La tecnologia è uno strumento, non un valore

Accade spesso che ci si interroghi su come sia possibile che nel 2015 la tecnologia non permetta di garantire la sicurezza dell’uomo in tutta una serie di campi e attività pericolose, quelle cioè che possono causare danno alle persone.

Questa visione della tecnologia come “superiore” all’uomo in quanto non affetta da debolezze, preferenze e altri pregiudizi tipici dell’essere umano ha dato origine ad una linea di pensiero che vede nell’aumento della tecnologia la principale e migliore risorsa per lo sviluppo della civiltà moderna.  I giornali economici sono pieni di articoli che magnificano i benefici che l’aumento della tecnologia, sia essa la banda larga (Internet ad alta velocità), la domotica (controllo a distanza degli apparecchi presenti in casa) e, più di recente, l’Internet delle Cose (disponibilità di apparecchiature collegate alla rete e dialoganti tra di loro e con l’esterno, praticamente una forte espansione della domotica a tutti i campi) potrerebbero al nostro paese in termini di ricchezza, di migliore qualità della vita e maggiore, udite udite, Prodotto Interno Lordo.

Per parafrasare un detto celebre

“Mai così tanti rischiano una fregatura ad opera di così pochi”

Se andate a controllare il curriculum dei proponenti delle opinioni suesposte, si tratta di persone che hanno forti interessi nel campo della tecnologia e quindi parlano principalmente per promuovere i propri interessi. Quella che un tempo si chiamava pubblicità o, nel caso dei giornali, poteva diventare un “redazionale” (praticamente un testo scritto in modo simile ad un articolo ma scritto dall’azienda alla quale il testo si riferiva) oggi viene fatto mediante i social media. Le barriere della comunicazione sono completamente abbassate e quindi l’attenzione di chi ascolta deve essere ancora più elevata. La tecnologia è pensata dall’uomo e realizzata dall’uomo quindi è intrinsecamente fallace. Quali sono i vantaggi dell’aumento della tecnologia? Tutti i proponenti vi risponderanno “migliora la qualità della vita!” però nessuno di loro sa spiegare come mai non c’è la fila di persone che chiedono alle case costruttrici di auto di produrle con velocità massima di 130km/h o con sensori che permettano di regolare la velocità in base alla posizione dell’auto (città, extraurbana, rispetto alle altre auto..). La ragione? “Ok qualità della vita ma se non posso superare i limiti quando voglio è come vivere in uno stato di polizia” e chissenefrega del rischio di farsi o far del male ad altri.

Beh, ma allora c’è sempre l’altra spiegazione “il problema è il costo”. Altra bufala: i costi della tecnologia sono ormai bassissimi, il problema sono le conseguenze sull’economia. Se smettessero di esserci incidenti d’auto si venderebbero meno auto, le assicurazioni RC non avrebbero più ragione di esistere, le carrozzerie si occuperebbero solo di tuning, i rivenditori di ricambi potrebbero chiudere baracca e burattini. Quindi anche i proponenti della tecnologia in realtà non vogliono davvero che venga usata tutta quella già disponibile ma solo quella che può aumentare (o non diminuire) i loro guadagni.

Al giorno d’oggi l’obsolescenza si programma perché se gli oggetti fossero progettati per durare, dopo un po’ il mercato sarebbe saturo e l’azienda fallirebbe: vale per le auto, per i frigoriferi, per i prodotti elettronici e ormai anche per le case. Non c’è più limite all’imbroglio cognitivo nel quale stiamo vivendo e del quale si avvantaggiano solo coloro che lo hanno creato e che lo usano a proprio beneficio.

Ancora oggi ascoltiamo musica su dischi (tecnologia inventata nel 1888) ma provate a cercare di acquistare un riproduttore Stereo 8, tecnologia inventata nel 1966, o una musicassetta: vi diranno che “non siete al passo con la tecnologia”.

