La dieta sui mercati prevede più spaghetti (e meno kartopfeln)

Da qualche tempo sul mercato per l’Italia non si spendono più epiteti di razza suina, né più educate forme come “paese periferico”. Oggi gli occhi del mondo verso l’Italia sono decisamente più benevoli.

Standard & Poors -ad esempio- ha dedicato un lungo report alle positive evoluzioni del ciclo italiano. Produzione industriale, fiducia dei consumatori e delle imprese sono viste tutte in miglioramento, grazie prevalentemente a fattori esterni come gli stimoli monetari della Banca Centrale Europea, prezzi delle materie prime in calo ed un euro più basso. Nel report c’è anche un piccolo cenno al merito politico, una veloce “carezza” al governo Renzi, spiegando però subito dopo che per mantenere stabilmente l’Italia su questo percorso occorre fare, politicamente, molto di più.

Le aziende italiane soffrono di nanismo, sono sottocapitalizzate e poco profittevoli (la profittabilità è al 4,5% contro una media europea del 6,2%). Eccessivamente indebitate (debito/EBITDA a 3,4 contro un 3,0 di media nel continente), per queste ragioni la ripresa dell’economia italiana sarà polarizzata, a vantaggio delle imprese più innovative ed orientate all’export, con viceversa altre che -senza consolidarsi per ridurre la propria leva ed aumentare la profittabilità e le proprie dimensioni- dovranno ristrutturarsi. I settori che più saranno interessati da queste aggregazioni saranno acciaierie, materiali da costruzione e trasporti.

Così come i fattori esterni sono il fattore che più sta aiutando il miglioramento della condizione economica tricolore, altri fattori esterni rappresentano le principali minacce per il futuro: le sanzioni verso la Russia, ad esempio, possono diventare una voce molto pesante (la Russia è l’ottavo partner commerciale per l’Italia) per i settori dell’ingegneria meccanica, prodotti semi-lavorati, alimentare e moda. Il rallentamento della Cina e di altri paesi emergenti può invece essere un freno perché danneggerebbe la crescita mondiale, portando ad un generalizzato taglio della domanda di beni italiani.

Dopo questi caveat si sottolinea però che sono migliorate le condizioni di accesso al credito, con le banche meno strette nel credit crunch di qualche tempo fa, e più pronte a sostenere gli investimenti, che si focalizzeranno su manifattura, telecomunicazioni ed industria automobilistica. E proprio gli investimenti produttivi dovrebbero ripartire dopo aver contribuito al calo del PIL negli anni post-2008.

Insomma, sembra che si inizi a diffondere la convinzione che l’Italia sta svoltando la curva e si prepari a riaccelerare. Forse Niki Lauda dovrà presto rimangiarsi quel suo “gli Italiani sanno fare solo gli spaghetti” del Luglio scorso…

 

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Pubblicato da L'Alieno Gentile

Precedentemente conosciuto con il nickname Bimbo Alieno, L'Alieno Gentile è un operatore finanziario dal 1998; ha collaborato con diverse banche italiane ed estere. Contributor OCSE nel 2012, oggi è Global Strategist per l'asset management di una banca italiana.

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