Non deve sorprenderci che in breve tempo nel settore finanziario e bancario si sia arrivati ad uno scontro ai massimi livelli istituzionali su competenze e attribuzioni: il settore è stato oggetto di un diluvio di interventi normativi, regolamentari e linee guida, senza previsione di Testi Unici, e Regolamenti Attuativi Unici, fin troppo facile che dalla massa confusa e indistinta emergessero divisioni interpretative anche nette.
Nè deve sorprendere che la bomba sia detonata quasi contemporaneamente sia a Bruxelles che Roma in due audizioni distinte e autonome fra loro, due giorni fa in quella europarlamentare sul famigerato addendum agli npl, di cui avevo già parlato, e ieri alla Commissione Banche, dove è andato in scena il teatrino dei conflitti di poteri, attribuzioni e soprattutto di responsabilità fra Bankitalia e Consob.
A Bruxelles “ha vinto” la linea di Tajani-Gualtieri, già difesa su questo sito, in quanto a favore si è espresso il parere dell’Ufficio Legale dell’Europarlamento: Bce ha travalicato il suo mandato volendo emanare regole erga omnes che si sovrappongono alle norme contabili votate dall’unica fonte normativa autorizzata, l’organo legislativo europeo.
Nouy ha tentato una difesa estrema, che personalmente ho giudicato abborracciata e imbarazzante, sostenendo che il Ssm potrebbe prevedere un periodo transitorio più lungo per l’entrata in vigore delle linee guida, dando così tempo alle banche di adeguarsi.
Eh no cara, non funziona così, scherziamo?
Poi abbiamo avuto come al solito il teatrino dell’eurodeputato nostrano di turno che ha attaccato la responsabile della Sorveglianza in difesa di quello che Mario Seminerio ha ironicamente e efficacemente definito “il nostro tesoretto di npl“.
A Roma è andata di scena lo scaricabarile fra le nostre efficaci Autorità di Vigilanza, campionesse olimpioniche di lancio del barile e dell’intervento oracolare a buoi scappati.
Naturalmente anche in questo caso il problema sono le competenze in conflitto, le sovrapposizioni, i buchi di vigilanza, tutti peraltro noti da anni e anni nel nostro sistema ibrido di supervisione, distinto come è fra controlli per finalità (Consob) e per soggetti (Bankit), in cui il Protocollo di Intesa e Collaborazione è stato firmato solo la bellezza di 5 anni fa con una implementazione direi quantomeno difficoltosa.
Gli articoli di Alessandro Plateroti e Lina Palmerini sono entrambi corretti anche se arrivano a conclusioni diametralmente opposte: Plateroti sostiene che la Commissione dovrebbe lavorare per individuare e risolvere questi problemi, la Palmerini dubita che essa serva a niente altro che allo scontro politico pre elettorale. Entrambe le conclusioni sono corrette perchè sono corrette le rispettive premesse, cioè l’accertamento della verità e dall’altra parte la politicizzazione che si è fatta della commissione.
Nulla vieta di pensare che questo scontro si amplierà presto anche alla magistratura, d’altronde quante volte abbiamo sentito i vertici di Via Nazionale lamentarsi di non avere i poteri giudiziari e dover trasmettere alla magistratura gli atti e sostanzialmente attenderne l’attivazione?
Domani c’è l’audizione dei magistrati che indagano su Mps, aspettiamo e vediamo se si farà un altro confronto all’americana come quello fra Apponi di Consob e Barbagallo di Bankit, per la gioia di noi blogger.
Ma torniamo all’argomento che ci preme, i conflitti di competenze.
Ovvio, vanno risolti, serve un largo intervento di ridefinizione e interpretazione che dia certezze. Che ci sia la forza, il tempo e la volontà di farlo è tutto da scoprire.
Con ogni probabilità il Rosatellum ci consegnerà un parlamento frammentato e un governicchio debole: non c’è che dire, tutti fattori di forza per operare una simile ricucitura normativa.
In ogni caso ci vorrebbero anni e si attenderebbe, anche logicamente, gli esiti della indagine della Commissione, e nel frattempo ci teniamo quanto c’è, tanto come ci ripetono Padoan e premier vari da alcuni anni ‘il peggio è alle spalle’. Forse intendono parlare delle spalle dei partner europei che li precedono in marcia, quindi il peggio ci sta davanti al muso ancora.[sociallocker].[/sociallocker]
La partita che si giocherebbe a Bruxelles non sarebbe meno impegnativa: non solo si dovrebbe mettere una chiara cerniera su chi fa cosa, ma anche intervenire in maniera coerente sul profluvio normativo, renderlo omogeneo, facilmente accessibile, se possibile chiaro.
Come questo impegno in sé immenso possa coniugarsi con il flusso delle nuove cateratte legal-regolamentari e con la cucina della carne già al fuoco (leggasi Basilea IV, per dirne una), rimane tutto da scoprire.
In sostanza, la mia impressione personale è che stiamo in stallo, soccombenti sotto le norme il cui stock sarebbe da trattare alla stregua degli stock di npl di cui a Francoforte vorrebbero fare falò.
Qualcuno potrebbe riproporre Calderoli quale superministro europeo alla Semplificazione, almeno ci tireremmo su il morale con qualche buffonata…