L’enigma europeo dei “buchi” bancari

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Cosa succederebbe se la AQR ed i successivi stress test dovessero evidenziare l’esistenza di buchi patrimoniali nei bilanci delle banche ed il settore privato non fosse in grado di fronteggiarli? Che cosa  faranno gli Stati nel caso in cui azionisti e creditori delle banche non fossero in grado di agire rapidamente per rafforzare il capitale delle banche che risultassero non in linea con gli standard fissati dalla Bce?

Tra EuCo ed Ecofin occorrerà trovare rapidamente un approccio coordinato per  la gestione dei problemi che si presenteranno. Una gestione intelligente e possibilmente non prociclica (come si diceva in un precedente post).

La prima cosa che dobbiamo auspicare, però, è che la decisione su come verranno strutturati questi backstop venga presa al più presto: è necessario dare al mercato la sensazione di una svolta, di una più rapida capacità decisionista della UE. E non è detto che questo accada: senza un panorama chiaro di vincoli Angela Merkel non farà alcun passo verso forme superiori di cooperazione tra gli Stati Eurozona:

“Il sistema di coordinamento economico che abbiamo sviluppato non è sufficiente, vogliamo una sorveglianza più di qualità, un coordinamento delle politiche economiche più stretto e accordi vincolanti sulle riforme”

Prendiamo il ruolo dell’Esm nelle ricapitalizzazioni: al momento viene confermato l’impegno a concordare a livello Eurogruppo le regole che permetteranno al Fondo salva-Stati di ricapitalizzare direttamente le banche una volta che la BCE sarà effettivamente supervisore, ma mentre per alcuni Paesi si tratterebbe di una cintura di sicurezza da rendere valida sempre e comunque, per la Germania questo processo va avviato solo in casi “assolutamente eccezionali” (e chiaramente questo significa che i buchi generati prima dell’insediamento della BCE come supervisore non rientrano in questa categoria, per esempio). Altri temi sono l’armonizzazione delle regole sul credito e dei sistemi di garanzia dei depositi (svilupperemo a breve gli argomento in un apposito articolo), presupposti di una condivisione del debito “necessaria ed urgente” per alcuni “da rimandare il più in là possibile” per altri.

Dopo la prima giornata di incontri, nella quale peraltro si è parlato più di Datagate e di immigrazione che non di tematiche economiche, il presidente farancese Hollande ha venduto alla stampa un po’ di aria fritta:

 “una conferma e un impegno: l’unione bancaria è ora irreversibile”

Cioé a dire: ancora non ci siamo accordati sulle cose concrete.

Permane la sensazione chiara che sebbene servirebbe mostrare l’esistenza di un approccio top-down con una Europa forte che sappia imporre regole condivise ed uniformi, si preferisca lasciare tutto ad un approccio bottom-up con gli Stati che individualmente finiscono per uniformarsi, adeguarsi, a regole pensate altrove e più efficaci, più competitive, ma non necessariamente “migliori” o più adeguate. E, ma la mia è una umile opinione a riguardo, questo è un vero peccato, una occasione sprecata malamente.

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Pubblicato da L'Alieno Gentile

Precedentemente conosciuto con il nickname Bimbo Alieno, L'Alieno Gentile è un operatore finanziario dal 1998; ha collaborato con diverse banche italiane ed estere. Contributor OCSE nel 2012, oggi è Global Strategist per l'asset management di una banca italiana.

4 Risposte a “L’enigma europeo dei “buchi” bancari”

  1. Radiocor – Bruxelles, 25 ott – Chi deve lanciare il pallino per definire in quali aree i paesi Eurozona dovranno stringere il coordinamento delle politiche economiche e di riforma e preparare il terreno per gli “accordi contrattuali” che dovranno vincolare governi e parlamenti al rispetto di quanto concordato a livello europeo? Su questo aspetto cruciale della gestione delle politiche nell’unione monetaria, al Vertice Ue c’è stato nella notte un braccio di ferro tra due visioni opposte. Da un lato la cancelliera tedesca Angela Merkel, sostenuta da Finlandia e Olanda, ha cercato di indebolire fortemente il ruolo di “iniziatore” della Commissione, premendo per un esercizio di primaria responsabilità intergovernativa. Dall’altro lato un fronte di paesi diversi, Italia, Spagna e ‘fronte del sud’ innanzitutto, a difesa del metodo comunitario, quindi con un ruolo centrale della Commissione. Ruolo di analisi, prima valutazione e primo scatto delle procedure europee che le viene riconosciuto dalle legislazione vigente. La Francia, stando a fonti europee, si è collocata in una posizione mediana. Vista l’impossibilità di una posizione comune, per ora è stato confermato il ruolo della Commissione Europea.

