Vote for May and go away

vote May

È uscito l’attesissimo Inflation Report di maggio della Bank of England (BoE), non tanto per le attese di politica monetaria (tassi e acquisti di titoli sono rimasti invariati come da unanime consenso degli analisti), bensì per le previsioni su crescita, inflazione e cambi.

Infatti, da febbraio la sterlina si è rafforzata su dollaro e su euro (benché su quest’ultimo in misura inferiore), specialmente dopo l’annuncio della premier May di voler anticipare di 3 anni le elezioni politiche, pur rimanendo del 16% sotto i massimi di novembre 2015. Questo movimento rialzista ha alimentato l’opinione che un governo più forte significasse una hard Brexit più efficace e quindi supportasse una sterlina rivalutata.

In tale solco di pensieri e calcoli, un posto di assoluto rilievo deve comunque giocarlo il report della BoE specialmente perché quest’ultimo di maggio 2017 avrebbe coperto, come arco temporale previsivo, tutto il 2019, data entro la quale si concluderà, in un modo o nell’altro, il processo della Brexit (precisamente a marzo 2019), e si dovrà fare i conti con un mondo definitivamente diverso, sia nelle relazioni politiche, diplomatiche e economiche fra Ue e UK.

L’inflation report ribadisce il marcato rallentamento della domanda aggregata nel primo trimestre 2017, confermando che le attese sono che il suo tasso di crescita rimanga sugli attuali livelli inferiori. Il PIL 2017 è pertanto destinato a essere inferiore rispetto alle già ottime previsioni di novembre 2016 (+2,0%), ma non di molto, e questo – lo riconosciamo onestamente – prova la forte resilienza della economia britannica e la sua vivacità.

La componente dei consumi è quella che più ha sofferto, colpa il peso della svalutazione della sterlina riflessasi sui prezzi interni e una dinamica ancora modesta dei salari. Bene invece sono andate export e (sorpresa sorpresa) gli investimenti.
Qui però cominciano ad arrivare i dati meno piacevoli: l’inflazione è prevista ancora in crescita fino ad un quasi 3% entro fine anno, piegando verso il 2% solo alla fine del 2019..

A questo punto urge una sana dose di buon senso.
Poiché nel periodo di previsioni è compreso il processo a Bruxelles della Brexit, che certo facile non sarà, né vi sono sentori che possa esserlo, e nello stesso intervallo temporale il consenso degli uomini di Threadneedle Street è che i salari cresceranno adeguandosi al costo della vita, allora ci deve essere qualcosa che compensa assolutamente queste due spinte inflazionistiche.

A onor del merito la BoE è piuttosto onesta intellettualmente e lo fa capire: tali previsioni si fondono sull’assunzione che nel medio termine il movimento rialzista della sterlina prosegua, diminuendo le pressioni provenienti dai prezzi importati.
A sua volta questa ipotesi riposa su un’assunzione ancora più a monte: che il processo di hard Brexit prosegua senza intoppi e ritardi, si concluda efficamente nell’arco normativo dei due anni e che al suo termine l’assetto delle nuove relazioni commerciali con la UE sia chiaro e il passaggio di regime sia fluido e senza discontinuità.
Non può essere altrimenti.

Qualcuno potrebbe obiettare che tanta sicurezza paia sconfinare nella fede cieca nel governo britannico e concluderne che la politica abbia preso il sopravvento sulla fredda ma onesta analisi dei numeri che si attende da una istituzione indipendente e importante come una banca centrale.
Eppure vi sono fondate ragioni di credere che l’analisi faccia assunzioni ammissibili, con un pò di fortuna addirittura probabili.

May ha giustificato la chiamata anticipata alle urne motivandola con il solito refrain che un governo più forte garantirebbe una Brexit migliore.
A mio giudizio non esiste necessaria causazione fra i concetti di ‘governo più forte internamente’ e di ‘governo più forte esternamenre’, nel caso nostro nei rapporti con la Commissione.
May vuole sfruttare l’impressionante vamtaggio che i sondaggi attribuiscono ai conservatori rispetto ai laburisti (20 punti…bravo Corbyn…) e ci riuscirà sicuro. Ma che questo possa cambiare l’approccio della UE ai negoziati mi sembra surreale.[sociallocker].[/sociallocker]

Anzi, l’atteggiamento della Commissione mi sembra ogni giorno sempre più ostile e anche i temi da negoziare sono già chiari: prima di tutto i diritti dei cittadini UE e inglesi, poi il tema (assolutamente al calor bianco) dei contributi inglesi da versare al bilancio europeo (e si noti che May non ha mai negato che l’impegno esista e vada onorato, bensì dibatte sui numeri e le tempistiche per versarli, ma comunque sono miliardi…e tanti!).
Solo una volta conclusi questi due temi verrà il resto. E saremo comunque ancora in alto mare, tutto ancora da cominciare.
Mi sfugge per quale motivo un governo con una maggioranza più ampia a Westminster debba per forza avere più ascolto a Bruxelles.

Tuttavia un beneficio esiste e non è da poco: un parlamento a stretta maggioranza Tories sarebbe più allineato al Governo May e più duttile a votare favorevolmente per l’accordo raggiunto. Si eviterebbe perciò lo scenario peggiore: quello di chiudere i due anni di negoziati con un accordo rigettato però dal parlamento inglese, e chiudere con un nulla di fatto e partire il giorno dopo nel caos e nella incertezza totale.

Questa riflessione, da sé, basterebbe a spiegare il rialzo della sterlina, supportato naturalmente da dati macro comunque buoni.
Ecco perchè alla BoE sono ottimisti e nutrono speranze: l’atteggiamento di May sembra vincente e è riuscita a trasmettere sicurezza e fermezza nel raggiungere l’obiettivo. Lo dicevo l’anno scorso commentando la prima analisi della Banca di Inghilterra sugli effetti della Brexit:: le previsioni pessimistiche di allora erano basate pesantemente sulle attese che un governo di remainers non riuscisse a negoziare efficacemente la Brexit, prestando il fianco all’obiezione facile che un governo di più cazzuti leavers vi sarebbe invece riuscito.
Scusate, ora mi godo questo momento…….eccomi qua nuovamente.

Tutto si tiene: May internamente più forte e voci discordanti zittite dalla loro stessa insipienza (leggasi Labor e il loro avvinazzato leader Corbyn); negoziazioni a Bruxelles ormai inetramente in mano al governo con l’appoggio maggioritario del parlamento; grande fiducia nelle capacità e nella determinazione della premier May e della sua squadra di raggiungere un accordo.

La storia si prenderà l’onere di dimostrare se così tante speranze sono ben riposte.

Auguri.

/ 5
Grazie per aver votato!

Pubblicato da Beneath Surface

Alla soglia degli anta decide di tornare alla sua passione giovanile: la macroeconomia. Quadro direttivo bancario, fu nottambulo ballerino di tango salòn, salsa cubana e rueda. Oggi condivide felicemente la vita reale con le sue due stupende donne.

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