Vince Tsipras: l’Europa rabbrividisce?

Le elezioni, anzi lasciatemi dire le “eletsioni” greche di questo fine settimana erano l’evento più atteso di questa prima parte dell’anno, se non altro per i litri di inchiostro che sono stati consumati per spiegare tutte le ipotesi del “se vince Tsipras“.

Ebbene Alexis Tsipras ha vinto, gli elettori greci hanno espresso la loro preferenza per il partito Syriza a cui basta un piccolo supporto di un paio di voti in parlamento per governare.

Si è detto e scritto molto di questa voglia greca di restaurare l’ancien régime, quello in cui si va in pensione dopo 25 anni di lavoro, si pagano poche tasse e lo Stato provvede a fornire l’elettricità e la Sanità gratuitamente. Se pensate che tutto questo sarebbe il frutto promesso da una proposta che prevede l’uscita dall’euro state sbagliando. Le parole di Tsipras sono chiare:

“La Grecia non lascerà l’euro. Quel rischio è finito nel 2012. Uscire dall’Euro non è la soluzione, la soluzione è cambiare l’Europa”

Il motivo per cui alla Grecia non conviene uscire dall’euro è stato approfonditamente illustrato in un altro articolo di questo sito, vediamo quindi come Syriza potrà cambiare l’Europa, e come nel frattempo si propone di cambiare la Grecia. Il suo programma prevede profondi incrementi di spesa abbinati a generosi tagli fiscali, una miscela che dovrebbe rilanciare l’economia e generare 300mila posti di lavoro tra pubblico e privato.

Tutto questo si fonderebbe sul presupposto di un taglio del debito verso chi le ha erogato gli aiuti che è palesemente irrealizzabile: la BCE non può in alcun caso trasmettere la sensazione di essere ricattabile da un paese membro e pertanto non ha alcuna scelta a riguardo.

Questo rappresenta il miglior alibi possibile per il futuro governo Tsipras nel fare ciò che ogni governo del mondo fa: realizzare solo una parte del proprio programma elettorale, ché si sa la politica è l’arte del compromesso. Per coprire ciò che non può ottenere l’unica opzione sarebbe un’imposta patrimoniale, un controsenso che dubito molto Tsipras voglia introdurre.

E’ il compromesso, semmai, ciò che uscirà come vero vincitore da tutta questa vicenda, come abbiamo ipotizzato già qualche settimana fa: le richieste di Tsipras hanno una larga base di consenso perché si fondano su problemi concreti, reali, che toccano la quotidianità delle persone. E questo non può essere accantonato come elemento secondario.

Prendiamo un ragazzino che si mette il pigiama al rovescio. “Perché?“, viene da chiedergli; “Perché mamma vuole che al mattino, quando lo levo, poi lo rimetta in ordine sul cuscino. Mettendolo a rovescio, quando lo sfilo lo trovo dritto e così mamma è contenta“. Viene così assecondata la richiesta in una modalità che la rende distorta, inefficace, illogica.

Il rigore fine a se stesso è inutile, se non controproducente. L’applicazione del rigore sul bilancio greco nasce con il virtuoso scopo di impedire il perpetuarsi di situazioni incresciose, di spesa scellerata di denaro pubblico e di fondi europei, per riportare il paese sui binari di una crescita economica sana. Quello che è accaduto è che il rigore si è innamorato di se stesso ed è lui ciò che viene perpetuato, con effetti non meno dannosi: smontare vecchi e radicati vizi su cui ormai –ahimé– si poggiava una consuetudine economica comporta la rimozione di un impianto, che significa calo economico, disoccupazione. Accanirsi su questo scenario con imperturbabile rigidità snatura lo scopo iniziale di risanamento.

Il compromesso a cui le istituzioni europee ed internazionali giungeranno con la Grecia di Tsipras sarà a base di tempo e di costi, avrà requisiti di accettabilità per entrambe le parti e di oggettiva ragionevolezza; sarà il modo in cui Syriza avrà fatto la sua parte per cambiare l’Europa. Un’Europa che a passi molto lenti e tra molti accidenti va verso una coesione (Draghi ha da poco formalizzato una storica forma di coesione al 20%…).

