Il calendario del tracollo

Un crollo del 50% sui listini azionari sarebbe in arrivo, secondo alcuni gestori. Uno di questi è il permabear Marc Faber, secondo cui i mercati sono in una gigantesca bolla finanziaria che potrebbe scoppiare ogni giorno. L’imputato numero uno sarebbe Barack Obama, ed in immediato subordine il vertice della Federal Reserve -quindi Ben Bernanke ed ora Janet Yellen. L’accusa è di aver drogato il mercato con tassi bassi, alimentando le attività finanziarie a danno dei lavoratori salariati e dei risparmiatori, che sottoscrivono titoli di Stato e quindi non trovano remunerazione.

Perché mai un padre di famiglia deve essere forzato a speculare sui mercati azionari o sugli immobili?

Si domanda, non senza retorica, Marc Faber.

Ma oltre a lui, noto per essere un pessimista, c’è qualcun altro che lancia allarmi ed invita a prestare attenzione: stiamo parlando di Warren Buffet. Il “Warren Buffett Indicator” che sinteticamente potremmo rappresentare conme un rapporto fra capitalizzazione e PIL sta arrivando su valori che indicherebbero di vendere.

E’ notizia di qualche giorno fa che anche il noto speculatore George Soros avrebbe aumentato (fino a raddoppiarle) le proprie posizioni short, ovvero le proprie scommesse sui ribassi del mercato azionario.

Che fare, quindi? 

Vendere le proprie posizioni prima della partenza dei ribassi o restare investiti per non rischiare di mangiarsi le mani vedendo i mercati continuare a salire a dispetto dei fondamentali?

L’essenziale è sempre avere metodo. Comprare con stop loss e tenere un occhio vigile sulle evoluzioni dei mercati, ai quali per crollare serve un evento scatenante, qualcosa che faccia partire la corsa al cash, il fuggi-fuggi dal rischio.

Ed oggi, evidentemente, il principale elemento che ha questa potenzialità è la crisi Ucraina.

Per quanto possa sembrarci lontana e marginale, una questione geopolitica che coinvolge UE, Russia e Stati Uniti non può non ripercuotersi sull’economia mondiale. Anche in modo indiretto.

Prendiamo il prezzo del petrolio: più volte ho umilmente suggerito (qui un paio di esempi) che:

 

I motivi sono semplici, ma possiamo spendere qualche riga in più: il tapering, ovvero la manovra di “assottigliamento” degli stimoli monetari americani, sottrae capitali alle economie emergenti. Una riduzione dei flussi di capitale renderebbe Vladimir Putin meno spavaldo. Ugualmente un calo del prezzo del petrolio inciderebbe in modo sostanziale sulle capacità economiche della Russia. Farneticazioni di un ingenuo sognatore? Può essere. Fatto sta che oggi l’amministrazione americana ha annunciato la decisione di avviare la vendita dell’1% della propria riserva petrolifera, una mossa che non si vedeva dal 1990, i tempi della prima Guerra del Golfo.

William Gibbons, portavoce del Dipartimento USA per l’Energia:

Due to the recent dramatic increase in domestic crude oil production, significant changes in the system have occurred, including pipeline expansion, construction of new infrastructure, reversed flow of existing pipelines and increased use of domestic crude oil terminals

Il governo nega che questa scelta sia collegata agli eventi ucraini o ad altre questioni geopolitiche, in ogni caso l’effetto della mossa è stato oggi un calo del 2,3% del prezzo del petrolio sui contratti futures scadenza aprile al West Texas Intermediate (WTI). Secondo Michael Wittner, capo del global oil research di Société Générale a New York:

La scelta di tempo di questa manovra sembra un avviso lanciato alla Russia”

Se tutte queste congetture si rivelassero corrette, la diplomazia potrebbe avere la meglio sull’escalation militare. Con quali effetti sui mercati? Il tapering accelerato si accompagnerebbe ad una progressiva risalita dei rendimenti obbligazionari, mentre un calo del prezzo del petrolio potrebbe rivelarsi per gli USA una spinta alla ripresa in corso e per l’Europa la causa di un aggravamento dello scenario di disinflazione, capace di portare realmente il Vecchio Continente in deflazione.

Deflazione e rialzo dei rendimenti, un mix letale per i paesi ad alto debito… ve ne viene in mente qualcuno?

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Pubblicato da L'Alieno Gentile

Precedentemente conosciuto con il nickname Bimbo Alieno, L'Alieno Gentile è un operatore finanziario dal 1998; ha collaborato con diverse banche italiane ed estere. Contributor OCSE nel 2012, oggi è Global Strategist per l'asset management di una banca italiana.

4 Risposte a “Il calendario del tracollo”

  1. C’era una volta una favola che parlava di un re che se ne andava in giro nudo. Ci sarà un bambino che se ne accorgerà?

  2. La guerra è alla Russia, alla Germania, all’Italia e a tutti quelli che hanno osato pensare che si potesse costruire una Europa che non fosse solo atlantica. Il pensiero vola Greenstream ed alla infame fine del dittatore Gheddafi.

  3. PS. In tutta questa storia c’è più puzza di gas che di petrolio. Il gas russo che attraversa l’Ucraina, lo shale gas ucraino su cui hanno messo l’occhio Royal Dutch Shell e Chevron, nonché le future esportazioni shale gas made in US.

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