  2. Radiocor – Bruxelles, 25 ott – Ogni passaggio della tormentata crisi finanziaria ed economica, dei negoziati per riformare poteri e inventare nuove istituzioni (a cominciare da quelle dell’unione bancaria) ha sempre comportato tentativi da un lato di irrobustire il ruolo della Commissione europea, dall’altro tentativi nel senso opposto. Tra l’altro si tratta di un tema che in questi anni la cancelliera tedesca ha sollevato più volte criticando molto duramente chi si ritiene automaticamente depositario di una virtù europeista per definizione, per ruolo istituzionale (chiaro attacco a una Commissione europea ‘debordante’). L’apice della polemica è stato raggiunto recentemente quando la stessa Commissione ha proposto lei stessa come organo decisionale finale per le risoluzioni bancarie a livello europeo (proposta peraltro giustificata dai vincoli giuridici del Trattato Ue attualmente in vigore).
    Spirito e pratica intergovernativa ispirano le conclusioni raggiunte nella notte per reagire allo scandalo dell’attività spionistica americana: tutti dietro l’iniziativa franco-tedesca (negoziare con gli Usa un codice di condotta sull’intelligence) di cui “si prende nota”, gli Stati che vogliono partecipare lo facciano. Quando un accordo generale è impossibile entrano in gioco direttamente gli Stati, si passa alla via intergovernativa e/o ‘multilaterale’ (come nel caso dello European Stability Mechanism). Molti la considerano una scorciatoia politica, un antidoto ai lenti e farragginosi processi europei.

  3. Radiocor – Bruxelles, 25 ott – Sulla stretta al coordinamento delle politiche Eurozona siamo solo all’inizio. La strategia tratteggiata nel documento finale del Vertice si articola in più tappe. La prima mossa riguarda la definizione di una “analisi condivisa della situazione economica degli Stati membri e dell’Eurozona. A dicembre i Capi di Stato e di Governo discuteranno l’analisi della Commissione sulla crescita e il suo rapporto per il meccanismo di allerta per valutare se sono state seguite le raccomandazioni di primavera. Obiettivo: concordare i principali ambiti sui quali coordinare le politiche nazionali più strettamente sulla base di una serie di indicatori economici. L'”analisi condivisa” dovrà fondarsi su una valutazione delle politiche di crescita e per creare posti di lavoro, su misure precise come l’andamento dei mercati del lavoro e dei prodotti, l’efficienza del settore pubblico; ricerca e innovazione, training, formazione, occupazione, inclusione sociale. L’obiettivo è decidere a dicembre sugli “elementi principali degli accordi contrattuali e dei meccanismi di solidarietà a essi associati”. Il riferimento alla solidarietà non era scontato: fare un accordo vincolante senza incentivi per molti paese (Italia compresa) sarebbe inaccettabile. Non è comunque ancora chiaro in che cosa tali contratti si sostanzieranno, con chi saranno stabiliti (probabilmente l’Eurogruppo), quali saranno gli incentivi (il ministro Enzo Moavero Milanesi ha parlato qualche giorno fa di incentivi non solo finanziari). Nel caso di incentivi finanziari da quale pozzo arriveranno se non c’è un bilancio Eurozona o se l’Eurozona non può emettere obbligazioni? Poi ci sono dei dubbi sull’eventuale vincolo giuridico. Insomma, se il senso dell’idea tedesca è chiaro, molto meno chiari sono per ora contenuti e contorni.

  4. Radiocor – Bruxelles, 25 ott – Il capitolo di ieri sera del Vertice Ue dedicato all’unione bancaria è stato “una discussione di transizione”, ma nel Consiglio di dicembre “saremo molto spinti per pretendere che tutto venga approvato nei tempi e nei modi giusti”. Lo ha assicurato il presidente del Consiglio, Enrico Letta, parlando in conferenza stampa. “Abbiamo lavorato ieri sera – ha spiegato Letta – sui temi dell’unione economico-monetaria e della banking union, alla presenza della presidente della BCE Draghi. E’ stata una discussione sostanzialmente di transizione e quindi non voglio caricarla di eccessivi significati, rispetto al Consiglio europeo di dicembre e alle decisioni dell’anno prossimo, quando dovremo arrivare alla definizione del meccanismo di risoluzione delle crisi bancarie e all’applicazione di tutte le decisioni che stiamo assumendo”. A dicembre, ha assicurato Letta, “saremo molto spinti per pretendere che tutto ciò venga approvato nei tempi e nei modi giusti, proprio perché è necessario riuscire ad arrivare a decisioni importanti”.

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