In questa prima giornata post elettorale è stato molto positivo vedere i mercati reagire in maniera composta alla novità che era stata dipinta come uno spauracchio: non c’è da aver paura delle consultazioni democratiche, le Borse hanno proseguito nel loro cammino, gli spread sono rimasti al loro posto, l’euro ha perfino recuperato un po’ di strada contro il dollaro: dopo le eletsioni appare ancora più chiaro, almeno ai mercati, che la Grecia non è una minaccia, ma un’opportunità. Per tutta l’Europa.

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Pubblicato da L'Alieno Gentile

Precedentemente conosciuto con il nickname Bimbo Alieno, L'Alieno Gentile è un operatore finanziario dal 1998; ha collaborato con diverse banche italiane ed estere. Contributor OCSE nel 2012, oggi è Global Strategist per l'asset management di una banca italiana.

5 Risposte a “Vince Tsipras: l’Europa rabbrividisce?”

  1. Bravo Andrea ottima analisi.
    Ma dalle parti di via del Nazareno i gradi innovatori e cambiatori di verso non trovano posto per un analista capace e d indipendente come te?
    Ah, no, là vanno per la maggiore ex piduisti e neo arrampicatori sociali (caso banca etruria docet)..
    Vabbé ci rifaremo una carriera su alpha-centauri, forse lassu gli alieni son più apprezzati..

  2. Andrea, leggerti è come respirare una boccata di ossigeno puro in un mondo di detrattori e di sostenitori. Finalmente mi sembra di cogliere un’analisi attenta e ragionevole… Nell’irrazionalità degli italiani la tua voce è chiarissima…
    Nessuna posizione partitica ma lucida analisi politico-economica. Anche io credo che alla fine il tam tam dei media ha gonfiato solo un pallone che ai dati di fatto si affloscerà al sole…
    Grazie!!!

  3. Confortato dall’autorevole parere dell’articolista, esprimo anch’io l’opinione che non cambierà niente (l’ho sostenuto anche in un precedente commento, anteriore alle elezioni greche). Come si dice? Si cambia tutto perché tutto resti come prima.

    Syriza è solo una specie di foglia di fico messa lì dalla nomenclatura eurista. Non succederà niente. La sponsorizzazione che qualche giorno fa ne ha fatto il buon Mark Carney (Governatore della BoE), costituisce al riguardo un indizio di assoluto valore.

    La Borsa di Atene ha dato prova che la vittoria di Syriza era largamente scontata, per qualche verso desiderata. Dico “scontata” perché, se non lo fosse stata, la reazione sarebbe stata decisamente diversa.

    Il mondo della finanza ha ben compreso che i sedicenti rivoluzionari anti-euro non cambieranno proprio niente di sostanziale perché, al di là delle “grida” lanciate in campagna elettorale, più che altro per accaparrarsi qualche voto in più, i giochi a Bruxelles erano già stati fatti.

    Una specie di fiction, concordata fra “rivoluzionari” greci e nomenclatura eurista, per far confluire i consensi della gente ridotta alla disperazione dalle politiche della Troika su un nuovo soggetto politico (Syriza) che, a differenza degli atri partiti, potesse essere in grado di anestetizzare la protesta, perché questa non potesse più esplodere nelle piazze di Atene (dopo Syriza non resterebbe che l’Eurogendfor).

    Gli uomini del furbissimo Alexis Tsipras sono mesi che fanno il giro delle cancellerie europee per rassicurarle. Un conto sono le promesse fatte in campagna elettorale, un altro governare il paese.

    In questo modo Syriza ha ottenuto benefici da entrambi i lati: da una parte un notevole consenso popolare (conseguenza dei proclami), dall’altra la benevola accettazione dell’oligarchia eurista (conseguenza delle rassicurazioni fornite ai paesi nord-europei).

