Il commercio globale, l’arto fantasma dell’economia

arto fantasma

La sindrome dell’arto fantasma è una sensazione anomala che colpisce le persone che hanno subito un’amputazione.

Si avverte la persistenza dell’arto mancante attraverso una sorta di formicolio, il cervello ragiona come se l’arto fosse ancora al suo posto, riesce persino a percepire sensazioni o dolore provenienti dall’arto che non c’è più.

Una sorta di sindrome dell’arto fantasma sta colpendo i mercati finanziari,
rassicurati dalla virata delle banche centrali, certo;
fisiologicamente in rimbalzo dopo un 2018 negativo, certo;
ma indubbiamente si comportano come se un formicolio segnalasse l’esistenza di un trade dealtra Washington e Pechino che, invece, non c’è.

I COLLOQUI TRA USA E CINA NON SONO CONCLUSI

La guerra commerciale tra Cina e Usa, uno degli argomenti che ha generato più preoccupazioni agli investitori nel difficile anno 2018, è stata messa in “pausa” a dicembre; i dazi sono una sorta di minaccia che pende, sono appesi all’esito di colloqui che – stando ai rumors che filtrano – procedono bene. Fatto sta che “procedono bene” da febbraio ma restano sempre non conclusi.

Qualche dubbio è lecito farselo venire.

La sindrome dell’arto fantasma, talora, fa percepire addirittura dei movimenti come se l’arto amputato fosse ancora presente. È una sensazione, in realtà, assolutamente normale, non è sintomo di alcun problema psichico, fa parte dei meccanismi che regolano l’ordinario funzionamento del cervello.

Per questo, anche se Mario Draghi ha ribadito che

«l’indebolimento della crescita economica, causato dalle turbolenze geopolitiche e dal protezionismo, prosegue e potrebbe durare ancora per tutto l’anno»

i mercati si comportano come se i mercati aperti facessero ancora parte del corpo economico.

IL DIVARIO TRA MERCATI AZIONARI ED ECONOMIA REALE SI ALLARGA

L’effetto fa così andare ben oltre l’evidenza empirica: le previsioni sulla crescita degli utili delle aziende americane si sono dimezzate negli ultimi 12 mesi, ma i mercati azionari sono rimasti sostenuti dall’arto fantasma, sotto forma di speranze di un accordo commerciale tra Washington e Pechino.

Così il divario tra la forza dei mercati azionari globali e la lentezza dell’economia reale continua ad allargarsi.

E non è una questione di percezioni, di formicolio, ma un dato di realtà: il ritmo globale della crescita è in rallentamento, anche il Fmi ha tagliato le sue previsioni per la crescita mondiale e avvisato che una brusca flessione potrebbe richiedere ai leader mondiali di coordinare nuove, ulteriori misure di stimolo.

Diventa lecito pensare che i mercati intendano festeggiare l’arrivo di questi nuovi stimoli, valutando lo sfarinamento del contesto economico come un aumento di probabilità che quegli stimoli arrivino.

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, nel frattempo, alza il livello dello scontro e minaccia di imporre tariffe per 11 miliardi di dollari anche sui prodotti degli alleati, la Ue.[sociallocker].[/sociallocker]

Il gioco di dazi e ritorsioni è partito anche tra le sponde dell’Atlantico, poca cosa rispetto alla grande partita fra Usa e Cina, ma comunque un segno dei tempi che viviamo.

Se anche volessimo considerare gli stimoli monetari come protesi per un’economia “monca”, non dobbiamo per questo abbandonare una visione costruttiva: nell’uso delle protesi la presenza della sindrome dell’arto fantasma è particolarmente utile alla riabilitazione del paziente.

Visti però i tanti effetti collaterali negativi che la continua e reiterata iniezione di stimoli sa generare, non ci resta che sperare che gli accordi commerciali vengano presto ripristinati, così da poter metter via le protesi e ritrovarci forti abbastanza da poter fronteggiare una prossima crisi, quando verrà.

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Pubblicato da L'Alieno Gentile

Precedentemente conosciuto con il nickname Bimbo Alieno, L'Alieno Gentile è un operatore finanziario dal 1998; ha collaborato con diverse banche italiane ed estere. Contributor OCSE nel 2012, oggi è Global Strategist per l'asset management di una banca italiana.

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