Dopo le recenti settimane di crolli verticali delle borse, con particolare e maggiorata volatilità dei titoli bancari (basti pensare agli scivoloni di Deutsche Bank o di Societé Générale) l’attesa per il discorso di Mario Draghi al Parlamento Europeo era più alta del solito.
Aprirà ad ulteriori allentamenti monetari? Alluderà ad altri tagli dei tassi? Annuncerà un allargamento del perimetro dei titoli comprabili nel Quantitative Easing? O darà a intendere una estensione temporale del programma di acquisto titoli?
Le domande degli osservatori si sono accavallate già durante il fine settimana, nell’affannosa ricerca dell’intuizione di quell’intervento tampone che avrebbe potuto arrestare la discesa da incubo dei listini azionari. Le borse, dal canto loro, hanno iniziato da venerdì una risalita alimentata – presumibilmente – più dalla fuga dei ribassisti (mai giocare contro la Banca Centrale) che dalla smania dei compratori.
Alcuni – quelli con lo sguardo che fatica a valicare le Alpi – si chiedevano se sarebbe stata annunciata una revisione delle procedure del bail-in o una sua sospensione. Mentre altri si sono spinti ad ipotizzare che la BCE si sarebbe resa disponibile a comprare i crediti deteriorati delle banche.
La realtà è stata meno creativa della fantasia dei commentatori.
Lo statement di Draghi ha, ovviamente, toni compassati e rassicuranti: