Vincitori e vinti

Oscar 2014 foto

Il cuore degli italiani si riempie di orgoglio dopo la vittoria de “La Grande Bellezza” agli Academy Awards, volgarmente noti come Oscar.
Il film parla della grande (ed infruttuosa?) bellezza del nostro Paese, che come la “livella” di Totò, fa “marxismo applicato” che non permette a nessuno di avere ruoli da protagonista che non siano fugaci, estemporanei, e che al tempo stesso lascia tutto immutato ed immutabile, in una sopravvivenza festosa ma mai realmente gioiosa, finalizzata a riempire le nottate -se non di senso- almeno della grande bellezza che ci circonda.
Una grande bellezza che è anche una ricchezza patrimoniale di cui i personaggi del film sono portatori

“E tu che lavoro fai?”

“io sono ricca”

“Ah… bellissimo lavoro”

una ricchezza patrimoniale che porta decadenza, immoralità, un perenne vuoto che divora tutto, sentimenti inclusi. Nemmeno al funerale di un giovane suicida si può smettere di recitare il ruolo che l’essere mondano deve ritagliarsi per restare nell’occhio di bue. Una bambina piangente mostra la disperazione che si fa arte, per intrattenere ammuffiti ed insensibili anziani che vivono di mondanità da decenni, sequestrando la scena a coloro che vengono dopo, a meno che si uniformino, assoggettati al fascino del nulla addobbato con grandi dosi di buon gusto. Perché ciò che ha fascino, il protagonista ce lo spiega subito, è  “L’odore delle case dei vecchi”.
Questa descrizione della ricchezza italiana è piaciuta molto oltreoceano, dove forse lo stereotipo di un’Italia viziosa e decadente, pur creativa, geniale, talentuosa ha domicilio facile.

Ma se fosse solo una questione di lontananza dall’etica e di adesione agli stereotipi sarebbe difficile spiegare l’assenza di premi per un’altra pellicola: The Wolf of Wall Street

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Non troppo diversamente da La Grande Bellezza, infatti, il film con Leonardo Di Caprio e diretto da Martin Scorsese (con Fellini, Maradona ed i Talking Heads uno dei totem citati dallo stesso Sorrentino nell’atto di ricevere il premio) racconta dell’immoralità della ricchezza, della spregiudicatezza dell’individualismo, spinto al disprezzo e alla mercificazione degli altri individui, ed in ultimo di se stessi.

Tutto tirato all’eccesso: soldi, droga, linguaggio, alcool, donne, in una Wall Street grassa e sfavillante, che corrompe l’animo oltre ogni possibilità di resistenza.

Nessuna etica e stereotipi all’eccesso, il tutto alimentato da una ricchezza che rende immorali. Ma si tratta di una ricchezza di reddito, non di patrimonio. Una ricchezza vitale, che richiede continuamente il suo tributo di impegno.

Nel mondo spietato di Wall Street descritto da Scorsese il protagonista può godere dei suoi eccessi solo continuando a pagare il proprio tributo quotidiano alla Bestia, perché il reddito che ti fa sentire onnipotente, che ti fa sentire in diritto di calpestare gli altri, può scomparire e farti piombare rapidamente nel gruppo dei calpestati, in un rimescolamento sociale spietato, ma diversissimo dall’immutabile scenario di bambagia che circonda il Jep Gambardella di Servillo e gli altri personaggi del film di Sorrentino.

Un modo diverso di essere ricchi, vuoti e disperati. Alla ricerca di un perché, di un senso della vita e dell’impegno che non si riesce a comprare, ma anzi porta a dileggiare chi ci prova, ad avere impegno o a rispettare le regole. Il Lupo di Di Caprio deve alzare l’asticella ogni giorno per proteggere i soprusi che desidera continuare a commettere, Jep Gambardella traccheggia da quasi quarant’anni in attesa della “molla” che gli faccia applicare il suo straordinario talento e gli faccia scrivere un secondo libro.

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Due storie in un certo senso simili, ma profondamente diverse. Gambardella ce la mette tutta ogni giorno per continuare a non fare realmente nulla. Il Lupo di Wall Street deve mettercela tutta ogni giorno per coprire con nuove e più grandi malefatte le immorali azioni commesse il giorno prima, ma entrambi potrebbero pronunciare la frase:

“Le vedi queste persone? Questa fauna? Questa è la mia vita. E non è niente.”

Dei due, solo chi l’ha saputa pronunciare davvero ha anche ritirato l’ambita statuetta.

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Pubblicato da L'Alieno Gentile

Precedentemente conosciuto con il nickname Bimbo Alieno, L'Alieno Gentile è un operatore finanziario dal 1998; ha collaborato con diverse banche italiane ed estere. Contributor OCSE nel 2012, oggi è Global Strategist per l'asset management di una banca italiana.

3 Risposte a “Vincitori e vinti”

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