Bruxelles, Francoforte e i tuttoscettici

murphy's law

Oggi dai vertici della BCE sono giunti -in occasione della prefazione al Report annuale 2013- alcuni messaggi chiarificatori di ciò che è argomento di dibattito nel board dell’Eurotower.

In un articolo uscito su “Il Tirreno” ho provato a illustrare il legame fra bassa inflazione e riequilibrio della competitività tra paesi dell’area euro. Le parole di Mario Draghi di oggi sembrano una chiara conferma:

“È necessario che i governi procedano con le riforme dei mercati del lavoro e dei beni e servizi al fine di rafforzare la competitività, incrementare la crescita potenziale, creare opportunità di occupazione e promuovere le capacità di adattamento dell’area euro. Sarà importante non vanificare gli sforzi compiuti in passato: i rapporti debito/PIL restano elevati. Per questo la Banca centrale europea continua a sostenere il risanamento dei conti pubblici nel medio periodo”

La politica monetaria potrà cambiare quando verranno le riforme su lavoro e servizi, orientandoli a una maggior competitività laddove manca. Slo dopo questa fase la Banca Centrale tornerà a concentrarsi sul fondamentale e non dimenticato tema del risanamento dei conti pubblici. Nel caso di un Quantitative Easing, dice Constancio (il vice di Draghi):

“Eurotower non ha discusso né dettagli né tempi di eventuale QE, ma sarebbe una pura misura di politica monetaria”

Ovvero, come spiegavamo parlando dello sforzo della BCE, qualora la BCE dovesse intervenire sul mercato con acquisti di titoli, non valuterebbe esigenze politiche di singoli paesi, ma farebbe una pura misura monetaria, comprando titoli dei vari paesi in proporzione alle quote di ciascuno in banca centrale.

E fin qui tutto bene, ma alla frase successiva di Draghi:

“I progressi nei confronti dell’unione bancaria saranno fondamentali per superare diversi ostacoli all’interno dell’Eurozona. Il prossimo passo verso l’unione bancaria è rappresentato dal Meccanismo di vigilanza unico (Mvu), operativo a partire da novembre 2014. L’Mvu unitamente al meccanismo unico di risoluzione delle crisi, contribuirà a spezzare il legame tra banche e debitori sovrani negli Stati membri partecipanti e a invertire il processo in atto di frammentazione dei mercati finanziari”.

E’ seguito un commento di uno dei pavoni anti-euro più in vista: l’avvocato Francesca Donato

 

Eh no, avvocato. Non lo dimentica affatto. Il meccanismo di risoluzione delle crisi bancarie è lo strumento con cui si vuole evitare in futuro il ricorso al denaro pubblico per salvare le banche.

Di che si tratta? Per i default bancari si è deciso di procedere con una struttura a tre pilastri: la vigilanza BCE lavora a priori cercando di evitare l’accumularsi di criticità; se dovessero deflagrare, allora a posteriori ci sarebbero il fondo europeo (quello che entra in vigore progressivamente in dieci anni, 10% alla volta) ed il meccanismo di risoluzione, che si basa sulla logica secondo cui il buco di bilancio di una banca deve ricadere sui suoi azionisti e sui suoi creditori, non più sul denaro pubblico dei contribuenti.

A questo chiarimento l’avvocato risponde:

E qui, confesso, non ho potuto fare a meno di pensare alle polemiche uscite sulla dimensione del fondo europeo di risoluzione bancaria. Quando è stato annunciato l’accordo, che prevede un fondo con poco più di 50 mld€ di risorse i tuttoscettici lamentavano che un fondo così piccolo non servirebbe se dovessero saltare contemporaneamente diverse banche di grande dimensione. L’amor di polemica a tutti i costi li porta oggi a lamentarne l’esistenza stessa, visto che costituisce una ideona per le banche e fa pagare il conto ai cittadini…

Dibattere con chi ha posizioni preconcette è sempre molto faticoso e spesso inconcludente, ma il vostro Don Quixote oggi era in vena di mulini a vento.

