Default Argentina: un boccone indigesto

Il tempo è scaduto e l’Argentina non ha trovato l’accordo con i suoi creditori: è default. Di nuovo.

Chi a suo tempo aveva accettato la ristrutturazione ora si trova di nuovo gabbato. Una delusione cocente per chi sosteneva bastasse la sovranità monetaria e la possibilità di svalutare per gestire le difficoltà da debito. L’Argentina si è avvitata di nuovo, nulla ha potuto fare in questi anni per accumulare riserve emettendo debito senza ritegno, al più monetizzando.

Forse la sovranità monetaria non è la panacea, forse anche in sovranità monetaria occorre avere un’economia competitiva e introdurre le riforme per adeguare il Paese ai tempi che cambiano. Forse occorre, per quanto tu sia sovrano e pronto alla monetizzazione de laqualunque, avere una credibilità internazionale.

Ma forse, eh, intendiamoci.

Il dubbio è venuto anche alla “Consob” Argentina, che ora sta attivandosi per spiegare il default del paese come una astuta mossa degli speculatori.

Il teorema sarebbe questo: comprando i titoli argentini dopo il default a prezzi stracciati (una dozzina d’anni fa) i “fondi avvoltoio” hanno rifiutato ogni proposta di ristrutturazione confidando nella sentenza che costringe al rispetto delle obbligazioni, così da portare il Paese al default. E perché mai un creditore desidererebbe portare al fallimento il proprio debitore?  Per incassare i contratti di copertura (Credit Default Swaps, CDS) dice il sostenitore del teorema della finanza cattiva e speculativa, come se i CDS quando vengono incassati non coinvolgessero un’altra parte finanziaria che paga.

L’equilibrio precario su cui si regge questo ragionamento salta quando si osservano le proporzioni numeriche: i bond non ristrutturati, la pietra dello scandalo, ammontano a 6,6 mld$ (ed includendo tutti gli interessi arretrati il dovuto ammonta a 16,2 mld$) come scrivevamo a suo tempo, mentre Reuters ci avvisa che

“There is absolutely no evidence to demonstrate that the holdouts hold Argentine CDS positions. No proof”

senza contare che se anche, viceversa, possedessero per assurdo l’intero pacchetto dei CDS su titoli argentini, questo ha generato pagamenti per 1 solo mld$.

O questi fondi avvoltoio sono animati dal motto “meglio un uovo domani (tra 12 anni) che una gallina oggi” oppure qualcosa nel teorema non quadra. Rifiutare ristrutturazioni a 1/3 del valore nominale (più interessi) per poi incassare dopo molti anni infruttiferi (e molte incertezze legali) 1/16 non sembra, così ad un primo sguardo, una gran speculazione.

C’è chi, comunque, crede a questo genere di ricostruzione (come ad esempio L. Becchetti in questo articolo su Avvenire) e suggerisce, per impedire che si verifichino questo genere di situazioni:

Se vogliamo un’economia e una finanza al servizio della persona sarà opportuno introdurre clausole che disincentivino i comportamenti speculativi imponendo come regola nelle ristrutturazioni dei debiti sovrani che, quando una quota di maggioranza sufficientemente ampia di creditori accetta un accordo di ristrutturazione, tale accordo debba imporsi anche ai rimanenti. Se questo aumenterà rischi e costi dei debiti sovrani, non importa, perché si tratterà in tal caso di una normale legge di mercato da accettare

Suona familiare? Si tratta delle clausole CAC, quelle che quando sono state introdotte in Europa sono state tacciate di essere una violazione della sovranità.

Sempre lì si torna.

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Pubblicato da L'Alieno Gentile

Precedentemente conosciuto con il nickname Bimbo Alieno, L'Alieno Gentile è un operatore finanziario dal 1998; ha collaborato con diverse banche italiane ed estere. Contributor OCSE nel 2012, oggi è Global Strategist per l'asset management di una banca italiana.

11 Risposte a “Default Argentina: un boccone indigesto”

  1. Ma tu dici? Ma non era che chi ha sovranità monetaria NON può fallire? Scherzi a parte, taluni economisti o meglio PRESUNTI TALI, hanno condito i loro comizi con colorite teorie… Oggi sono scomparsi tutti ? Mah…

  2. sì, come il Ghana che da economia modello del continente africano ha dovuto chiedere ieri gli aiuti al FMI. Motivo? La valuta nazionale si è svalutata del 40% nell’ultimo anno. Pensa che avevo capito che con la svalutazione si volava…

  3. Diciamo una cosa: perché mai uno stato sovrano dovrebbe emettere titoli sotto una legislazione straniera e senza clausola CAC (quella che consente di raggiungere accordi con i creditori senza che sia necessaria l’unanimità dei consensi)?

    Perché, come si è sempre detto, nessun pasto è gratis. Se un paese è un buon debitore (che, cioè, paga con regolarità i debiti e ha una buona solvibilità) non ha alcun bisogno di farlo. E nonostante non lo faccia può piazzare i titoli a tassi di mercato (adeguati al rating del paese) od anche più bassi.

    Ma se un paese è carico di debiti, ha i conti in disordine ha una governance scadente e fa periodicamente default, è costretto ad emettere i titoli sotto legislazione straniera perché i creditori non si fidano più e pretedenderebbero un interesse ben più alto qualora decissero – e non è affatto certo – di sottoscrivere i titoli.

