Si sta come d’autunno, sugli alberi, gli azionisti Telecom

Il 2014 è iniziato in modo molto brillante per Telecom Italia: le sue azioni  sono salite oggi su valori mai raggiunti in tutto il 2013 e sembra dare segnali, dopo anni di progressiva discesa, di voler tentare una inversione di tendenza. Cosa sta cambiando in una delle più chiacchierate società quotate sul listino milanese?

Dopo anni trascorsi sotto il giogo di azionisti desiderosi solo di spremere dividendi, si prospetta per Telecom un futuro sotto il controllo di un partner industriale, la spagnola Telefonica, la quale però sarà ben poco sensibile ad eventuali moral suasion del governo, o per lo meno molto meno sensibile di qualunque azionista italiano, per evidenti ragioni. Ma tra gli asset che appartengono a Telecom c’è la rete di trasmissione dati, un bene strategico sia dal punto di vista industriale, che dal punto di vista della sicurezza della trasmissione dati, questione che il datagate ci ha mostrato essere di straordinaria attualità e rilevanza.

Taluni ritengono che la rete andrebbe espropriata, affinché rimanga sotto la protezione degli interessi nazionali. Una idea poco riguardosa delle norme del diritto privato.

Secondo altri andrebbero modificate le regole che disciplinano le OPA, perché grazie alla regole attuali Telefonica si troverà a controllare Telecom attraverso Telco, con una quota minoritaria. Ma cambiare le regole in corsa tarandole ad hoc su una situazione contingente sarebbe poco serio, considerando che nessuno ha avuto mai niente da obiettare finché a sfruttare la falla c’erano i Colaninno o i Tronchetti di turno. inoltre c’è il rischio che stabilendo obblighi di OPA per partecipazioni minoritarie, ci si ritrovi con un fiorire di OPA obbligatorie, tipo Camfin su Pirelli: vorrai mica costringere Marco Tronchetti Provera a trovare i soldi che non ha per comprarsi tutta Pirelli? Non sia mai.

Così, in una sempre più italica stabilità, tutto è rimasto fermo e Telefonica si appresta a banchettare senza sorprese e pagando il dazio che immaginava, ovvero molto poco.

Anzi, abbiamo assistito recentemente a delle operazioni, decise dal management di Telecom (potete trovarle raccontate qui), che sembrano essere poco efficienti per Telecom, ma curiosamente molto funzionali agli interessi di Telefonica.

Un azionista in particolare, Marco Fossati, secondo solo a Telco e Blackrock per “peso” nell’azionariato con una quota del 5%, non sta prendendo bene la vicenda e nell’ultima assemblea ha chiesto il decadimento dell’intero consiglio di amministrazione, cosa che ovviamente non ha ottenuto.

Quello che Marco Fossati ha ottenuto, però, è di portare l’amministratore delegato Marco Patuano ad affrontare l’assemblea degli azionisti, evento per il quale Patuano si dev’essere preparato leggendo le opere teatrali di Eugène Ionesco.

Eh sì, perché senza aver letto  La Cantatrice Chauve o senza applicarsi con dedizione a Rhinocéros sarebbe stato impossibile tentare di convincere l’uditorio che le  operazioni di aumento di capitale tramite emissione di debito convertendo e cessione della partecipazione in Telecom Argentina fossero state fatte per il bene dell’azienda e non di Telefonica.

Non sappiamo quanti azionisti abbiano voluto dar credito alle motivazioni di Patuano, quello che sappiamo è che sulle due vicende è in corso una indagine della Consob. (e considerando la solerzia media dell’ente di sorveglianza non è poca cosa…)

Ed eccovi le parole di Marco Patuano all’assemblea:

“Siamo riuniti in questa assemblea per discutere innanzitutto un argomento di governance che ha acceso gli animi e ha suscitato un dibattito, che molto presto è uscito dai suoi ambiti specifici prima di approdare nella sede che gli è propria: l’assemblea dei soci. Telecom Italia è stata nel recente passato descritta come un’azienda in crisi non solo economica e finanziaria ma anche di idee e strategie. Questo non è vero. Nonostante il contesto turbolento sotto il profilo congiunturale e di mercato che ha caratterizzato il nostro orizzonte, soprattutto in Italia, questo gruppo continua ad occupare una posizione di leadership, grazie a uno tra i più elevati livelli di profittabilità in Europa e grazie al continuo aumento della quota di mercato in Brasile del nostro operatore mobile.”

Glissiamo sulle condizioni di mercato non concorrenziale che consentono leadership e profittabilità, visto che di fronte alla decisione dell’Agcom di ridurre le tariffe per il cosiddeto “ultimo miglio” Patuano ha detto che Telecom “prende atto, ma si riserva di tutelare i propri interessi” e che per investire sulla rete “serve un contesto regolamentare chiaro, stabile e prevedibile, che fornisca garanzie per un adeguato ritorno sugli investimenti“. Meglio procedere oltre

“Il piano industriale mette al centro l’investimento, senza trascurare il debito, la cui sostenibilità risulta ampiamente garantita, nonostante il giudizio espresso dalle agenzie di rating – Moody’s e più recentemente S&P’s – che hanno abbassato il giudizio sul cosiddetto merito di credito della società. Per il bilancio in corso abbiamo come obiettivo quello di ridurre il debito al di sotto dei 27 mld€ rispetto ai 35,7 mld€ di fine 2007. Dunque dalla fine del 2007 alla fine del 2013 Telecom Italia sarà stata capace di ridurre il debito di quasi 9 mld€”.

E niente paura, questa riduzione del debito non frenerà la spinta agli investimenti, anzi

“Restano confermati, infatti gli investimenti domestici per oltre 9 mld€ nei prossimi tre anni, ma questa volta dedicando ben 3,4 mld€ esclusivamente alle tecnologie più innovative per lo sviluppo delle reti e dei servizi di nuova generazione. Si tratta di un cambiamento netto nel mix degli investimenti: la componente innovativa rappresenta una cifra pari a più del doppio di quella stanziata dal precedente piano industriale, grazie anche all’accesso ai fondi europei dedicati alle reti a banda larga nelle regioni del Sud Italia. La società ha adottato una linea di completa disponibilità ed apertura verso la Commissione (la Consob ndr) tanto che la notizia dell’ispezione stessa, con tutti i suoi dettagli, veniva diffusa al mercato, per prima, da Telecom medesima.”

E quanto al decadimento del consiglio d’amministrazione:

“Il socio Findim (la società di Marco Fossati, ndr) si è limitato ad asserire, senza provare, l’eterodirezione di Telefonica verso il consiglio di Telecom Italia, secondo un teorema indimostrato che colpisce indifferentemente tutti, con la sola eccezione del professor Luigi Zingales. Telecom Italia ha sempre operato nel pieno rispetto dei principi e delle regole che presidiano la corretta gestione della società stessa. Il valore delle singole componenti, come confermato dall’analisi degli esperti, è tale da configurare che l’emissione del prestito obbligazionario convertendo sia avvenuta a fair market value, priva di alcun extra-valore concesso ai sottoscrittori”.

Si potrebbe osservare che, se questo fosse vero, allora sarebbe inspiegabile che l’accesso a questo strumento non sia stato disponibile per tutti, anzi, che sia stato reso disponibile a soggetti statunitensi (Blackrock) prima che fosse disponibile a soggetti italiani (come la Findim), cosa molto strana considerando che l’offerta non era registrata negli Stati Uniti.

“Sono numerose e spesso errate ricostruzioni sul tema dell’onerosità dello strumento utilizzato a cui è avvenuta l’emissione del prestito obbligazionario convertendo e del presunto vantaggio che i suoi sottoscrittori ne avrebbero ricavato, verso coloro che non lo hanno sottoscritto. E’ ovvio che l’aver emesso il titolo convertendo stesso al corretto valore di mercato si traduce in una diluizione percentuale della partecipazione al capitale, ma che non intacca il valore economico della quota azionaria detenuta. L’operazione è stata strutturata come un prestito, offerto in maniera indifferenziata agli investitori qualificati, con espressa indicazione che chi tra di loro fosse già socio e ne avesse fatta richiesta, potesse avere un privilegio in fase di collocamento delle obbligazioni in base agli ordini ricevuti”.