L’attacco, dal fondo di risoluzione, ha rapidamente virato a questo punto sul “furto legalizzato” del prelievo sui conti correnti. E’ da tanto tempo che su questo tema si leggono invocazioni allarmistiche sull’imminente prelievo forzoso dai conti correnti, abbinato anche ad un -sempre buono per il sarcasmo- “ce lo chiede l’Europa“. Vediamo di puntualizzare alcune cose: depositare i soldi sul conto corrente significa prestare del denaro ad una banca. Una volta versati (“accreditati sul conto”) la banca acquisisce la proprietà di quel denaro, non l’obbligo di custodia. E’ per questo che la banca non deve interpellare tutti i suoi correntisti quando decide come utilizzare quei soldi. Acquisito questo dato, ne deriva che se presto denaro ad un soggetto e questo poi fallisce diventa sicuramente … più problematico riavere ciò di cui sono a credito. Tuttavia il deposito in conto corrente è una forma di prestito particolare: difficile fare a meno di un conto corrente, anzi impossibile se si deve riscuotere una pensione, per esempio. Inoltre i soldi sul conto corrente in molti casi rappresentano tutti i risparmi di cui una persona dispone. Per queste ragioni di garanzia sociale di base il credito in conto corrente fino a € 100mila di ogni cittadino è protetto da un fondo di tutela dal rischio di fallimento della banca. Pertanto nel meccanismo di risoluzione bancaria, se dopo aver azzerato le posizioni di azionisti e bondholder mancassero ancora risorse, lo step successivo prevederebbe di colpire i depositi in conto corrente, ma solo per l’eccedenza oltre la soglia dei 100mila€. Persino in un caso limite come Cipro, dove l’unica risorsa erano davvero solo i depositi sui conti correnti, la soglia dei 100mila € si è rivalata “sacra” ed inviolabile. Quindi un risparmiatore che -per svariati motivi- si ritrovasse ad avere un milione di euro potrebbe investire 910mila in titoli di Stato di vari Paesi e tenere 90mila€ sul cc: si ritroverebbe, il giorno dell’eventuale fallimento della sua banca, con un danno patrimoniale di 0,00 (zero) €. Se invece si fosse comprato titoli di una banca che fallisce si ritroverebbe un destino simile a chi comprò titoli di celebri aziende del settore alimentare: ristrutturazione del debito, lungo percorso di liquidazione dei cespiti, rimborsi rateizzati ed ingenti perdite. In che modo tutto questo si configuri come un “furto legalizzato” non è dato sapere. Anzi sì, perché “vedrai” che poi sul più bello ti abbassano la soglia di protezione dei risparmi:

 

 

Magari il cambio di soglia è un’operazione che verrà fatta in una notte… ah no, quella è l’uscita ordinata dall’euro che ZAC in una notte tutto fatto… e fine dei problemi…
Magari dobbiamo preoccuparci del fatto che potrebbe cascarci in testa un pianoforte mentre facciamo una gita in barca, chi lo sa…
Ciò che sappiamo è che veniamo assiduamente assordati da strilli allarmisti privi di riscontri oggettivi su misteriosi abusi a danno dei contribuenti e prelievi sui conti correnti per salvare le banche che “Signora mia si compri un materasso capiente“. Quando poi, a voler vedere, l’unica patrimoniale che la BCE abbia mai ventilato di introdurre è la patrimoniale ALLE banche, ovvero l’introduzione dei tassi negativi sui depositi bancari presso gli sportelli della Banca Centrale.

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Pubblicato da L'Alieno Gentile

Precedentemente conosciuto con il nickname Bimbo Alieno, L'Alieno Gentile è un operatore finanziario dal 1998; ha collaborato con diverse banche italiane ed estere. Contributor OCSE nel 2012, oggi è Global Strategist per l'asset management di una banca italiana.

