Tassi tenuti a zero sine die, alleggerimenti quantitativi, deflazione che si paventa e si concretizza a tratti e banche centrali che comprano asset… il contesto in cui viviamo in Occidente da qualche tempo a questa parte induce molti a dire che “Ci stiamo giapponesizzando“.
Senza dubbio tutti gli ingredienti citati prima autorizzano questa opinione, ma ce n’è un altro. E porta il ragionamento su altri lidi: gli economisti Adam Slater e Melanie Rama nel loro report sottolineano come
“Una brusca correzione sui mercati azionari globali porrebbe un problema non trascurabile all’economia globale”
In effetti, al di là della sinfonia che vede finanza ed economia scorrelate e capaci di muoversi in totale indipendenza l’una dall’altra, stando ai calcoli dei due economisti una discesa del 15% dei mercati azionari -un evento di rilievo, ma tutto sommato fisiologico- porterebbe un danno alla crescita globale nella misura di uno 0,7%.
E’ evidente come perdere quasi un punto di crescita in un momento in cui questa fatica ad arrivare al 3% è da considerarsi un “serious threat“. Questo accade perché l’effetto ricchezza generato dalla rivalutazione delle borse aiuta a sostenere i consumi, ma al tempo stesso la perdita di questo effetto ricchezza avrebbe l’effetto opposto.
La creazione di un effetto ricchezza è esattamente uno degli scopi degli interventi di sostegno delle banche centrali, già Greenspan ne parlava nel 2001 dopo la bolla delle dot-com, la novità sta nell’inversione dei rapporti di dipendenza: non è più, non solo, il mercato a dipendere dalle iniezioni delle banche centrali, ma sono le banche centrali ad avere bisogno di mercati muscolosi, pena la frenata mondiale. Oggi si riunirà il board della Fed per decidere nuovamente di non far nulla, ed il nocciolo del dilemma sull’innalzamento tassi è in buona parte qui. I mercati “devono” stare su, perché la Fed non ha tassi da tagliare per tamponare l’evenienza di una frenata globale, ma non può ricostituire un margine di manovra sui tassi perché alzandoli teme di dare disturbo ai mercati azionari.
Insomma, abbiamo passato mesi ad additare il dirigismo cinese, che rifiuta l’idea che i mercati possano scendere e introduce bizzarri “divieti a vendere” se non quasi “obblighi a comprare” e poi in Occidente ci ritroviamo sullo stesso crinale. Non sarà che in realtà ci stiamo “cinesizzando“?

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