L’Italia, paese di poeti, non poteva essere esente dal fascino del bacio. Anzi, non sazio delle rime baciate, il paese si scopre zeppo di “operazioni baciate”: finanziamenti concessi in cambio di sottoscrizioni di azioni ed obbligazioni della banca.
Il singolo bacio, tra la banca ed un suo dipendente, o un altro con un “amico” cliente, in sé non fa scandalo, è quando su un tavolo vengono sparpagliate le centinaia, migliaia di foto di baci strappati (verrebbe da dire “rubati”), che ci sale l’indignazione. Crediti che si deteriorano a cui si abbinano garanzie che si scoprono inconsistenti, svalutate o da svalutare, in un corto circuito che rischia di attivare un pericoloso effetto-domino.
[sociallocker]Nascono così e domande ricorrenti, quelle che oggi sono sulla bocca di tutti: “Dov’era chi doveva vigilare? Chi ha permesso tutto questo?” Banche che gonfiano i loro attivi (con dei crediti) ed il loro patrimonio, cavalcando le richieste di finanziamento della loro clientela, il cui merito di credito veniva messo in secondo piano.
Ci si indigna guardando l’Etruria, le Marche, ma anche il vicentino, i baci volano lascivi, vengono scambiati impudicamente e a tutti appare chiaro come tutto questo schioccar di labbra andava sedato prima, quando le situazioni non erano ancora divenute incresciose, secondo il sano principio per il quale “i tetti si riparano quando non piove”.
Questa indignazione però, in un caso specifico, si trasforma. C’è la consapevolezza che baci di questo genere possano portare con sé un buon cumulo di guai, e che pertanto vadano messo un freno alle labbra che si tendono morbide prima che la scena appaia incresciosa, ma questa consapevolezza improvvisamente si sopisce quando gli amanti che si scambiano il bacio sono la banca ed il ministero del Tesoro.
Dagli anni pre-crisi l’ammontare di titoli di Stato italiani nei portafogli delle banche tricolori è più che triplicato, ma davanti alla richiesta europea (leggi tedesca) di imporre delle regole che ridimensionino queste effusioni amorose, l’opinione pubblica si ribella, grida al complotto. Vorremmo la tutela dei depositi su base europea, invece che nazionale, ma inorridiamo al pensiero che la condizione posta per averla sia una interruzione del rapporto incestuoso tra le banche e lo Stato.
[/sociallocker]Al tempo stesso lamentiamo che le banche fanno troppa finanza invece che fare il loro mestiere di erogazione efficiente di credito. Proprio ispirandoci al principio che “i tetti si riparano quando non piove” bisognerebbe cogliere il momento con i tassi prossimi allo zero (e quindi i prezzi alti) ed una BCE pronta e disponibile agli acquisti per normalizzare la situazione e riportare le banche ad una operatività più ordinaria, chissà che magari così i loro clienti non trovino, tra l’altro, maggior spazio per comprare i titoli di Stato, anziché le loro obbligazioni subordinate o ordinarie.
Il governo che disegna decreti “salvabanche” e impone le riforme delle banche popolari e dei crediti cooperativi, dovrebbe aiutare l’opinione pubblica a comprendere che nemmeno i suoi baci sono innocenti anziché lottare strenuamente per preservare una situazione che abbiamo già scoperto -nel 2011, al tempo dello spread- quanto può diventare pericolosa.
E’ venuto il momento di restituire al bacio il suo ruolo simbolico positivo, nell’immaginario collettivo di due amanti che si abbandonano uno nell’altro, come da ispirazione iniziale del celebre cioccolatino. L’Italia sul fronte delle effusioni ha una fama da difendere “Italians do it better”, deve quindi ambire a ricoprire dignitosamente il suo ruolo di paese membro in Europa, l’Italia è il paese dell’arte, della cultura, della poesia. Non è il caso di fare figure da “cioccolatai”.