    Da qualsiasi parte la giriamo, sono pronto a scommettere che la Grecia di Tsipras mai chiederà di uscire dall’euro e, si rassegnino i fans di questo pupazzo della Troika, mai chiederà in termini ultimativi (né mai lo otterrebbe) la ristrutturazione del debito. Un osso magari glie lo butteranno, ma proprio piccolo. Niente di più.

    Resterà ai posteri l’illusione, durata 24 ore, che ad aver vinto siano state le ragioni di un popolo ridotto alla disperazione.

    Ad ogni occasione Syriza ha affermato che avrebbe continuato a rispettare gli obiettivi fiscali indicati dai trattati europei, e che si sarebbe limitata a rivedere gli accordi firmati dal precedente governo con i creditori esteri.

    Ma gli spazi di manovra sembrerebbero comunque molto limitati, perché il debito estero è stato riconvertito sotto la legislazione inglese, e dovrà essere restituito in euro (o in sterline, credo, nel caso la moneta unica cessi di esistere).

    Il respiro di sollievo di Andrea Boda, quindi, sembra francamente eccessivo. La situazione è sempre stata gestita dalle forze euriste che così tanto gli piacciono.

    La culla della civiltà e della democrazia, purtroppo, verrà irrimediabilmente distrutta dalla Troika. In ossequio a quell’irreversibilità dell’euro così arrogantemente proclamata da Draghi, e così tenacemente perseguita dagli eurofili di tutt’Europa.

  4. Prendo “spunto” dal tweet inviato oggi [Sabato, 31 gennaio 2015 – ore 12:51]

    da [un “certo”] Yannis Koutsomitis:

    “#Greece FinMin Varoufakis appoints Lazard as public debt & fiscal issues consultant ~statement”

    https://twitter.com/YanniKouts/status/561507109939212288

    per far notare – e quindi portare a conoscenza, per chi vivesse accecato ancora sotto la “grotta dei pastori”: ossia, Twitter; diventato sempre più un ovile di pecore e di gira pollici! – che la media dei giornalisti economico e finanziari (in particolare), opinion-makers, sedicenti esperti (i.e., i cd. tuttologhi – che del nulla sanno, basta che alitino o scrivano, per alimintare markette ed ego personali!) proprio nell’affaire Grecia (finanze, titoli di stato pubblici, ristrutturazione del debito) dimostrano e fanno risaltare tutta la Loro proverbiale e conclamata ignoranza.

    IGNORANZA!
    IGNORANZA!
    IGNORANZA!

    LA MEDIA di Costoro SONO IGNORANTI.

    IGNORANTI.
    IGNORANTI.
    IGNORANTI.

    AL CUBO!

    E “PATENTATI”, anche. Purtroppo.

    Ebbene, venendo al punto “focale” del Mio spunto – da cui sono partito -, Lazard è stato/era un consulente da lungo termine (“corso”) per la/della Grecia.

    DA LUNGO CORSO.

    A. Sakoui, K. Hope (Financial Times, com, the), “Lazard to advise Greece on finances” – MAY 4, 2010

    http://www.ft.com/intl/cms/s/0/38fe9e6c-57ad-11df-855b-00144feab49a.html#axzz3QP60MitO

    Mi fermo a questo piccolo “dettaglio”, che può apparire insignificante – in specie, per chi non è avvezzo a determinate dinamiche o conoscenze – solo; ma potrei continuare per ore (o giorni).

    Consiglio spassionato: evitaTe di prendere per buono il 90% di ciò che viene scritto o detto sulla Grecia – in questi giorni.

    Volano palle e solo delle grandissime palle. Scritte e raccontate da quella media d’IGNORANTI.

    Surfer

  5. Alexis Tsipras è persona intelligente, tosta e di sinistra, molto più di Renzi. Per attuare il programma di Salonicco gli servono 10 mld. Se non riuscirà ad ottenerli tutti azzerando gli interessi passivi, troverà cosa buona e giusta, per la parte mancante, varare un’imposta patrimoniale sui ricchi . A bassa propensione al consumo. E’ la decisione più logica e congrua – e la cartina di tornasole – per una persona intelligente, tosta e di sinistra. Perciò Renzi non lo ha fatto e non lo farà.

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