16 Risposte a “Bruxelles, Francoforte e i tuttoscettici”

  1. Alcuni Studi[1] sugli “effetti degli interventi” della ECB a favore della liquidità hanno ipotizzato in “periodi di crisi” un effetto di “accaparramento” della liquidità da parte delle Banche.

    Secondo questa ipotesi, l’immissione di liquidità da parte delle Banche Centrali “sarebbe inefficace durante i periodi di crisi, perchè verrebbe accumulata dalle singole Banche e non fluirebbe quindi né all’interno del Sistema Bancario né verso l’Economia Reale”.

    Una recente analisi[2] TUTTAVIA evidenzia come questo fenomeno N-O-N abbia trovato però ALCUN riscontro nel Sistema Italiano.

    Il lavoro indaga congiuntamente i due principali Mercati all’ingrosso della liquidità,

    – le operazioni di rifinanziamento della Banca Centrale (Mercato Primario),

    e

    – il Mercato Interbancario (Mercato Secondario della liquidità) dove la liquidità ottenuta nel Mercato Primario viene ridistribuita tra le Banche.

    I dati evidenziano come “la liquidità immessa dalla Banca Centrale N-O-N sia rimasta improduttiva, ma sia stata INVECE canalizzata all’Economia attraverso il Sistema Bancario”.

    L’analisi EMPIRICA evidenzia come nel periodo 2007-2011 le Banche Italiane che hanno fatto MAGGIORE ricorso al rifinanziamento della Banca Centrale sono quelle che P-I-U’ hanno prestato alle altre Banche attraverso il Mercato Interbancario e hanno fornito P-I-U’ credito a Imprese e a Famiglie.

    I risultati sembrano DUNQUE contraddire DEL TUTTO l’ipotesi di “accaparramento” della liquidità dimostrando l’EFFICACIA delle misure di politica monetaria adottate durante la crisi.

    Un recente studio delle Banca d’Italia[3] ha stimato l’impatto sull’Economia Italiana delle principali misure di politica monetaria “N-O-N convenzionali” adottate dalla ECB nel biennio 2011-2012.

    L’analisi prende in esame gli effetti delle misure “N-O-N convenzionali” adottate dalla ECB a seguito dell’acuirsi delle tensioni sui “debiti sovrani”, in particolare:

    a) la riattivazione del Securities Market Programme (Smp), esteso ai titoli governativi Italiani e Spagnoli;

    b) l’offerta di prestiti a tre anni alle Banche attraverso le due operazioni di rifinanziamento a lungo termine (Ltro) operate a dicembre 2011 e febbraio 2012;

    c) l’annuncio a Settembre 2013 delle Outright Monetary Transactions (Omt).

    In analisi, brevemente, ora.

    L’Smp è stato introdotto dalla ECB con l’intento di ridurre la volatilità dei rendimenti assicurando la liquidità e lo SPESSORE ai segmenti del Mercato dei titoli sovrani caratterizzati da forti disfunzioni rispetto alle condizioni di normalità.

    Le Ltro miravano invece a migliorare le condizioni di liquidità delle Banche in modo da ridurre il rischio di una restrizione del credito all’Economia.

    La finalità delle Omt è invece quella di impedire che forti tensioni sui Mercati del debito sovrano possano portare ad innalzamenti eccessivi dei tassi di interesse, che porterebbero ad un inasprimento delle condizioni di finanziamento di Banche ed Imprese e di conseguenza a un’accentuazione della fase recessiva del ciclo economico di un Paese.

    Le Omt consistono nell’acquisto diretto da parte della ECB di titoli di Stato a breve termine (con scadenza compresa tra uno e tre anni, MAI DIMENTICARE QUESTO “PARTICOLARE”: la ECB ha sorVEGLIAto e sorVEGLIA alla STRA-GRANDE quel “settore delle curve”!) senza limiti ex ante all’ammontare complessivo degli interventi ed emessi da Paesi in difficoltà macroeconomica GRAVE.

    Il presupposto è che il Paese abbia avviato un programma di aiuto finanziario o un programma precauzionale con il Meccanismo Europeo di Stabilità o con la Struttura Europea per la Stabilità Finanziaria.

