Italo Calvino: un insuperabile polivalente

Italo Calvino

Per la rubrica “Grandi Pensatori” parliamo oggi di Italo Calvino

Autore principalmente di romanzi e racconti, si interessò anche al mondo del teatro, del cinema, della musica e del fumetto. Conosciuto e tradotto in tutto il mondo finì per rappresentare lo scrittore italiano per antonomasia.

LA VITA

Nasce nel 1923 a Santiago de Las Vegas, a Cuba, dove i genitori dirigono una scuola di agraria e un centro sperimentale di agricoltura. Nel 1925 la famiglia si trasferisce a Sanremo, dove lo scrittore trascorrerà infanzia e adolescenza. Si sposta a Torino nel 1941, dove si iscrive alla Facoltà di Agraria.

Nel 1943, per evitare di essere arruolato nell’esercito repubblichino di Salò dopo l’8 settembre , entra nella brigata comunista Garibaldi. Di quell’esperienza lo colpirà molto lo spirito partigiano dei suoi compagni, che nell’inchiesta “La generazione degli anni difficili” (1962) descrive così:

un’attitudine a superare i pericoli e le difficoltà di slancio, un misto di fierezza guerriera e autoironia sulla stessa propria fierezza guerriera”.

Nel 1945, dopo la guerra, Calvino lascia la Facoltà di Agraria e si iscrive a Lettere. Nello stesso anno aderisce al PCI. Entra in contatto con Natalia Ginzburg e Cesare Pavese a cui sottopone i suoi racconti. Inizia a collaborare con il quotidiano “l’Unità” e con la rivista “Il Politecnico” di Elio Vittorini.

LE OPERE

Proprio su suggerimento di Pavese viene pubblicato nel 1947 il primo romanzo di Italo Calvino “Il sentiero dei nidi di ragno”, di stampo neorealista.

Il romanzo descrive la guerra con gli occhi di Pin, bambino cresciuto per le strade di Sanremo, pestifero, sboccato, ma molto coraggioso.

Finito in galera in seguito a un furto, il destino di Pin cambia: incontra Lupo Rosso, un partigiano sedicenne che lo aiuta a evadere. Da quel momento il ragazzino di Carrugio Lungo incontrerà un’umanità multiforme, sacrificata, che si nasconde sui monti per combattere contro gli invasori e a cui decide di unirsi più per il desiderio di inclusione e protezione che per ragioni politiche.

È da questo punto in poi che emerge la peculiarità del romanzo che Italo Calvino voleva scrivere sulla Resistenza: i partigiani dell’intellettuale ligure non sono eroi, ma uomini veri che agiscono per “un’elementare spinta di riscatto umano”, una spinta che li fa diventare “forze storiche attive”.

Nel 1952 viene pubblicato “Il visconte dimezzato”, il primo della trilogia “I nostri antenati”, nella collana Einaudi “I gettoni”, diretta da Vittorini. Si assiste a un cambiamento di stile di Calvino da quello neorealista a quello fiabesco-allegorico, che diventerà caratterizzante dell’autore. Nel 1956 vengono pubblicate le “Fiabe italiane”, un progetto di raccolta, sistemazione e traduzione di racconti della tradizione italiana popolare.

Il suo stile fiabesco-allegorico si esprime al meglio nel “Barone rampante” (1957) e nel “Cavaliere inesistente” (1959), completando così la trilogia.

Nel 1957 lascia il PCI, dopo l’invasione da parte sovietica dell’Ungheria:

Noi comunisti eravamo schizofrenici… Con una parte eravamo e volevamo essere i testimoni della verità… con un’altra parte di noi giustificavamo i torti, le sopraffazioni, la tirannide del partito, Stalin, in nome della Causa”.
Quel giorno i carrarmati distrussero le nostre speranze“, La Repubblica, 13 dicembre 1980.

Nel 1963 esce “Marcovaldo ovvero le stagioni in città“, una serie di racconti incentrati sulla figura di Marcovaldo, un modesto operaio di una ditta del boom economico che cerca microcosmi naturali intatti nel grigiume della città, divenendo una limpida metafora del rapporto, spesso distorto, tra l’uomo contemporaneo e la modernità.

Nel 1965 nascono “Le cosmicomiche“, nel 1967 “Ti con zero“, una serie di racconti
“fantascientifici” e paradossali sull’universo; nel 1972 pubblica “Le città invisibili” e nel 1973 “Il castello dei destini incrociati“, racconti basati sul gioco combinatorio e sulla sperimentazione linguistica.[sociallocker].[/sociallocker]

Nel 1979 è la volta di “Se una notte d’inverno un viaggiatore“, un metaromanzo (e cioè un romanzo sul romanzo stesso, o per dirla con Calvino “un romanzo sul piacere di leggere“) in cui un Lettore si trova costretto a interrompere il nuovo romanzo di Calvino e incominciarne sempre un altro.

Queste opere fanno parte del cosiddetto “periodo combinatorio” dell’autore, strettamente dipendente dalla riflessione strutturalista sulle forme e le finalità della narrazione.

Nel 1983 pubblica “I racconti di Palomar“, rielaborazione narrativa di alcuni articoli pubblicati in quegli anni su “Repubblica” e il “Corriere”, in cui il protagonista, un uomo di nome Palomar, con le osservazioni sul mondo porta il lettore a riflettere sull’esistenza umana e sul valore della parola.
Questi racconti sono caratterizzati da un profondo pessimismo, e da un senso di solitudine.

Nel 1985 viene invitato dall’università di Harvard a tenere una serie di conferenze. Inizia così a preparare le sue lezioni, ma lo coglie un ictus nella sua casa a Roccamare, presso Castiglione della Pescaia. Muore pochi giorni dopo a Siena.

I testi vengono pubblicati postumi nel 1988 con il titolo “Lezioni americane“: sei proposte per il prossimo millennio.

In ogni lezione Calvino riflette sui valori programmatici della letteratura futura partendo da quelli per lui cruciali e determinanti: Leggerezza, Rapidità, Esattezza, Visibilità, Molteplicità e l’ultima, solo progettata, Consistenza.

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Pubblicato da Davide Lo Vetro

Mi occupo di post produzione video per l'industria cinematografica e pubblicitaria dal 1998, prima come Flame Artist e poi in qualità di Colorist.

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