James Brown: black music

When I’m on stage, I’m trying to do one thing: bring people joy. Just like church does. People don’t go to church to find trouble, they go there to lose it.

I’m going away tonight.
James Brown

Partiamo dal reverendo James Brown così come è stato immortalato non a caso da John Landis nel leggendario “The Blues Brothers”, perché nel nostro musicista di oggi abitava un magnetismo soprannaturale ed il personaggio era indubbiamente in bilico tra il diavolo e l’acquasanta: perfetto per la nostra rubrica! Siamo o no anche noi santi e peccatori?

Come tutti i religiosi che si rispettino il nostro uomo aveva alle spalle anche una parentesi criminale, finita con tre anni di riformatorio per rapina a mano armata a cui possiamo aggiungere un’esperienza sportiva come pugile e giocatore di baseball, tanto per dare una genesi all’esplosiva presenza sul palco di James, alla sua inarrivabile energia, a quel sudore che lo ricopriva integralmente al termine di ogni esibizione. The Godfather of Soul è stato un uomo di colore nell’America del razzismo peggiore, tutt’altro che debellata, anzi rifiorita con il maleodorante trumpismo dei nostri giorni.  L’America che non concedeva i camerini agli artisti di colore, costringendoli a cambiarsi in auto (se solo ci penso mi si chiude lo stomaco).  Mescolate gli ingredienti di una rabbia alla nitroglicerina in un’epoca infiammabile ed ecco a voi sul palco Mr Dynamite. Un uragano.

A fulminare Brown sulla via della musica all’età di dieci anni è stato proprio un reverendo, Padre Bishop Manuel “Daddy” Grace, predicatore itinerante assai popolare tra le comunità nere negli anni Cinquanta. James impara da lui l’agilità scenica fatta di riccioli, unghie luccicanti, mantelli e abiti sfarzosi, e la capacità di tenere in pugno i fedeli con rituali gospel a metà tra il parlato e il cantato, i cui crescendo musicali culminavano in un grido liberatorio, espressione di un dolore spirituale per la condizione di segregazione in cui viveva la comunità afroamericana. Eccolo ancora dal vivo alla TV di Stato nostrana, la RAI, quando aveva ancora un senso pagare il canone: m o s t r u o s o.

https://www.youtube.com/watch?v=O-se6szErPM

James Brown è sesso, sudore, umori, odori, sapori, non cerca mai di ricreare la patina di raffinatezza degli artisti Motown, non cerca di essere accettato dal mercato; punta a un contatto viscerale e rituale con il pubblico. James sapeva che quelli che venivano a vederlo volevano spesso dimenticare una giornata faticosa o un’infernale settimana, e per loro metteva in piedi uno spettacolo che ripuliva la mente da tutti i rottami. Era un costruttorer di fede, fede nel senso di gioire dell’esistenza, celebrarne la bellezza, l’energia, l’unicità.

Lo amo per questo, per il fuoco che lo abitava, l’amore per il pubblico, il concerto come rituale catartico, anche per fermare la violenza, come subito dopo l’omicidio di Martin Luther King. James ha dato un contributo decisivo per fermare la probabile esplosione di disordini razziali parlando al suo pubblico ai concerti proprio in quei giorni. Mr Dynamite attivo per cause umanitarie, attento a non sterilizzare la musica black, ma ad esaltarne la fisicità, il ritmo,  l’erotismo crudo, a sbattere in faccia ai bianchi la forza irrefrenabile del soul e del funk, estranea a melodie da visi pallidi. Questo suo essere “schietto”, il non diluire il suono black ne fa un riferimento per artisti completamente diversi, Mick Jagger degli Stones ad esempio ne comprende bene la grandezza e studia James come maestro di fisicità sul palco o Miles Davis che vede nel funky e nel parossismo ritmico una via per infettare il jazz e traghettarlo fuori dal be-bop.

Allora andiamo in cucina ragazzi e ragazze, vi propongo quasi due ore di James Brown per un’orgiastica domenica di ritmo, danze e follie varie a vostra scelta: CLICCATE QUI per ubriacarvi di musica e ripercorrere la genesi della musica nera che ha fatto il pop ed il rock contemporaneo.  James Brown è uno dei fondamenti ineludibili della musica moderna e soprattutto ha portato il blues ed il soul nel fuoco del ritmo, arroventandolo di una fisicità di cui è ancora esclusivo custode. Sangue bollente come nessuno mai.

Desiderate qualcosa di diverso dal tarantolato James Brown? Il jukebox di Mr Pian Piano con tutti i musicisti e le musiciste del nostro intrigante menù è come ogni domenica a vostra completa disposizione: classica, jazz, pop, rock e ambient sono lì ad aspettarvi. Non vi resta che calarvi in un nuovo viaggio e raggiungere a piedi il bar “Piano Inclinato” dove durante la settimana si parla d’economia, mentre al sabato ed alla domenica, letteratura, musica e scienza occupano il locale. Il padrone di casa Alieno Gentile sarà lieto di accogliervi. Se volete scoprire in dono altre monografie e playlist curate da Mr Pian Piano di decine e decine e decine (e decine) di superbi musicisti avete ben tre opzioni!

1) CLICK QUI e l’archivio delle monografie di grandi musicisti in ordine alfabetico vi si aprirà per magia.

2) CLICK QUI se preferite navigare nel nostro archivio di compilation.

3) CLICK QUI se siete incontentabili e desiderate esplorare arcane connessioni tra musica ed arte.

/ 5
Grazie per aver votato!

Pubblicato da Mr Pian Piano

king for a day, fool for a lifetime

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.