Congiuntura: Italia, non si vive solo di “derivate”

Torna prepotente la retorica della ripresa economica in Italia: il Governo Renzi ci sta riprovando con la nuova previsione di crescita del 2015: un accecante +0.7% per l’intero anno. Nemmeno lontanamente sufficiente a tranquillizzarmi.

12. Congiuntura

In un contesto in cui sono importanti solo le variazioni, il mondo le “derivate”, potremmo gioire allegramente del ritorno del PMI Italiano ben sopra 50, valori che segnalano espansione dell’attività economica (grafico a sinistra). Tuttavia, concentrarsi esclusivamente su indicatori come fiducia delle imprese o tassi di crescita di reddito/produzione/vendite ci fa perdere di vista la big picture, l’effetto dimensionale della crisi degli ultimi anni.  Infatti, i “livelli” dell’economia reale e reddito pro-capite sono ancora molto depressi in prospettiva storica, al punto che qualsiasi dichiarazione ottimistica crea un inevitabile scollamento del Governo rispetto all’opinione pubblica.

Il PIL (Prodotto Interno Lordo), per quanto controverso (qui e qui), rimane il migliore indicatore della dinamica del reddito di un paese; esso guida l’andamento dei redditi delle famiglie e dei profitti delle imprese. Gli ultimi 10 anni di stagnazione nominale mascherano una perdita di potere d’acquisto devastante, per nulla collegata all’introduzione della valuta comune ed alle regole di convivenza all’interno dell’area Euro. Le cause sono strutturali e tutte italiane, come ben descritto da un bell’articolo dedicato alla nostra “Repubblica fondata sul lavoro“. Caro Matteo, io sto ancora aspettando qualche riforma strutturale degna di essere chiamata tale; anche perchè l’alternativa (articolo WSJ) sarebbe una traumatica deriva da paese emergente (o sommergente?).

[tweetthis]scollamento fra ottimismo del Governo e opinione pubblica[/tweetthis]

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Pubblicato da liukzilla

Wealth/Asset manager. Ha sposato la causa dei bond ed è ossessionato dalle banche centrali.

7 Risposte a “Congiuntura: Italia, non si vive solo di “derivate””

  1. @liuk ricordo che anche Forchielli diceva che se vogliamo fare ripartire il paese occorrono riforme strutturali e questo governo tutto fa tranne che quelle. Mi e Vi chiedo: Se siete in molti a dire che è solo quella la strada da seguire per uscire dalla stagnazione economica, perché tanta riluttanza a muoversi in quella direzione?

    1. Adoro queste domande, anche se sono le più difficili a cui rispondere. In parte ha già risposto Ben: 1) costi economici e politici e 2) i tempi lunghi. aggiungo solo un paio di cose. La prima è la costanza di intervento: non basta un decreto o una legge per riformare. Serve una perseveranza ed una preparazione non riscontrabile nei governi degli ultimi decenni. Seconda e ben più importante: i nostri governanti mancano di prospettiva, anche i più giovani. E le misure strutturali hanno solo prospettiva, nel senso che nessuno dei politici he le mette in pratica potrà riscuotere politicamente i benefici. Insomma, come direbbe Forchielli, di statisti qui nemmeno l’ombra. Hai voglia ad alzare bandiere.
      Adesso tu torna allo smalto che io devo fare la spESA.

      Buona Pasqua

  2. Cara Angela, con orrore vedo che non ha smesso la brutta abitudine di impegnare la mente contemporaneamente fra smalto e finanza 😉 😀
    Ovviamente scherzo, da buon ginefilo ancora infantilmente attratto dalla scollatura, e Le (Vi) auguro auguri di buone feste.
    In quanto alla sua domanda, oltre alla non facile soluzione del dilemma “quali sono le riforme strutturali?” e “in quale ordine farle?”, persistono comunque due ordini di problemi a iniziarle:
    1) i costi di farle, in termini di finanza pubblica (x esempio il riordino della tassazione oppure della pubblica amministrazione), sociale (pensioni piuttosto che prestazioni sociali), di consenso elettorale (i privilegi portano voti, toglierli ……beh…non voglio proprio svelarle il finale…)
    2) i tempi per farle e per vederne i risultati: lunghi…troppo lunghi in una repubblica fondata sull’afflatto breve e entro la linea dell’orizzonte come la nostra.
    Shroeder, cancelliere tedesco delle riforme Hartz (portate spesso a esempio di riforma strutturale) ne sa qualcosa: perse le elezioni successive, ma regalò al paese un quasi decennio di crescita e sostenibilità.

    1. Caspita son proprio fuori dal mondo io che pensavo che la riforma Hartz ha portato non solo un popolo ma l’intera europa allo schiavismo, dimenticandomi che Hartz stesso ha evitato la prigione solo per il fatto d’aver confessato d’aver corrotto i sindacati stessi. Buona lettura. http://icebergfinanza.finanza.com/2013/03/19/agenda-2010-riforma-hartz-iv-un-grillo-per-la-testa/ oppure http://supercazzolaprematurata.tumblr.com/post/75797016641/hartz-ammette-di-avere-corrotto-i-sindacalisti-vw o meglio ancora https://www.google.it/search?client=aff-maxthon-newtab&channel=t2&q=icebergfinanza+hartz&gws_rd=cr,ssl&ei=294fVbb3NYepsgGD2ID4Dg

  3. Grazie @liuk , e grazie _beneathsurface, per dedicarmi un po’ del vostro tempo. E’ vero io sto alla Finanza come il Sole alla Luna per usare un eufemismo, altri i miei studi ed ancora altri i miei interessi e tra questi e il tempo che trascorro per dedicarmi al manicure ci sono dei “vuoti” che in qualche modo devo colmare, non amo stare senza fare niente… o forse, mentre sto a non fare niente, ci stanno quelle orrende creature che si chiamano “pensieri” che forzano le mie sinapsi… Se ho bisogno di farmaci vado in farmacia, se mi serve il pane mi reco alla panetteria. E dove posso capire un po’ di finanza ed economia se non su “Piano Inclinato” dove incontro gente così disponibie a darmi, gratuitamente, pillole di lezioni economiche?
    Buona Pasqua a Voi ed ai vostri cari ed ancora grazie
    🙂

    1. Ho deciso di seguire @andreaboda in questa avventura con l’ideale obiettivo di ricevere dei commenti come il tuo.
      E per questo di ringrazio.
      Buona Pasqua anche a te.
      alla prossima

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