    Quando, inoltre, un paese emette titoli senza clausola CAC conferma e rafforza il messaggio di cui sopra: investitori, sottoscrivete tranquillamente i titoli perché sicuramente saranno ripagati.

    E’ difficile, quindi, biasimare gli hedge fund che hanno racolto, a buon mercato, i titoli argentini, visto che chi ha speculato per primo è stata l’Argentina, piazzando titoli ad un interesse più basso di quello che avrebbe dovuto assicurare, qualora ci fosse stato il rischio di ristrutturazione.

    E’ bizzarro, pertanto, che l’Argentina si lamenti del fatto che gli hedge fund non abbiano accettato la ristrutturazione: non l’hanno accettata perché era stata esclusa proprio dall’Argentina per pagare interessi più bassi.

    Si dirà: ma se comunque uno Stato si rifiuta di pagare, a prescindere dalla legislazione e dalla clausola CAC?

    Qui si arriva al giudice Griesa, all’abilità dei legali degli hedge fund ed ad un paese, gli Stati Uniti, che capiscono ancora l’importanza di tutelare in qualche modo il rispetto delle obbligazioni contrattuali.

    E qui una lezione anche per quelli che vogliono spingere l’Italia a soluzioni estreme (l’Italia comunque sta emettendo titoli con la clausola CAC): ritenersi troppo furbi porta disastri.

  4. Per gli eterni e convintissimi ANCORA “amanti del numero chiuso” – i dati-numeri, come sempre, cantano da soli.

    ☾Argentina, anni 2006-2013 – confronto☽

    ➊ Struttura dell’occupazione, % del totale
    Agricoltura = 1
    Industria = 24
    ►Servizi = 74

    ➋ Origine del PIL, % del totale
    Agricoltura = 11
    Industria = 31 (di cui manifatturiera = 21)
    ►Servizi = 59

    ➌ Commercio

    Ⓐ- Principali clienti, % del totale
    Brasile = 20.1
    Cina = 6.8
    Cile = 5.1
    ►US = 5.1

    Ⓑ- Principali ►fornitori, % del totale
    Brasile = 37.4[*]
    US = 16.3
    Cina = 14
    Germania = 5.3
    – .–.-
    [*] Il principale fornitore del Brasile rimangono – “ancora” – gli US con il 15.9% (del totale) seguiti dalla Cina con il 15.2% (sempre del totale). Nell’origine del PIL brasiliano, i servizi incidono del buon 67% (del totale).
    -.–.-

    Il resto vien da se …

    ❝per spiegare BENE – a chi non ha alcuna cognizione di causa e scrive o parla ad capocchiam: sembrano davvero un pò come coloro i quali si scagliano contro i meteorologi di quest’anno boreale (piove e la colpa è del meteo e/o di chi fa le previsioni!) – il default di UN paese❞

    ✍✓_s-U-r-f-E-r_✍✓

  5. Se non è per i CDS (sono d’accordo con l’autore), per quale motivo un creditore (gli hedge funds) dovrebbero volere il default del proprio debitore?
    Grazie in anticipo per la risposta.

    1. Il creditore non vuole il default del debitore, vuole condizioni di accordo che non abbiano le sembianze di un accordo-capestro.
      L’offerta “prendere o lasciare” fatta dallo Stato argentino era lontana dall’esserlo. Ora ci sono tutte le condizioni per arrivare ad una forma di agreement nei prossimi mesi tra lo Stato (che può e vuole pagare) ed i suoi creditori.

  6. Matteo (Welcome to),

    nessun creditore – pure il più tonto – spera/chiede il “fallimento/default” – legale o meno che esso sia – del Suo debitore. In specie, poi, per come si è venuto a “strutturare”, quello dell’Argentina. Nessuno – neanche Polifemo, se l’avesse saputo.

    Il problema ora è “politico” e SOPRATTUTTO di “punto”, in breve.

    Se lasciano RI_passare “col verde” – per l’N-sima volta – l’Argentina (e chi la “gestisce”, ORMAI da A_N_N_I!), si crea – “assomma” – un (NUOVO) precedente – tralasciando che siamo sotto il cielo e che i “debiti/patti”, giusti o sbagliati che siano, quando vengono contratti e SOTTOSCRITTI LEGALMENTE da ambo le parti, devono essere onorati. IN TUTTO. SEMPRE.

    Roma (“ANTICA”), docet – da Essa discendiamo: almeno Noi, non dimentichiamoLo MAI.

    E pensare che la Cristina (Fernandez de Kirchner) spera[va] nell’aiuto della Dilma (Rousseff). Mi sa che il Suo Kiciloff ha nuovamente sbagliato a fare i conti – ma questa, non è una novità, ormai.

    P. Sambo, F. Marcelino, F. Pacheco (Bloomberg, News), “BNY Mellon managed fund loses 51% on Argentina default” – August 5, 2014

    http://www.bloomberg.com/news/2014-08-05/bank-of-new-york-managed-fund-loses-51-on-argentina-writedowns.html

    http://ftalphaville.ft.com/files/2014/08/Brasil_Argentina.pdf

    Siamo solo all’inizio – aspettando ottobre “rosso” prossimo. Samba!

    Saluti.

    ✍✓_s-U-r-f-E-r_✍✓

  7. Ma siccome i “fondos buitre” tipicamente avevano comprato i titoli dai disperati che pensavano di non rientrare neanche di 1 centesimo, si sa quanto avevano effettivamente pagato lo stock di carta straccia a suo tempo?

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