Credito cooperativo: un post scriptum

Fervono le assemblee delle banche di credito cooperativo per il pronunciamento sull’adesione a uno dei gruppi bancari cooperativi, Iccrea oppure Ccb.
Come dicevo nel corso dell’intervista ai Conti della Belva di sabato 8 maggio, il corrente mese rappresenterà mediaticamente il climax di tutta la vicenda, a cui probabilmente seguirà un calo di attenzione almeno fino a fine anno.

Perché dico questo? Beh, le tecnicalità tipo i lavori ai patti di coesione piacciono poco, hanno proprietà soporifere.
Eppure è su questi tavoli tecnici che si gioca la vera partita.
I patti detteranno linee guida uniformi e vincolanti per quanto riguarda le politiche di concessione del credito, e di gestione del credito.
Le aree che influenzeranno sono moltissime:
i sistemi di rating, le regole di concessione – anche relativamente alla spinosissima questione degli affidamenti in conflitto di interessi – e relativi iter deliberativi, probabilmente anche la struttura gerarchica degli organi preposti alle delibere con relativi importi di competenza.

Ne sono influenzati anche i sistemi informatici di monitoraggio della qualità del credito concesso, la compliance e la reportistica, le strutture preposte alla gestione del credito anomalo e di quello deteriorato, su su fino alle ‘regole di ingaggio e subentro’ nel caso che la situazione sfugga di mano ai vertici della singola Bcc e un intervento “centrale” degli organi della holding divenga necessario.
Concessione e gestione del credito sono di fatto i due motori di una banca, specie se tradizionale come una Bcc. Mi spingo a affermare che il controllo della loro definizione e implementazione rappresenta in una Bcc il vero scettro del potere.

LA QUESTIONE DEL TERRITORIO E DELLA CONCORRENZA

Ma le aree di impatto non terminano qui: concessione e gestione influenzano anche la penetrazione commerciale, l’espansione territoriale, e da qui su su fino a marketing, comunicazione sociale, iniziative per il territorio, specie se consideriamo che la riforma ha individuato per la Capogruppo un ruolo di ‘coordinamento’ delle BCC aderenti.
È un dato di fatto che le BCC sono tante e esistono moltissimi casi di sovrapposizione territoriale: i patti di coesione come li gestiranno, sia quelli esistenti sia quelli che sorgeranno in caso di futuri piani di espansione? La governance della Capogruppo e il peso relativo delle sue banche aderenti qui giocherà un ruolo potenzialmente forte. Lo Statuto delle due holding (che sono SpA, senza voto capitario) prevederà una soglia massima di diritti di voto/partecipazione pur di garantire voce paritetica anche alle BCC più piccole?

Al riguardo va notato che l’idea del presidente di Ccb, Fracalossi, di far pagare l’aumento di capitale di più alle BCC con ‘eccesso di capitale’, sia solo apparentemente generosa nei confronti delle BCC in difficoltà, perché le mette all’angolo sul piano della rappresentanza.

Io personalmente sono favorevole a più holding distinte, addirittura in competizione. La concorrenza non è mai un male, specie se obbliga a dotarsi delle migliori best practices, e dio solo sa quanto ne ha bisogno il mondo cooperativo: più volte ho sentito di ex colleghi, licenziatisi per migrare verso ruoli e stipendi più gratificanti in piccole BCC, telefonare ai vecchi colleghi per aiuti su problematiche complesse, non fidandosi più del supporto della propria Capogruppo, troppe volte rivelatasi poco efficiente.
Casi ricorrenti riguardano gli embarghi e l’antiriciclaggio, la normativa sulla adeguata verifica della clientela e i rapporti con fiduciarie e trust.
Più holding distinte significa concorrenza su prezzi, prodotti e servizi, evitando il rischio di uniformare l’offerta di servizi bancari e (peggio ancora) che i prezzi siano concordati, nonché il rischio che l’espansione commerciale e territoriale di alcune BCC intraprendenti possa arenarsi sulle ragioni ‘di causa superiore’ qualora volessero aggredire territori e bacini attigui, magari presidiati da una ‘consorella’ meno efficiente ma pur sempre consorella della grande confraternita del mondo cooperativo.
La mia impressione è che nessuno ne parli perché nessuno ha l’interesse che tale consapevolezza rasenti le coscienze dei risparmiatori. Anzi, si plaude ai giornali che polemizzano contro la divisione sbandierando le mirabolanti ‘economie di scala’ che deriverebbero dall’unificazione.

COSA RISERVA IL FUTURO?

Come prevedevo possiamo già dare per assodata una prossima dipartita: le federazioni provinciali e regionali dei crediti cooperativi smetteranno di esistere oppure si ridimensioneranno se non riescono a evolversi in qualche modo che ad oggi mi sfugge.
Man mano che proseguirà la divisione dei territori fra Trento e Roma creando una cartina più simile alla Cisgiordania che alla penisola coreana, verrà meno il ruolo di portavoce di questi poltronifici.
Sarà un caso, ma dopo le dimissioni volontarie del presidentissimo Azzi registriamo quelle del direttore generale della importante federazione veneta, dott. Colombera, in volo per prendere un posto di rilievo in Iccrea.

È il rompete le righe.

Ma la frammentazione locale creerà un vuoto nella rappresentanza unica delle BCC, e bisognerà pensare come “fare massa” e con che criteri i criteri compattarsi sotto un unico portavoce, criteri che non potranno più essere esclusivamente l’appartenenza ‘allo stesso territorio’.

Prima della fine dell’autunno mettetevi un promemoria e tornate sull’argomento del credito cooperativo. A fine anno, se tutto procederà bene, i famigerati patti di coesione dovrebbero essere pronti, e le Bcc aderenti dovranno convocare nuove assemblee per deliberare la modifica dei rispettivi Statuti e prevedere nero su bianco l’adesione a Ccb o a Iccrea.
Molti dicono che un’eventuale delibera diversa da quella di maggio sarebbe un mero esercizio teorico, possibile ma (altamente?) improbabile. Non è difficile comprenderne le ragioni, anche io sono scettico che qualcosa cambierà, ma gli umori dei soci (ricordo, voto capitario) sono mutevoli e bizzosi.

E poi ben venga altro casino, a me scandali e sospetti piacciono, mi distolgono dalla noia.

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Pubblicato da Banchiere Cannibale

Mi piace avere vecchi amici a cena... Perché sotto la più bella ruota di pavone si cela sempre un culo di pollo.

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