Ian Mc Ewan dritto al cuore del senso di vivere (anche con i robot)

macchine come me
Il nuovo romanzo di Ian Mc Ewan (Macchine come me, Einaudi, pag. 281, Euro 19,50) ci conferma l’autore inglese come uno dei più attenti osservatori della società moderna nei suoi aspetti più nuovi ed interessanti.

Egli è invero reduce da un’infilata davvero notevole di grandi prove: da Sabato a Solar, da Miele alla Ballata di Adam Henry, fino a Nel Guscio, sono tutte analisi lucide dell’animo umano nel nostro tempo, della nostra debolezza in questa società così complicata.

Con Macchine come me, Mc Ewan tratta una materia complessa ed attualissima, ancorché non certo nuova: porta sulle scene Adam, un androide, un robot, come già alcuni avevano fatto, in primis Isaac Asimov, che ancora 70 anni fa trattò da par suo l’argomento nel Ciclo della Fondazione, creando una scienza inventata dal nulla, la psicostoria, e dei codici di comportamento della convivenza fra uomini e robot.

IL LIBRO

Per farci vivere il suo racconto, Mc Ewan ricorre all’ucronia: modifica il corso degli eventi storici e ci restituisce un 1982 tutto diverso da come lo ricordiamo o conosciamo: Alan Turing, il genio matematico che con le sue intuizioni diede il via all’informatica moderna, non muore nel 1954 come purtroppo avvenne: è vivo e solo grazie a questo, sembra dirci McEwan, abbiamo un 1982 iperconnesso con Internet, i social, i tablet….e gli androidi.

Chiarlie Friend, un ex avvocato trentenne un po’ spiantato, espulso dall’albo, è in cerca di una strada nel trading on-line, e spende 86 mila sterline (l’eredità della madre) per mettersi in casa Adam, un robot, risultato di una sperimentazione per la quale sono in commercio 25 androidi, 12 uomini (Adam) e 13 donne (Eve).

C’è un storia d’amore con Miranda, la ragazza del piano di sopra, ci sono vicende anche sentimentali che coinvolgono Adam, che inizia ad interagire con gli umani, cosa che presto porterà diversi grattacapi; c’è una storia inquietante del passato che ritorna e il lettore vive con una certo straniamento questa riscrittura degli anni 80: il Regno Unito perde la battaglia delle Falkland, il Paese vive un lutto generale, la Thatcher viene mandata via, i laburisti vincono le elezioni, così come Carter negli USA e Marchais in Francia.

Charlie incontra casualmente Alan Turing a Camden e gli rivela di possedere uno degli Adam: Turing lo convoca, vuol sapere la creatura come va, racconta che alcuni di questi androidi si sono suicidati: anch’essi non trovano il senso della vita, molto più spesso di noi umani.

COSA CI RESTA

Ed è proprio questo il profondo significato, di nuovo, di questa narrazione: i robot sono come noi? Li distruggeremo o ci distruggeranno? E il libero arbitrio dell’uomo sulla macchina (come su tutto) può prevalere? O deve limitarsi per rispettare principi etici?

In tempi di Siri, Alexa ed Ok Google, di riflessioni sull’Intelligenza Artificiale e sulle sue applicazioni alla finanza e ai processi produttivi, questo romanzo va al cuore del problema; ancora una volta McEwan coglie lo spirito del nostro tempo con un tema cruciale, come aveva fatto ne La Ballata di Adam Henry, centrato sul tema dell’obiezione religiosa alle cure e, di nuovo, sulla responsabilità dell’essere umano; Mc Ewan sfoggia anche una grande dimestichezza a trattare temi scientifici, come aveva fatto in Solar, e nel raccontarci con sguardo ironico la tribolata società inglese di questi decenni (come in Nel Guscio).

Quest’ultima fatica di Mc Ewan lo conferma senza dubbio come enorme talento letterario della sua generazione: c’è da sperare che l’Accademia di Svezia se ne ricordi, questa volta.

Poscritto: nella contronarrazione di Mc Ewan, il governo laburista che succede alla Thatcher, sconfitta, esce dall’Unione Europea; seguono manifestazioni di piazza, lo sciopero generale per le condizioni economiche peggiorate:

Restava in vigore lo stato d’emergenza. L’economia si era contratta del 5 per cento in un anno. Gli scontri di piazza erano frequenti quanto gli scioperi.

Forse  Mc Ewan ci trasmette, per questa via, cosa ne pensa della Brexit e le sue previsioni per il futuro da oggi in poi?

Post Poscritto: vale forse la pena ricordare che Alan Turing si è suicidato nel 1954, a 42 anni, a causa delle persecuzioni, anche giudiziarie, cui fu sottoposto per la sua omosessualità (ottenne una grazia postuma nel 2012, nel centenario della nascita); egli dovette scegliere se scontare due anni di prigione per atti osceni o sottoporsi a castrazione chimica e a sommistrazioni di ormoni: scelse questa seconda via, avendo successivi disturbi che lo portarono al suicidio per auto-avvelenamento (anche se alcuni ipotizzano che invece fu vittima di uno dei suoi esperimenti chimici). McEwan sovverte questa storia, e ce lo rende combattivo, galeotto, ma vivo:

fu una delle decisioni migliori della mia vita

gli fa dire di quella decisione che invece non prese, quella di andare in carcere e di subire l’onta del reo: un chiaro invito – così attuale – a non mollare mai, sui diritti.

 

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Pubblicato da Leonardo Dorini

Manager, consulente, blogger. Mi occupo di finanza ed impresa, amo lo sport. Ma sono qui per l'altra mia grande passione: la letteratura.

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