    Con riferimento precipuamente all’Italia le misure “N-O-N convenzionali” introdotte dalla ECB hanno avuto come effetti:

    a) l’acquisto da parte della ECB di un ammontare pari a circa €100B di titoli pubblici nell’ambito del programma Smp;

    b) un ammontare totale di €255B presi a prestito dalle Banche Italiane con le operazioni Ltro.

    Nessun Paese dell’Euro-zona ha invece fatto ricorso alle Omt.

    I Mercati, tuttavia, hanno reagito positivamente registrando il segnale di policy che la ECB ha voluto inviare predisponendo questo strumento nel caso i cui uno dei Paesi Membri si dovesse trovare a fronteggiare un andamento economico particolarmente AVVERSO.

    Le stime effettuate dallo Studio della Banca d’Italia consentono di verificare il “grado di coerenza” tra gli obiettivi delle azioni e gli effetti conseguiti.

    In particolare i dati hanno evidenziato come l’Smp abbia avuto successo nel contrastare l’incremento dei rendimenti dei titoli, portando ad una riduzione di due punti base per ogni miliardo di Euro di acquisti effettuati dalla ECB.

    Le Ltro hanno avuto un impatto positivo sull’offerta di credito e sui Mercati Monetari, contribuendo a ridurre gli spread del Mercato Monetario e a rivitalizzare il canale di finanziamento interbancario.

    Nonostante la flessione nella dinamica dei prestiti, le evidenze EMPIRICHE segnalano che le operazioni Ltro hanno contribuito a rendere tale flessione MENO accentuata.

    L’annuncio delle Omt effettuato dal Presidente della ECB Mr. Draghi il 26 Luglio 2013 è stato seguito da una immediata flessione dello spread dei titoli decennali rispetto al Bund Tedesco, flessione che si è consolidata nei mesi di agosto e settembre in concomitanza con gli annunci del Consiglio Direttivo della ECB in merito a questa tipologia di interventi.

    Nel complesso è stato stimato che dal punto di vista macroeconomico l’insieme delle misure messe in campo dalla ECB ha fornito principalmente attraverso il canale del credito, un forte sostegno all’Economia Italiana, con un effetto cumulato sulla crescita del PIL pari a 2.7 punti percentuali nel periodo 2012-2013.

    Le misure, pur N-O-N avendo PURTROPPO evitato all’Economia Italiana di entrare in recessione, hanno tuttavia EVITATO una RIDUZIONE dei prestiti e una FLESSIONE del PIL ancora P-I-U’ accentuate.

    —– … —–

    -[1]- A.S. Edlin, D.M. Jaffee, “Show me the money” – The Economists’ Voice: vol. 6, n° 4, Pp. 1-5, March 2009

    http://econpapers.repec.org/article/bpjevoice/v_3a6_3ay_3a2009_3ai_3a4_3an_3a8.htm

    with a free gift just for You-/-US:

    http://faculty.haas.berkeley.edu/jaffee/Papers/116JaffeeEdlin.pdf ;

    T. Keister, J.J. McAndrews (Federal Reserve Bank of New York), “Why are banks holding so many excess reserves?” – Current issues in economics and finance: vol. 15, n° 8, December 2009

    http://www.newyorkfed.org/research/current_issues/ci15-8.pdf ;

    C. Brunetti, M. Di Filippo, J.H. Harris, “Effects of Central Bank intervention on the interbank market during the subprime crisis” – Review of financial studies: vol. 24, n° 6, Pp. 2053-2083, May 2011

    http://rfs.oxfordjournals.org/content/24/6/2053 ;

    -[2]- M. Affinito (Bank of Italy), “Central Bank refinancing, interbank markets, and the hypothesis of liquidity hoarding: evidence from a Euro-area banking system” – Working papers: n° 928, September 2013

    http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/econo/temidi/td13/td928_13/en_td928/en_tema_928.pdf

    -[3]- M. Casiraghi, E. Gaiotti, L. Rodano, A. Secchi (Bank of Italy), “The impact of unconventional monetary policy on the Italian economy during the sovereign debt crisis” – Occasional papers: n° 203, September 2013

    http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/econo/quest_ecofin_2/qef203/QEF_203.pdf

    —– … —–

    Cat Power: “R-U-I-N”

    http://www.youtube.com/watch?v=ymGLPjUcP_Y

    ” I’ve seen gypsies who made it all the way
    And kept going, kept rolling with nowhere to go
    Nowhere to go.

