Dopo di noi, il diluvio

Ancora una giornata uggiosa, il cielo è plumbeo, malinconico.

Mi vesto lentamente, uno sguardo distratto allo specchio, esco. La strada è silenziosa, lo scatto brusco dell’ombrello automatico mi scuote dal torpore mattutino. La pioggia si fa sempre più insistente, il suo tamburellare incessante. Cerco di corsa riparo sotto l’insegna di un antiquario.

Venga dentro, la prego

Impacciato, chiudo l’ombrello gocciolante ed abbozzo un sorriso di gratitudine.  Dopo un breve scambio di battute  con la commessa,  mi guardo intorno in attesa che scampi il diluvio. Circondato da un vero tesoro di sculture, mobili e quadri d’epoca mi lascio sedurre da quel fascino antico. Mi pare che ogni oggetto sussurri al mio orecchio di farsi sfiorare, toccare, sentire: la bellezza è una voce lontana .

Ad un tratto un acquarello attira magneticamente la mia attenzione.

Alexandre Nikolayevich Benois, The King walked in any weather…(Saint-Simon) 1898

Quello che accadde non so spiegarlo, ricordo una lieve vertigine poi più nulla.

Sono dentro il dipinto.

Reggia di Caserta
Reggia di Caserta, veduta dal parco

Nell’aria una leggera frescura, vedo il palazzo sfumare nella foschia all’orizzonte. Afferro un ciuffo d’erba, lo strappo per sentirmi vivo in quella dimensione ovattata e di pacata felicità.  Un vento leggero agita le fronde, mi accorgo che ha smesso di piovere. Chiudo gli occhi ad un pallido sole che saltella di vasca in vasca, di cascate in cascatelle,  inseguendo la fuga prospettica del parco come gentiluomo rincorre giocoso la sua dama.

A palazzo, prima che sia buio!

Restano solo poche ore e poi sarebbe scesa, infine, la sera. Mi fermo per una sosta al Criptoportico del Giardino Inglese. L’ultima luce, che filtra dalla volta scoperta, accarezza il viso della giovane ancella nella nicchia, custode immota di infinita grazia. Ella m’accoglie benevolente, e come si conviene in un luogo sacro, mi parla sottovoce, indicandomi come uscire dal labirinto del boschetto e raggiungere il palazzo.

© Redbanshee, Reggia di Caserta – Giardino Inglese, Criptoportico

Dopo aver attraversato aranceti, serre, vivai, tra l’odore intenso di piante rare e il fascino di alberi esotici, sotto un cedro del Libano mi abbandono a dolci pensieri come se tutta quella bellezza avesse cancellato ogni remota preoccupazione.

Reggia di Caserta, Tempietto dorico
Reggia di Caserta, Tempietto dorico

Dinanzi a me il laghetto dove ogni notte il fantasma di un celebre sanfedista intona disperato il suo canto rivoluzionario:

E’ fernuta l’uguaglianza
è fernuta la libertà
pe ‘vuie so’ dulure e panza
signò iateve a cuccà

Sul lungo viale, una carrozza mi aspetta. Ha ricominciato a piovere.

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Pubblicato da Daniela Pepe

Anima migrante, laureata in economia. Lasciò tutto per l'America viaggiando in Transiberiana. Vive a Roma ma il suo cuore è a Tel Aviv

4 Risposte a “Dopo di noi, il diluvio”

  1. “Era di età indefinibile, ma tutto in lei suggeriva una quieta, irrimediabile vecchiezza.
    La donna passava ore interminabili seduta su quell’antica panchina in riva al lago, le mani giunte compostamente in grembo, l’espressione serena e lo sguardo posato in qualche remota dimensione spazio-temporale, assorto nella rievocazione di un ricordo o nella costruzione di un sogno.
    Dentro la sua vita per ciò che era stato, fuori dalla sua vita per ciò che avrebbe potuto essere ma non era stato, o che non era stato perché non avrebbe mai potuto essere.
    La donna sorrideva, perché sapeva di essere ricca: aveva mantenuto la memoria dei suoi ricordi, e la capacità di sognare”.
    Grazie, Transiberiana, per il viaggio di oggi.
    Casualmente, sto leggendo il romanzo di Piccolo, “Il desiderio di essere come tutti”, storia affascinante dove la bellezza della Reggia di Caserta è costantemente sullo sfondo.
    Ma infine: siamo quello che siamo o quello che possiamo immaginare di essere?

  2. Grazie Sonia per le tue note sempre gradite che stimolano la riflessione.
    Solo circondandoci di bellezza e tramandando la memoria potremo salvarci dagli orrori di questo tempo e proteggere quello che veramente siamo: anime sensibili con tante rughe sulla faccia

    1. La bellezza, si. Occorre saperla scovare, e poi bisogna anche imparare a guardare dentro e oltre di essa. Proprio come entrando in un quadro ed animandone la scena. E’ un modo (illusorio ma efficace) per appropriarsi della bellezza e conservarne traccia dentro di sé.

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