Droni nei campi di grano

Saranno presto un ricordo del passato le grandi e deserte distese del Mid West, le sterminate pianure controllate da pochi contadini e molte macchine dove maturano le gialle spighe del Nebraska, dell’Iowa, del Kansas. Ancor di più materiale d’archivio appariranno le lotte dure tra allevatori e coltivatori, immortalate da epici duelli western. Pur se è la più sviluppata al mondo, l’agricoltura statunitense dovrà affrontare grandi cambiamenti. Lo impongono i numeri, l’analisi economica, lo sviluppo demografico. Nel 2050 la popolazione mondiale supererà i 9 miliardi di abitanti. Secondo uno studio della Stratfor – la prestigiosa società di global intelligence – la produttività agricola dovrebbe di conseguenza aumentare del 25% nello stesso periodo di 35 anni. Oltre alla popolazione cresceranno i bisogni e le richieste di un’alimentazione più sana e più ricca. Miliardi di persone, soprattutto in Asia si stanno affrancando dal sottosviluppo e da un’economia di sussistenza. Non hanno tuttavia ancora sviluppato capacità produttive in grado di soddisfare questa domanda. Lo stato attuale delle conoscenze non permette infatti di sciogliere questo nodo, se non affidandosi ai paesi che hanno le competenze per aumentare la resa delle coltivazioni. Gli Stati Uniti sono in prima linea nella contraddizione tra supremazia acquisita e tensione al miglioramento.

La fotografia del presente registra una loro indiscutibile supremazia. Sono autosufficienti, esportano i loro prodotti e hanno grandi rendimenti. Lavora nel settore meno dell’1% della popolazione, a fronte di una media mondiale pari a poco più di ⅓ . La meccanizzazione è leggendaria, la produttività altissima, l’integrazione con l’industria dei fertilizzanti molto redditizia. Tuttavia questo successo è messo in pericolo non solo dalla sovrappopolazione. La terra coltivabile non è ovviamente infinita. Lo stesso limite si riscontra nelle risorse per l’irrigazione. Inoltre i costi stanno crescendo e diventando poco concorrenziali. Le richieste di cibo organico e senza pesticidi sono sempre più stringenti. Infine la manodopera agricola – i braccianti latinos dei romanzi di Steinbeck – diverrà meno disponibile, trattenuta in Messico da migliori condizioni di vita e caparbia nello scegliere destinazioni urbane.

Non rimane altro che la tecnologia, spinta a livelli ora impensabili. Le università, sia statunitensi che giapponesi, hanno progettato robot sperimentali che raccolgono frutta e verdura. Come i loro colleghi dell’industria, non hanno limiti di tempo, sono obbedienti, non attivano rivendicazioni salariali. Le mietitrici sapranno cosa tagliare, i trattori diventeranno sempre più intelligenti e capaci di rinunciare al conducente. Le coltivazioni OGM saranno più controllate e compatibili con fertilizzanti meno tossici; addirittura delle api-robot saranno in grado di impollinare le colture scegliendo la stagione e il clima più produttivi. Infine, i droni controlleranno la qualità del suolo con rilevazioni a distanza. Sarebbe la rivincita – pacifica ed economica insieme – per chi ha sempre sostenuto il dual use della ricerca, dove questa volta l’impiego civile prevale su quello militare.

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Pubblicato da Alberto Forchielli

Presidente dell’Osservatorio Asia, AD di Mandarin Capital Management S.A., membro dell’Advisory Committee del China Europe International Business School in Shangai, corrispondente per il Sole24Ore – Radiocor

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