Il Keyser Soze della finanza italiana

In queste ultime settimane si è parlato molto, moltissimo, del fondo Atlante. Io stesso mi ci sono dilettato qui e anche qui, e oggi -dopo che l’aumento di capitale della Banca Popolare di Vicenza si è rivelato un totale flop- possiamo aggiungere altre considerazioni: il fondo dovrà comprare tutte le azioni emesse dalla banca, diventando azionista al 99,3%, ma stando al suo regolamento (qui una versione libera per il download), il fondo non eserciterà funzioni di amministrazione e controllo. Quindi chi governerà la banca? I vecchi azionisti che hanno dovuto essere diluiti dal 100% allo 0,7%?

Pensiamo a quanto è perverso il meccanismo che sta alla base di Atlante: siccome è finanziato e sostenuto dalle banche che dispongono delle maggiori dotazioni di capitale, nel caso di un suo effettivo funzionamento indurrebbe un operatore finanziario come me a comprare azioni di una qualche banca in affanno (per esempio: Carige) finanziandomi con una posizione “corta” su (qui la scelta è più ristretta…) Intesa.

In sintesi Intesa alimenta, finanzia e sostiene uno strumento che -se funziona- induce una operatività short sulle sue azioni.

Tutto per amor di preservazione del sistema, o meglio: è il prezzo da pagare per preservare un impianto che “non ci possiamo permettere” di lasciare che si sfaldi.

Su questo lascerei qualche istante di pausa (musicale) per una riflessione.

Si potrebbe parlare di decine di altri dettagli tecnici, elementi di pessimo gusto, ed altre amenità restando nel recinto del fondo Atlante. Il quale non è altro che la risposta fisiologica, concettualmente inevitabile, di un organismo che desidera continuare a vivere e che alla vita si aggrappa con ogni mezzo. Anche in una ipotetica consapevolezza che dovrà per forza andare a finire male, sarebbe inimmaginabile che non si provi comunque a far qualcosa, anche in un modo rozzo come con Atlante.

Ma tutte queste energie spese per scandagliare le tante contraddizioni di Atlante, rischiano di distrarci dal cuore dell’argomento. Perché una banca come la Popolare di Vicenza è diventata un crocevia determinante per il sistema?

Mettendo in linea l’intero sistema bancario, siamo sicuri di stare puntando il dito sul soggetto giusto mentre facciamo una smorfia di disgusto per la costruzione di Atlante?

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Io dico di no.
Concentrandoci su Atlante perdiamo di vista il nocciolo del problema, forse facciamo esattamente ciò per cui il fondo è stato creato: non ci stiamo concentrando, ma ci stiamo distraendo[sociallocker].[/sociallocker]

Il fondo, come dicevo in uno dei miei pezzi in tempi meno sospetti, intende fuorviare il mercato sul valore dei crediti deteriorati facendo scomparire un problema. Tutto questo mi ha evocato un parallelismo cinematografico e richiamato una frase di un celebre film

“La beffa più grande che il diavolo abbia mai fatto è stato convincere il mondo che lui non esiste, e come niente… sparisce.”

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Quando lo scorso anno Unicredit si prese l’impegno di garantire l’esito dell’aumento di capitale della Popolare di Vicenza fu commesso un enorme errore di valutazione sulle dimensioni, sull’impatto, di questo impegno. Non venne considerata la portata delle ricadute dell’introduzione, dal 1 gennaio di quest’anno, della disciplina del bail-in. Certamente non si poteva avere il polso di un decreto salvabanche che ancora non era stato concepito. Ma quello che è chiaro -anche dalla velocità con cui Atlante è stato pensato, creato ed autorizzato- è che il nodo non era garantire il successo dell’aumento di capitale della Popolare di Vicenza, cosa già acquisita con la firma di Federico Ghizzoni mesi fa, ma rimpiazzare Unicredit nel ruolo di garante.

Questo perché, a dispetto di quanto molti pensano, Unicredit è l’unica banca italiana che appartiene alla categoria “banche sistemiche” presso la BCE, grazie alla sua rilevanza internazionale. Le banche sistemiche devono sottostare, per garantire la solidità del sistema, a requisiti più stringenti delle altre e Unicredit si era sporta troppo oltre la balaustra con quell’impegno su Vicenza.

Perciò, dopo quello che sta succedendo, molti si stanno interrogando su dove sarebbe la Popolare di Vicenza senza Atlante, giustificando implicitamente la legittimità dello strumento, ma la risposta è semplicissima: sarebbe nel bilancio consolidato del gruppo Unicredit. Il fatto è che senza Atlante la banca sotto scacco, in esigenza stringente di ossigeno, la banca che avrebbe dovuto chiedere soldi agli azionisti sarebbe stata non la solita “banca del territorio” di media grandezza, ma un colosso nazionale, una banca sistemica a livello europeo. E questo forse aiuta a spiegare meglio come gli organismi continentali abbiano lasciato fare, mentre veniva costruito un veicolo parzialmente finanziato con i soldi di Cassa Depositi e Prestiti per operare a condizioni diverse da quelle di mercato.

Pertanto lo scopo vero di Atlante, quello di catalizzare le attenzioni e non farci accorgere di quanto grossi siano i problemi di un soggetto rilevante, è stato in realtà raggiunto.

Ghizzoni l’ha anche detto:

«Sull’operazione Popolare Vicenza non abbiamo fatto errori. Non dimentichiamo che la banca poteva essere oggetto di una fuga di depositi. Parleremo nei modi e tempi dovuti ma non penso abbiamo fatto errori particolari. Anzi alla fine abbiamo contribuito comunque indirettamente tramite Atlante a mettere la banca in sicurezza. Atlante può anche crescere come dimensioni»

Già, in effetti la questione non è peregrina: a stretto giro arriva l’aumento di capitale di Veneto Banca, dalla cui sede arriva l’eco di un “Veneto Banca non è la Vicenza” che ricorda cose d’altri tempi come “Portugal is not Greece“. I numeri con cui la banca si presenta al mercato per raccogliere capitali e proporsi per la quotazione in borsa sono poco incoraggianti:

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Sulla banca grava anche la fuga dei depositi, calati del 17% trimestre su trimestre a 13,5 mld€.

Inoltre altre banche si stanno attrezzando: circola insistentemente la voce che CaRiCesena e Cassa di Risparmio di Rimini possano accelerare l’iter per i loro aumenti di capitale. D’altra parte finché Atlante garantisce che queste operazioni avranno successo e nel fondo restano risorse, meglio affrettarsi ad assaltare la diligenza. Bisognerà, presto, far sì che Atlante abbia più capitali a disposizione oppure -altra ipotesi che circola- che si crei un “Atlante 2” attraverso un qualche altro veicolo/consorzio di patrioti/benevolenti.

L’obiettivo è sempre quello: nascondere il problema, far pensare che non ci sia per quel tempo sufficiente a dire

“aaand… it’s gone”

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Pubblicato da L'Alieno Gentile

Precedentemente conosciuto con il nickname Bimbo Alieno, L'Alieno Gentile è un operatore finanziario dal 1998; ha collaborato con diverse banche italiane ed estere. Contributor OCSE nel 2012, oggi è Global Strategist per l'asset management di una banca italiana.

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