    As far as I’ve seen, from the bush
    In the wilderness, to every known city
    I’ve been to Saudi Arabia, dug up Calcutta
    So I went to Mozambique, Istanbul, Rio, Rome
    Argentina, Chile, Mexico, Taiwan, Great Britain
    Belfast, to the desert, Spain
    Some little bitty island in the middle of the Pacific
    All the way back home, to my town
    To my town
    Bitching, complaining, yet some people who ain’t got sh’t to eat
    Bitching, moaning, so many people you know what they got

    What are we doing?
    We’re sitting on a ruin
    What are we doing?
    We’re sitting on a ruin

    As far as I’ve seen, from the bush
    In the wilderness, to every known city
    I’ve been to Saudi Arabia, dug up Calcutta
    So I went to Mozambique, Istanbul, Rio, Rome
    Argentina, Chile, Mexico, Taiwan, Great Britain
    Belfast, to the desert, Spain
    Some little bitty island in the middle of the Pacific
    All the way back home, to my town
    To my town
    Bitching, complaining, yet some people who ain’t got sh’t to eat
    Bitching, moaning, so many people you know what they got

    What are we doing?
    We’re sitting on a ruin
    What are we doing?
    We’re sitting on a ruin

    What are we doing?
    We’re sitting on a ruin
    What are we doing?
    We’re sitting on a ruin ”

    http://www.youtube.com/watch?v=_nl3Oo4-IQ4

    ✍✓ _s-U-r-f-E-r_ ✍✓ [uè TIMES (“OK!”)… “fatti furbo” …heads are, as you see!]

  2. Tutto fila liscio…in teoria.

    Realtà:

    1) almeno fino ad ora, le banche (o certe banche) non vengono fatte fallire, a costo di aumentare i debiti pubblici degli Stati con ripercussusioni sulla collettivita’ tutta, non solo azionisti e correntisti.
    Così la fiducia viene minata.
    Esempio italiano: MPS deve fallire, ma non fallisce. Perché?

    2) accreditare i soldi significa darli in prestito. Vero, ma perché mai non dovrei sapere come utilizzano i soldi? Prima sapevo che le mie lire a MPS finanziavano le imprese sul territorio o qualche restauro della Maremma, o anche in asset speculativi chiari: oro, grano, petrolio. Oggi PENSO sia così e invece i miei euri sono alla City investiti in veicoli finanziari incomprensibili persino agli stessi dirigenti della Banca. La cosa è tanto più grave, quanto più, come scrivi, il c/c serve “per vivere” e non un prestito discrezionale ad un nipote in difficoltà.

    3) il risparmiatore (vecchio termine obsoleto) non ha vie di scampo al punto 2. Per giunta, il prestito alla banca deve “fruttare n volte”. Non basta aver prestato i soldi, ma si invita caldamente il cliente a sottoscrivere veicoli finanziari quasi sempre incomprensibili ma catalogati dal marketing del rating, nuovo dogma moderno. Il risparmiatore che non vuole investire (profilo “formica”) è disprezzato e perdente (non è sempre stato cosi’)

    4) e torno al punto 1.” Qualcuno” diceva che la stabilità genera instabilità. Ha senso che ci siano banche con debiti più grandi degli Stati di cui sono parte? E soprattutto…quando torneremo a credere nel Mercato e, quindi, anche alla funzione essenziale del fallimento?

    Quando si capirà che l’asimmetria tra il sistema finanziario e i suoi clienti è diventata eccessiva? Puoi veramente dire che gli interventi che ci illustri minano questa asimmetria?

