L’era dei computer non è iniziata con qualche nerd in California e neanche grazie ai Code-Breakers della II Guerra Mondiale. Il pioniere di queste scoperte visse durante la Rivoluzione Industriale, in un mondo fortemente patriarcale. Vi presento Ada Lovelace.
Ada Lovelace nacque a Londra il 10 dicembre 1815 dall’unione tra il celebre poeta George Byron e Anne Isabella Milbanke. La madre, che aveva una formazione scientifica, insistette che la figlia studiasse privatamente matematica, un’educazione insolita per una donna dell’epoca: Augustus De Morgan in una lettera alla madre spiega perchè le donne dovrebbero evitare di dedicarsi alla matematica complessa:
“la grande tensione mentale richiesta per questi calcoli va oltre la capacità fisica di concentrazione di una donna”.
Gli incontri chiave
Nel 1832 incontra Charles Babbage, un famoso inventore, il quale si stava cimentando in una serie di esperimenti sulla prima “macchina analitica”, una sorta di calcolatrice meccanica incredibilmente avanzata.
Altro importante personaggio fu Federico Menabrea, del quale tradusse in inglese un trattato sul funzionamento della macchina di Babbage, aggiungendo alcune sue integrazioni particolarmente gradite dal matematico italiano. Le note non si concentravano sul funzionamento della “macchina analitica”, ma sulle sue possibilità computazionali. Facendo riferimento alla tecnologia impiegata dai telai automatizzati tramite schede perforate, scrisse un programma per creare sequenze di numeri di Bernoulli.
Si trattava di una serie di istruzioni step by step che potevano essere lette dalla “macchina”.
La svolta
A soli 27 anni Ada Lovelace diventava così il primo programmatore pubblicato al mondo. Ma il contributo principale fu capire che la macchina di Babbage non fosse solo un calcolatore: l’idea di una macchina che potesse manipolare simboli secondo regole e che i numeri potessero rappresentare entità diverse dalla quantità, segnò la transizione fondamentale dal calcolo alla computazione.