La Quaestio SGR (Società di gestione di diritto lussemburghese che fino ad oggi amministra masse per 10 mld€ in fondi UCITS e AIF-Alternative Investment Fund) ha annunciato il lancio del fondo Atlante, un fondo che possa sostenere gli aumenti di capitale inoptati delle banche in difficoltà e rilevare quote dei non performing loans. La scelta del nome non pare casuale, e la composizione del quadro degli aderenti, che include le più grandi banche e Fondazioni, le assicurazioni e la Cassa Depositi e Prestiti, proietta un’immagine maestosa. Tuttavia la dimensione prevista del fondo, tra i 5 ed i 6 miliardi di €, sembra inadeguata al compito. Più che un maestoso Atlante che regge faticosamente il globo, l’immagine che la vicenda ci evoca è semmai quella di un “Davide” che deve fronteggiare un gigantesco Golia.
Secondo le prime stime, i primi schemi, il 70% del capitale del fondo sarà dedicato alla copertura degli aumenti di capitale, ed il 30% all’investimento in uno Special Purpose Vehicle (SPV) che acquisterà, sembra in leva, tranche junior di cartolarizzazioni di crediti deteriorati ad un prezzo prossimo a 40 (il doppio del valore riconosciuto dal mercato al momento, che è poco meno di 20).
L’Fmi promuove il fondo #Atlante, ecco come funziona https://t.co/OJg9YpK2gn pic.twitter.com/NYimV7jqJS
— Agenzia ANSA (@Agenzia_Ansa) 14 aprile 2016
Lo schema del fondo ha tutte le caratteristiche di una partita di giro: un veicolo alimentato dalle banche finalizzato a comprare dalle stesse banche gli NPL a prezzi doppi rispetto ai “prezzi di mercato” è un artificio contabile di pregevole destrezza.
[sociallocker] Il monte degli NPL italiani è di circa 200mld€ , di cui 120 coperti. Il mercato li valuta al 20% del valore nominale, ovvero 40 mld€. Sul sistema c’è una “carenza” di ulteriori 40 (200-120-40). Gonfiare il “valore” (quantomeno contabile) di quegli NPL “cancella” la necessità di fare aumenti di capitale che viceversa sarebbero necessari.
La velocità con cui è stato concepito ed il fatto che al 15 aprile la Commissione UE abbia a disposizione solo informazioni preliminari denunciano l’urgenza dello strumento per l’imminenza dell’aumento di capitale della Popolare di Vicenza che, diversamente, sarebbe ricaduto per intero sulle spalle di Unicredit. Successivamente l’aumento di Veneto Banca avrebbe comportato un esborso ragguardevole per Banca Intesa, e naturalmente c’è sempre da considerare che sul territorio veneto ricadrà a breve anche la ricapitalizzazione del banco Popolare, in cerca di dote per convolare alle annunciate nozze con Banca Popolare di Milano. L’intento del fondo, sul fronte dei crediti deteriorati, è quello di indurre il mercato a rivalutarne il valore, così da ridurre la dimensione della “carenza” sopra descritta e di conseguenza ridimensionare il volume degli aumenti di capitale “necessari” al sistema bancario. La funzione è dunque quella di fuorviare gli investitori sul valore delle azioni bancarie e dei loro crediti. Il punto è che anche nella consapevolezza che il tentativo sia fuorviante, il soggetto che lo attua è sostenuto da un intervento istituzionale-governativo e pertanto gli operatori devono “credergli”.
Non possiamo escludere quindi che il fondo riesca nel suo intento, specie considerando la ferma volontà, la forza e l’interesse diretto di chi lo ha fatto nascere e lo sostiene. Tuttavia non dobbiamo dimenticare che un veicolo che potrà dedicare meno di 2 mld€ agli NPL tenterà di convincere il mercato a riconsiderare le valutazioni di circa 200 mld€ di crediti deteriorati.[/sociallocker]
Fondo #Atlante: prima e dopo la cura della leva di #Padoan (“produrrà effetto da 50 mld€ sui crediti inesigibili”) pic.twitter.com/lldqZmi2ts
— Andrea Boda (@AndreaBoda) 15 aprile 2016
La chiave del successo risiederà principalmente nella riforma della normativa per l’escussione delle garanzie: l’elemento cruciale che fa valutare così poco gli NPL italiani sono i lunghi tempi necessari, a causa dei tempi della Giustizia civile, alla monetizzazione e/o recupero delle garanzie. Se l’azione governativa riuscisse a ridurre ad un terzo i tempi medi di realizzo, portando l’Italia sulla media europea, la “scommessa” di Atlante assumerà meno le connotazione dell’azzardo.
Che cosa significa in ottica di mercato? L’esistenza di un “backstop” per le banche è certamente un elemento significativo per il mercato – ed i movimenti degli scorsi giorni lo dicono in maniera inequivocabile. L’impatto operativo, tuttavia, è quello di una “minore negatività” in un contesto comunque difficile e volatile per le banche: il loro business è poco redditizio, è per questo che è tanto difficile trovare sottoscrittori per i necessari aumenti di capitale. La presenza di Atlante crea un soggetto che sottoscrive gli aumenti, ma non cambia la bassa qualità del business bancario. Anzi, creando una mutualità ed operando sulle criticità con un effetto leva, potrebbe peggiorare ulteriormente la qualità di quel business.