    Sinbad

    1. @sinbad:
      1) e 4)il meccanismo che serve a gestire i fallimenti, è cosa diversa da quanto successo fino ad oggi dove si sono impediti i fallimenti.
      2) e 3) credo sia corretta una posizione mediana tra totale trasparenza e totale segretezza. Come riportato nell’esempio nel post, il tuo rischio controparte derivato dall’operatività maldestra della banca si limita ai saldi superiori alla soglia e ai titoli (azioni e bond) della banca, nel caso tu voglia investire su di essa.
      Non capisco cosa tu voglia dire al “il risparmiatore non ha vie di scampo“: Italia o non Italia, Europa o non Europa, chi ha dei risparmi e vuole che questi generino dei “frutti” corre dei rischi più o meno grandi, ma ha sempre e comunque il problema di cosa farne. Anche tenerli in cassaforte ha i suoi rischi (il furto in casa e l’inflazione).

  3. 1) almeno fino ad ora, le banche (o certe banche) non vengono fatte fallire, a costo di aumentare i debiti pubblici degli Stati con ripercussusioni sulla collettivita’ tutta, non solo azionisti e correntisti.
    Così la fiducia viene minata.
    Esempio italiano: MPS deve fallire, ma non fallisce. Perché?

    A parte che Montepaschi ha ricevuto un prestito con interessi al 9% da parte dello Stato italiano: le ripercussioni per la collettività saranno che ci guadagnerà dall’operazione.
    Ma poi non capisco: salvare la banca è sbagliato perché “mina la fiducia [dei cittadini?]”, farla fallire invece è giusto anche se il fallimento farebbe perdere a migliaia di persone i risparmi di una vita?

  4. Caro Don Quijote

    Premetto che non so chi siano Francesca Donato, Giancarlo Dall’Aglio, Roberto Mora, poco importa.

    La stimo persona intelligente e capace e a maggior ragione mi preoccupano le sue “quijotescas” posizioni, anche se lei più che combattere i mulini a vento, li difende.

    Negli Stati Uniti, a seguito della crisi finanziaria del 1929, in piena depressione, si decise che quel dramma non dovesse ripetersi più. A tale scopo nel 1933 venne emanata la legge bancaria nota come Glass-Steagall Act, che istituiva la Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC) mirante a evitare i panici bancari, inoltre introduceva radicali riforme bancarie, progettate per controllare la speculazione e i pericolosi incroci azionari.

    S’impose una netta separazione tra banche commerciali e banche d’investimento, differenziando il credito a breve da quello di medio-lungo periodo, la ratio era di evitare che il fallimento finanziario si trasmettesse all’economia reale.

    Inoltre s’imposero più consistenti riserve legali (vincoli di leva). Si ebbero 60 anni di stabilità finanziaria.

    Sul finire degli anni ottanta con l’avvento della deregulation finanziaria si iniziò a demolirla, sino alla sua completa cancellazione nel 1999.

    Le altre nazioni seguirono con leggi informate agli stessi principi.

    In Italia il provvedimento prese forma nella legge Bancaria del 1936, anch’essa, per stare al passo coi tempi, demolita quasi interamente nel 1993.

    L’attuale crisi, iniziata col fallimento di Lehman Brothers nel 2008, ormai ci tormenta da 6 anni, il fatto preoccupante è che nessuno pensi di ripristinare, adeguato ai tempi, lo Glass-Steagall Act.

    Il dito e la luna

    Il codice civile del 1942, forte dell’esistenza del prestatore di ultima istanza (Banca d’Italia), per agevolare l’espansione e l’operatività bancaria, in deroga ai principi del contratto di deposito, ribadiva che il contratto di deposito bancario avesse natura prevalente di deposito a d’uso, non escludendo la possibilità del deposito in custodia, da qui i risparmiatori si ritrovano nel particolare status di “creditori” impossibilitati a valutare l’affidabilità del debitore, ma tutelati dal prestatore di ultima istanza.

