Into the woods

Pare che il mio accorato appello “aiutatemi a godermi i trekking in montagna, aiutatemi a spendere a casa vostra i miei soldi” abbia suscitato ilarità e occhi al cielo in diversi uffici di marketing territoriale, ma io non demordo e continuo a camminare anche in posti per me culturalmente alieni.

Scrivevo che “la cartografia e le informazioni sono ancora troppo pensate per i già iniziati”, ma per fortuna non è sempre così: è stata una bellissima sorpresa per esempio scoprire con quanta cura, passione e attenzione sono stati preparati questi itinerari di montagna in una delle zone italiane più belle e sconosciute: il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi.

Moltissimi itinerari sono proposti per permettere un trekking ad anello incrociando più sentieri e lunedì mattina io e il mio fido scudiero siamo partiti per tempo, dotati di acqua, repellente per gli insetti, coperta da picnic e soprattutto schiacciata appena sfornata per affrontare il Trek 31 – La Lama: antiche foreste nel cuore del Parco Nazionale.

Breaking news: non ci siamo persi. È pazzesco amici e amiche, non ci siamo persi e non abbiamo avuto neanche un momento di incertezza. Curare la segnalatica si può, scrivere guide per cittadini si può e, nel caso del libro “A piedi nel parco” si può scriverle anche in modo che siano narrativamente affascinanti. Certo, nel tratto finale avrei aggiunto un “ripidissimo” a “incantevole”, ma poco importa anche se ancora oggi (giovedì) cammino come Pinocchio quando era ancora burattino. È stato bellissimo.

Si arriva al punto di partenza, il Passo Fangacci, prendendo da Badia Prataglia la vecchia strada (in parte non battuta) che porta all’Eremo di Camaldoli. Lunedì eravamo meravigliosamente (per noi) e tragicamente (per le casse del turismo) soli: colonia in gita a parte in tutta la giornata abbiamo incontrato una decina di persone al massimo, e in un bosco che fa sembrare la foresta di Paimpont in Bretagna il giardinetto di un autogrill. Sono pronta a scommettere che se vi bendassi e vi portassi all’inizio del sentiero 00 non indovinereste mai di essere sull’appennino tosco-romagnolo, nei boschi amati da Dino Campana e da me.

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Il trek 31 non è difficile, ma è molto impegnativo per le gambe e per il fiato: la prima ora è praticamente una passeggiata ma quando inizi a rilassarti iniziano gli Acuti, che come dice il nome sono due tornanti secchissimi e soprattutto in discesa. Poco male, mi dico, meglio scendere quando si hanno ancora le gambe riposate, salire è più questione di fiato. Scendere siamo scesi: 650 metri in giù, fino alla Foresta della Lama che è praticamente una palude pratosa, un posto dal fascino micidiale, un po’ come le punture degli animali che vi dimorano.

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Ci prendiamo una pausa per divorare la schiacciata con prosciutto e formaggio sui tavolini da picnic, sempre soli come se fossimo l’ultima coppia sulla faccia della terra e poi pausa lettura con i piedi a mollo nell’acqua deliziosamente ghiacciata di una cascatella, una delle tante sul percorso. La strada del ritorno punta in su, inesorabilmente in su, moltissimo in su. I 650 metri in giù vanno ripercorsi tutti in su per tornare alla macchina, ma se la discesa era ripida la salita è stata verticale. Evoco la capretta che riposa nascosta in me e saliamo, saliamo, saliamo, in un bosco così fitto e così bello da far pensare che i tratti creati dall’uomo per facilitare il cammino – un po’ di scale ogni tanto – fossero in realtà opera di elfi o di gnomi o di orchi, siamo da quelle parti della fantasia lì. Il tutto al fresco, sia per la quota (si sale fino a 1300 metri) sia per l’ombra degli alberi che coprono praticamente tutto il sentiero.

Sulla guida leggo “Chi dice che la Lama è uno dei luoghi in assoluto più suggestivi d’Italia forse pecca di esagerazione, ma neanche tanto” e io sono completamente d’accordo. Lo scarso sfruttamento turistico di questo pezzo d’Italia, che ha un’offerta alberghiera di tutto rispetto concentrata a Bagno di Romagna, è un mistero fitto come il bosco, così fitto che sospetto ci sia dietro un incantesimo molto potente che permette ai solitari come me di regnare sul bosco almeno per un giorno.

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Pubblicato da Mafe De Baggis

Progetto e gestisco iniziative di comunicazione (relazioni pubbliche e copywriting). Aiuto le aziende, le testate e le persone a interpretare e vivere correttamente internet: un medium complesso e divertente

2 Risposte a “Into the woods”

  1. ecco, io vorrei solo riscrivere il tempo medio di percorrenza dei sentieri dolomitici.O,almeno, aggiungere la postilla “per poveri cristi normodotati aggiungere un’ora di cammino”. Prima o poi lo farò.

    1. Un mio amico molto esperto di montagna dice che sono già una media tra camminatori allenati e passeggiatori, suggerisce comunque di togliere o aggiungere un terzo della durata indicata

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