Banche Centrali verso le vacanze? – #EpT 105

banche centrali in vacanza

Ormai è un rito. Ad ogni meeting della Fed o della Bce, e relativa press conference di Powell e Lagarde, la comunità finanziaria si scatena nell’esegesi delle parole, dei gesti, financo delle pause dei due più importanti banchieri centrali. Il calendario delle riunioni di questi istituti scandisce come una liturgia la vita dei mercati finanziari e ne determina, in misura sempre più decisiva, l’orientamento.

Da quando poi le Banche centrali (da qui in avanti sempre BC) hanno dismesso i panni degli iniettori di dilagante liquidità nel sistema finanziario, percepiti ormai dagli operatori alla stregua di scontati alleati nella crescita dei mercati, per assumere (tardivamente) quelli di arcigni domatori dell’inflazione, l’interesse per le loro mosse si è fatto spasmodico.

I mercati cercano di anticipare le scelte di Powell e Lagarde, le “scontano”, compulsano ogni dato macroeconomico per interpretarlo alla luce della reazione che lo stesso determinerà nei “signori e padroni” dei tassi di interesse.

Giacché inoltre, come qualcuno ha detto, il 10% del mestiere di un banchiere centrale si risolve nell’adottare decisioni sul costo del denaro, mentre il restante, cruciale 90% consiste nello spiegare quelle decisioni, contestualizzarle, lasciar intendere in quale percorso presente e futuro si collocano, ecco che impazza l’analisi del loro linguaggio, dei toni e delle sottolineature usate. Per il tramite dei media specializzati, l’impareggiabile sintesi lessicale anglofona fatta di hawkish e dovish, per indicare approcci e banchieri più inclini ad una politica monetaria restrittiva e focalizzata sulla lotta all’inflazione oppure più morbida e orientata alla crescita, comincia ormai a far capolino persino fuori dalla cerchia degli addetti ai lavori.

Non poteva mancare, quindi, una conversazione inclinata dedicata proprio alle logiche che presiedono alle decisioni e alle comunicazioni delle BC. Questa settimana vi raccontiamo come si arriva a quei numeretti, a quei punti base dietro ai quali si celano variazioni di decisive grandezze economiche come la quantità ed il costo del denaro in circolazione.

E’una storia che ancora una volta, non ce ne vogliano i sovranisti linguistici, passa attraverso una efficace coppia di espressioni anglosassoni. Falchi o colombe che siano, infatti, i banchieri centrali si muovono essenzialmente secondo due modalità tra loro alternative: o in modalità cosiddetta “data dependent” o con approccio che fornisce agli operatori economici una “forward guidance”.

Dietro le formule tecniche, si cela, come vi raccontiamo, una minore o maggiore forza delle BC di maneggiare il contesto economico, di leggerlo e guidarlo.

Quando le BC si dichiarano “data dependent”, come attualmente è per Fed e Bce, riconoscono in realtà una fragilità, un’incertezza interpretativa circa la congiuntura e le sue prospettive.

Sono BC alle quali il contesto impone in qualche modo di essere gregarie rispetto al quadro che devono contribuire a plasmare.

Raccolgono e analizzano dati, alla stregua di un qualsiasi investitore, e poi sulla base di essi deliberano. Tassi di inflazione, di disoccupazione, di crescita, ciascuno con le relative prospettive, più l’aggiunta di uno sguardo inconfessato ai rapporti di cambio, ispirano variazioni di tassi e ricorso alla restante cassetta degli attrezzi dei banchieri centrali.

All’opposto, la strategia “forward guidance”, che richiama alla memoria banchieri come “Helicopter” Ben Bernanke e soprattutto Mario Draghi, è propria delle fasi in cui le BC hanno l’ambizione di guidare il contesto, di far accadere le cose con le proprie stesse comunicazioni, fornendo indicazioni circa le proprie future intenzioni di politica monetaria e riducendo così la volatilità dei mercati.

Cosa comporta dunque oggi che FED e BC abbiano impostato la modalità data dependent?
Come procede la traiettoria di rientro dell’inflazione in UE e negli USA?
Quanto durerà e come evolverà, alla luce anche delle reiterate crisi di banche medio-piccole, la fase di pausa della Fed e quale sarà invece, al netto delle enigmatiche parole di Christine Lagarde, il tasso terminale della BCE?
E’ immaginabile che le BC possano prendersi una vacanza?

Come sentirete, raccontare l’operato delle BC ci ha ricondotti come sempre là, all’attuale tema dei temi sul piano economico- finanziario, leggasi inflazione. Ma ci ha fornito l’estro anche per l’antipasto di una nuova storia che sta cominciando a diventare virale: davvero si può pensare di rimpiazzare l’odiato, privilegiato dollaro, come moneta di riserva del mondo, con lo yuan?
Per questa e le altre risposte, dovete solo andare sulla vostra piattaforma preferita.

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