    L’Enciclopedia Treccani del 1931 (non il vocabolario) può aiutarvi a far luce sul concetto di deposito.

    http://www.treccani.it/enciclopedia/deposito_%28Enciclopedia_Italiana%29/

    Dopo la deregulation, le istituzioni finanziarie hanno abusato con ogni mezzo lecito ed illecito della “libertà” acquisita. Si sono reintrodotte le antiche e sagge leggi? No. Ma si è iniziato a criticare l’istituto del “prestatore di ultima istanza” perché favorirebbe “l’azzardo morale”.

    Il bail-in di fatto sopprime il prestatore di ultima istanza e reintroduce un’antica e deprecabile attività agonistica (non olimpica): la corsa agli sportelli (bank run).

    Il bank run è un fenomeno tipico delle crisi finanziarie. Avviene quando i clienti di una banca prelevano contemporaneamente tutti i loro depositi per paura che la banca diventi insolvente.

    Ah già … i 100.000 € e il risparmiatore …. (90.000 in liquidi e 910.000 in titoli di stato).

    V’immaginate una piccola azienda, con circolante di 1.000.000 di euro, con prudenziale strategia, gestire conti multipli sotto i 100.000, magari dovendo effettuare pagamenti di importo superiore? LOL

    Dimenticavo una sua chicca: l’azienda si può dotare di tesoriere. Direi di veggente capace di individuare il rischio banca, meglio di quanto sinora non abbiano saputo fare SEC, FED, CONSOB e Banca d’Italia.

    Si persevera nella “Economia della Frode Innocente”.

  5. Posto che -argomento che meriterebbe dissertazioni e doverose puntualizzazioni e distinguo- sono nel complesso favorevole al ripristino dei principi del Glass Steagall, ma al di là degli auspici personali di ciascuno il tema qui era spiegare come funziona l’impianto di regole con cui abbiamo a che fare.

    Innanzitutto occorre scegliere di cosa brontolare: chi si indigna per i salvataggi bancari fatti con denaro pubblico non può anche lamentarsi per l’istituzione di un impianto di criteri finalizzati ad evitare l’uso di denaro pubblico per salvare le banche.

    Poi c’è la questione dei depositi. Posto che la soglia di tutela svolge la funzione garantista del prestatore di ultima istanza, mi domando quanti sceglierebbero i depositi in custodia che -è bene dirlo per completezza- sono servizi onerosi e non possono essere in alcun modo fruttiferi.

  6. Sul fatto che un nuovo Glass-Steagall Act. sia il primo passo per arginare la follia del mercato finanziario selvaggio credo si possa convenire. Dovrebbe essere imposto a tutte le economie.

  7. Non dissertiamo ma scegliamo di cosa brontolare.

    Intendiamoci sul significato di “salvataggio bancario”.

    Se “salvataggio bancario” vuol dire salvare governance, azionisti, obbligazionisti e creditori professionali (vedi MPS), questo non va fatto.

    Il salvataggio della raccolta ovvero i depositi dei soggetti non dediti (ne autorizzati) all’esercizio del credito professionale, anche se è una sgradevole necessità, andrebbe fatto sempre e comunque per qualsiasi importo.

    Con denaro pubblico o privato.

    Il non farlo, genera un danno economico e sociale comunque superiore. (vedi Lehman).

    La soglia dei 100.000 € non impedirà la corsa agli sportelli.

    La questione dei depositi.

    In quanto al deposito in custodia non fruttifero, oggi situazione non rara anche sui conti correnti, se fosse unica garanzia di non veder distrutta un’azienda, in mancanza del prestatore di ultima istanza, la preferirei al regime attuale, anche pagando per servizi accessori.

    Nel regime attuale, dove la governace bancaria può rubare, truffare, essere negletta, corrotta, mentre la vigilanza appare impotente, incapace se non collusa, scaricare il conto di questo operato su ignari depositanti o correntisti pare più che un furto, un raggiro.

