La Fed è quasi arrivata?

Fed arrivata

Era il 22 marzo, qualcuno si dichiarava incerto sulla possibilità di un nuovo rialzo dei tassi da parte della Fed, dopo il fallimento di due banche regionali statunitensi e la crescente incertezza che ciò stava generando.

Il messaggio della Fed al mercato è stato che il problema delle banche era un evento isolato, e ha inasprito i tassi -come da suoi precedenti programmi- di altri 25 punti base, portandoli al 5%.

Più o meno come aveva deciso la BCE la settimana precedente, quando ha deciso di alzare comunque i tassi dello 0,5% come previsto, pur nel disastro abbattutosi sulle banche europee con il caso Credit Suisse: la conferma della politica monetaria aveva la funzione di confermare che lo scenario generale era lo stesso e la vicenda Credit Suisse era un caso isolato e specifico.

E adesso?

Sebbene le ultime proiezioni della Fed suggeriscano altri rialzi, l’ipotesi di una pausa diventa sempre più probabile.
Innanzitutto le regole bancarie devono stringersi, dopo la questione delle banche regionali, questo implicherà un inasprimento delle condizioni finanziarie per via regolatoria. Mentre i  depositi “fuggono” verso le banche più grandi e soprattutto verso il mercato moneario (il tasso medio di deposito sul conto in USA è 0,4%, mentre il rendimento di un T-Bill, il BOT americano, è vicino al 5%), ma le banche regionali rappresentano circa il 40% del mercato del credito per le piccole e medie imprese.

Poiché le banche più piccole sono costrette ad aumentare i tassi di deposito per mantenere e attirare i risparmiatori, e con la minaccia di una maggiore regolamentazione che incombe su di loro, le condizioni con cui concederanno credito da ora in avanti saranno più severe..

Ok, ma l’inflazione?

Sebbene in calo, è ancora elevata e il mercato del lavoro (ancora molto forte) non sembra far intuire difficoltà nei consumatori.

In questi giorni, però, il mercato del lavoro ha mostrato le prime crepe: i JOLTS (Job Openings and Labor Turnover) in forte calo, ( -600 mila posizioni in febbraio rispetto al mese precedente) e ben al di sotto delle attese, i dati di occupazione rilasciati da ADP hanno indicato soli 145mila nuovi posti di lavoro per Marzo (oltre il 30% in meno delle attese). E’ improbabile che il JOLTS migliori in marzo.

Alla prossima riunione Fed potrebbe quindi arrivare finalmente l’ultimo piccolo rialzo dei tassi, vedremo oggi i dati sulla disoccupazione e sui salari, mentre la settimana prossima usciranno i dati sull’inflazione.

La partita, sui mercati, si sposta progressivamente sull’intuire (anticipare) i futuri tagli dei tassi. Al momento l’attesa di mercato vede i tassi base di fine 2023 che dovrebbero tornare al 4,25% negli Stati Uniti. Quindi un intero punto percentuale di tagli nella seconda metà dell’anno, nonostante un’inflazione ancora alta e un prezzo del petrolio che torna a correre dopo i tagli alla produzione decisi a sorpresa da OPEC+. Pare una visione troppo ottimistica (appena un mese fa il tasso atteso per la fine dell’anno era al 5,75%…)

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Pubblicato da L'Alieno Gentile

Precedentemente conosciuto con il nickname Bimbo Alieno, L'Alieno Gentile è un operatore finanziario dal 1998; ha collaborato con diverse banche italiane ed estere. Contributor OCSE nel 2012, oggi è Global Strategist per l'asset management di una banca italiana.

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