Sebbene chiarire che non è possibile effettuare una diluizione della partecipazione del capitale senza intaccare il valore economico sia una precisazione imbarazzante, ancor più grossolana appare l’affermazione di aver dato privilegio paritario a tutti i soci, affermazione che con tutta evidenza è falsa.

“E’ giunto il momento di superare le polemiche e le dietrologie e di tornare a focalizzarci sul futuro del nostro gruppo, sull’interesse di tutti gli azionisti affinché Telecom Italia sia messa nelle condizioni di perseguire un piano industriale che la porterà a riappropriarsi della rivoluzione in atto nel nostro settore, a guidare la trasformazione digitale, ad accelerare il processo di riposizionamento sul mercato e a consentire il giusto apprezzamento del nostro titolo”

E’ il momento del volemmose bbene, del “chi ha avuto ha avuto, scurdammoce ‘o passato”

“Oggi stiamo assistendo a uno straordinario esempio di democrazia societaria per tutta la finanza italiana ed europea. Le decisioni che saranno prese in un momento assembleare a cui partecipa oltre il 50% del capitale dell’azienda dovranno essere accolte con grande senso di responsabilità da parte di tutti, nell’interesse di Telecom Italia e dei suoi stakeholders. In ogni caso ciò si traduce in un messaggio importante del mercato affinché si rafforzi ulteriormente la governance di Telecom Italia, in modo che non solo continui a essere ispirata a principi di sana e corretta gestione, ma possa fugare qualsiasi futuro dubbio sul funzionamento dell’organo consiliare”

E basta con questi dubbi, che diamine, ripristinate un po’ di credulità cari azionisti!

“L’operazione di vendita di Telecom Argentina era e resta una buona operazione. In merito all’opportunità ravvisata da alcuni di effettuare una gara per la cessione della partecipazione, sulla base della nostra esperienza e dei precedenti specifici nel 2010, abbiamo ritenuto che l’unica procedura di vendita possibile fosse una trattativa diretta, riservata e rapida nei tempi”

Che quella su Telecom Argentina sia una buona operazione è assodato. Non lo è per Telecom Italia, ma è una buona operazione… Quale esigenza spingesse Patuano ad incassare in tempi stretti non è dato sapere, forse la celebre regola di accettare sempre la prima offerta?

“Dopo aver ricevuto l’offerta unsolicited di vendita per Telecom Argentina si è trattato di cogliere l’opportunità di uscire da un investimento in una società che, benché sana, si trova in un paese caratterizzato da alta volatilità, con uno spread di oltre 1600 punti base, un tasso di inflazione reale superiore al 25% e un’importante differenza tra cambio ufficiale e cambio parallelo. L’alternativa alla cessione avrebbe dovuto essere prima o poi un rafforzamento della nostra quota di interessenza economica nella partecipazione, che era infatti limitata al 22,7%.”

La grande, imperdibile, opportunità di uscire alla svelta da una società sana. Bah

“In merito al prezzo, includeva un premio rispetto alle quotazioni di mercato dei 120 giorni precedenti alla cessione prossimo al 25%”

Non mi dire: la quota di controllo garantisce un premio rispetto al prezzo di mercato? ma è straordinario!

Resta ora da vedere come verrà gestita la partecipazione in Tim Brasil, definita ripetutamente profittevole e strategica. Chissà se di fronte ad una offerta unsolicited si vorrà “cogliere l’opportunità di vendere un altro pezzo pregiato, benché sano” a prezzi di saldo… sarebbe di certo una “buona operazione”…

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Pubblicato da L'Alieno Gentile

Precedentemente conosciuto con il nickname Bimbo Alieno, L'Alieno Gentile è un operatore finanziario dal 1998; ha collaborato con diverse banche italiane ed estere. Contributor OCSE nel 2012, oggi è Global Strategist per l'asset management di una banca italiana.

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