    1. Bene. Quindi, dal punto di vista pratico, veniamo a quando una banca dovesse finire schiacciata dai propri debiti e dai cattivi investimenti: se dopo aver azzerato azioni ed obbligazioni mancassero ancora risorse che cosa si propone? Chi paga? I contribuenti no, i depositanti nemmeno. A chi dunque deve restare il cerino in mano? Rimane l’opzione effetto-domino sul sistema bancario, quella sì a danno di tutti i depositanti…

      E a proposito di depositi, quello in custodia non fruttifero oltre a non dare accesso ai servizi bancari e di investimento, per ovvie ragioni, comporterebbe, se fosse lo standard, un ridimensionamento di tutto il sistema bancario, e di conseguenza del “Matrix” in cui viviamo, che è frutto della leva.

      Ne siamo consapevoli?

  8. Caro Don Quijote.

    Per evitare il domino non bisogna giocare a poker. Le leggi bancarie dovrebbero servire a far si che il cerino non si trasformi mai in un cero funebre. Cosa che oggi può riaccadere in qualsiasi momento.

    Siccome la distruzione di una struttura bancaria è un danno sociale, dovrebbe pagare chi ha sempre pagato, il prestatore di ultima istanza, pubblico o privato (banca centrale).
    Questo non significa che debba perdere denaro. Si sana e si rivende. Se si può fare con l’industria automobilistica US, si può fare, a maggior ragione, con una o più banche.

    La soluzione bail-in rispetto a quella del prestatore di ultima istanza fa rivoltare nella tomba Pareto.

    Certo bisogna averla una banca centrale, purtroppo Italia ed Europa non ne hanno una degna di questo nome.

    Sono consapevole che potrebbe verificarsi un ridimensionamento del sistema finanziario nel suo complesso, considerata la sproporzione del comparto rispetto all’economia reale, potrebbe essere un bene.

    Politica economica significa anche indirizzare il credito verso settori meritevoli, scoraggiando il gioco d’azzardo. Si potrebbe iniziare a contrastare lo shadow banking. Crediamo ancora nella mano invisibile?

    Il Matrix in cui viviamo è frutto di una strategia politica e finanziaria ipertrofica mirante a mantenere il predominio, per brevità diciamo del dollaro, paghiamo il suo collasso del 2008, ma questa è solo una sensazione personale.

    Viviamo tempi straordinari. Il mondo si costruisce ogni mattina, si può sbagliare ma non perseverare.

    P.S. Non sta scritto da nessuna parte che il depositario non possa anche prestare servizi accessori (contratti) dietro compenso.

  9. …ed infatti il teatro del più grande fallimento bancario della Storia è il Paese dove c’è una banca centrale degna di questo nome… consiglio la lettura di “Too Big To Fail”, il celebre libro di Andrew Ross Sorkin, che ben illustra quanto sia teorica l’idea che basta avere una banca centrale per gestire i problemi senza conseguenze.

    Sul fatto che il ridimensionamento possa essere un bene sarei d’accordo, peccato che appena il ridimensionamento diventa concreto, appena ci riguarda direttamente, siamo pronti ad insorgere contro l’austerità che ci affama. Lo dissi tempo fa (2011) davanti ad una nutrita platea: “le sedie dove siete seduti in questo momento, quelle da cui mi ascoltate, non ci sarebbero senza la leva finanziaria: non sareste comodamente seduti, ma col culo per terra”.

    Chi vuole ridimensionare si assicuri di avere una compagnia consapevole, oltre che nutrita, altrimenti si ritroverà solo a metà del guado

  10. Concordo sul fatto che quella banca ha smesso di essere degna da molto tempo. Ancor prima delle esuberanze irrazionali e con questo? Le “Too Big To Fail” e “too big to jail” sono sorte non perchè esisteva la Banca Centrale ma perchè non esisteva più il Glass-Steagall Act.

  11. P.S. Non confondete il deleverage causato dal disastro finanziario col la repressione del moltiplicatore voluta dall’austerità per far fronte al primo.

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