi ai lampioni. Le ambulanze non passavano più e la propaganda diceva che il nemico li avrebbe assaliti di lì a pochi giorni ed era meglio anticiparlo facendo la prima mossa.

Ogni giorno era la fotocopia del precedente e ad una certa ora scattava il coprifuoco di merda e nessuno vedeva più nessun altro; dalla terra sbucavano grossi scarafaggi e al mattino trovavano formiche nelle orecchie e dentro al letto. Le banche erano solo vetrine rotte e si scambiavano pezzi di pane o carne di cattiva qualità per favori sessuali od omicidi su commissione. L’aria puzzava e il fumo di qualche edificio in fiamme tagliava sempre in due l’orizzonte. A quel punto molti ricordarono quell’anziana donna piangere in televisione, ma era tardi, l’albero aveva messo le radici e c’era spazio solo per la legittima difesa barricati tra quattro mura.

Il grande distruttore aveva immerso in un enorme lago d’acqua nera le menti degli abitanti di quel pianeta. La paura era entrata nei loro orifizi e si era infilata nelle vene avvelenando loro il sangue e proprio la paura aveva generato odio, rabbia e follia, non verso determinate persone, ma verso categorie, mettendo gli uni contro gli altri per il solo fatto di mostrarsi in un certo modo, avere una certa pelle, cultura o semplicemente per il fatto di parlare un’altra lingua e vivere in una determinata nazione. Ci si ammazzava per paura di essere ammazzati o per idiota crudeltà.
Si era sparso tanto sangue inutilmente dentro al lago nero. Alcuni corpi però riuscirono ad uscire dalla matrice.

Il grande distruttore aveva finalmente degli avversari.

 

Right where it belongs

See the animal in his cage that you built
Are you sure what side you’re on?
Better not look him too closely in the eye
Are you sure what side of the glass you are on?
See the safety of the life you have built
Everything where it belongs
Feel the hollowness inside of your heart
And it’s all right where it belongs
What if everything around you
Isn’t quite as it seems?
What if all the world you think you know
Is an elaborate dream?
And if you look at your reflection
Is it all you want it to be?
What if you could look right through the cracks
Would you find yourself find yourself afraid to see?
What if all the world’s inside of your head?
Just creations of your own
Your devils and your gods all the living and the dead
And you really oughta know
You can…

Trent Reznor

 

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Pubblicato da Mr Pian Piano

king for a day, fool for a lifetime

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