La Cina fa shopping nel mondo

La Cina è ancora un magnete inarrestabile per le multinazionali, ma presto sarà anche il primo investitore al mondo. Riceve ed esporta capitali. Se il primo flusso è ormai consolidato, il secondo è un’acquisizione degli ultimi anni. La Cina compra nel mondo per due ragioni principali: ha bisogno di farlo e ha i mezzi per procedere. Deve operare una profonda trasformazione del suo assetto produttivo.

Un ciclo quantitativo si è concluso con successo. Ora il Pil del paese è il secondo al mondo in valore assoluto e il primo a parità di potere d’acquisto. La lunga marcia contro il sottosviluppo è giunta a conclusione, così come la tipicità del modello. L’aspetto quantitativo ha dato i suoi frutti, ma il paese non può più avanzare producendo acciaio, vetro, cemento, giocattoli e calzature di basso costo. La riduzione della crescita del Pil dal 12% al 7% corrente ne è la conferma spietata. Per migliorare è necessario progredire tecnologicamente. Il know how si può più velocemente acquisire staccando un assegno alle aziende che lo detengono, soprattutto se sono in crisi di liquidità. Rimane inalterata la domanda di materie prime, quelle necessarie alle industrie. Da anni gli acquisti si dirigono verso i paesi dell’Africa e dell’America Latina, Canada e Australia. Esistono infine, in un contesto separato, le pure operazioni finanziarie, destinate a ritorni di più breve periodo.

[tweetthis]La Cina non può più avanzare producendo, ora deve acquisire know-how e investire[/tweetthis]

Tutto ciò è possibile perché la Cina ha le casseforti più ricche al mondo. Sono piene di 4.000 miliardi di dollari che Pechino gestisce ora con più acume. Continua a comprare debito pubblico statunitense ed europeo, ma vuole diversificare gli usi, evitando così il rischio di frizioni diplomatiche con gli altri governi. Può farlo perché anni di avanzi commerciali l’hanno posta in una situazione floridissima. Il suo bilancio non è esente da problemi e opacità, ma i margini di manovra sono altissimi. I bassi consumi degli anni precedenti, un’atavica disposizione al risparmio hanno dato alla dirigenza un’arma politica affilatissima. Le numerose acquisizioni sono soltanto le diverse declinazioni della lista della spesa.

Articolo pubblicato anche su QN-Quotidiano Nazionale
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Pubblicato da Alberto Forchielli

Presidente dell’Osservatorio Asia, AD di Mandarin Capital Management S.A., membro dell’Advisory Committee del China Europe International Business School in Shangai, corrispondente per il Sole24Ore – Radiocor

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