[tweetthis]La tecnologia, quella cosa che si infila tra senso comune e buon senso e li separa[/tweetthis]

Ecco il problema: la tecnologia non è un’entità senziente, va alla velocità alla quale l’essere umano la fa andare e si muove sugli argomenti sui quali l’uomo decide che ci sia un ritorno economico, come sanno purtroppo bene i malati di malattie rare per le quali nessuno investe nemmeno un milionesimo di quello che si investe per curare la cellulite. Mandiamo sonde sulle comete (ottima cosa), ma non sappiamo impedire che un ubriaco uccida qualcuno con la propria auto, che si violentino donne indifese, che si assicurino alla giustizia i rei e, soprattutto, che chi lavora onestamente sia protetto da chi lo fa in modo illegale. Ci credete davvero? Ecco, se la risposta è sì, fate male: la tecnologia per impedire tutte queste cose c’è già ma non viene utilizzata perché non fa comodo a chi la possiede e vuole guadagnare.

Il vero progresso dell’umanità, quello che può davvero far ripartire l’economia del nostro paese, è la ricostruzione dei valori morali, quei valori che da sempre individuano le priorità di una civiltà e le perseguono per il bene comune, il bene dei cittadini di uno Stato con la S maiuscola, al servizio dei cittadini e non viceversa. Si può cominciare dalle piccole cose, per esempio abolire il segreto sull’obsolescenza programmata? Si può, e la Francia ha appena emesso un decreto al riguardo. A ciascuno di noi spetta il compito di fare qualcosa per rimettere i valori e l’essere umano al centro: io ho cominciato il mio percorso scrivendo questo articolo.

/ 5
Grazie per aver votato!

Pubblicato da Carlo Muzzarelli

Nelle vene petrolio, gas e inchiostro, è socio fondatore di WeRISK e rappresenta l'Italia nelle commissioni ISO Gestione dei rischio e Valutazione delle conformità. Dal 1996 sconfigge ROI, NPV e l’equazione rischio=pericolo in progetti di ogni dimensione attorno al globo.

16 Risposte a “La tecnologia è uno strumento, non un valore”

  1. Ehi! vi siete bevuti il cervello?
    Un post così in un sito positivista come questo è un po’ strano…
    Rischiate di spiazzare i vostri lettori 😉

    Evidenzio 2 cose:

    1) Per esserci un “castello morale condiviso” ci deve essere qualcosa che costruisca un base etica. Si chiama Religione, ovvero devi credere in una narrazione se vuoi avere un’etica.
    La scienza non è etica per sua natura; ovvio che una società secolarizzata e scientista l’etica non esiste, perchè non c’è nè bene nè male per una macchina. Questo discorso è molto interessante se visto nell’ottica della nostra società occidentale in relazione con altre realtà, come dire, …più etiche.

    2) A supporto dell’argomento del post, riguardo la tecnologia vorrei dire che gli economisti in primis, nella loro superbia, hanno ampiamente trascurato i costi sociali che essa genera. Esempio: il computer da cui sto scrivendo è una meravigliosa finestra sul mondo e stimolo alla mia mente. Ma se analizzo come è stato realizzato mi accorgo che il suo “costo sociale” si ferma al prezzo…e invece non considera le tonnellate di terra e acqua sbancate per trovare le terre rare, il maledetto petrolio estratto per le sue plastiche, il gas puzzolente per dargli energia…e le ricadute ambientali e sulla salute che esso avrà quando andrà ad inquinare una discarica di una periferia di una metropoli africana. Questi costi, dove sono? e rendono felici?

    sinbad

    1. Se ti dico che non mangio prodotti animali nè li uso (unica eccezione la tuta in pelle per la moto) serve che risponda dandoti completamente ragione sui costi nascosti che lasciamo in eredità alle generazioni future e, in parte, a quelle presenti con le masse enormi di rifiuti che stanno ammorbando il pianeta?

  2. Nel Rinascimento c’erano concerie e tintorie e molti furono i casi di avvelenamento da acque contaminate…. Ogni manufatto ha un costo in termini di bilancio ambientale ed energetico, ma questo anche prima della prima rivoluzione industriale. Ci sono civiltà antecedenti alla produzione industriale che si sono estinte per fattori legati alla distruzione dell’ambiente in cui vivevano. Solo per dire che dette problematiche non sono un’esclusiva dell’era in cui viviamo.

    La contemporaneità pone problemi quantitativi e li pone indubbiamente alla luce di una tecnica che moltiplica gli oggetti, ed i bisogni soddisfatti attraverso risposte di tipo tecnico.

    Voglio ringraziare Carlo Muzzarelli perché è raro incrociare riflessioni filosofiche che mostrano in tutti i loro risvolti drammaticamente pratici.
    Condivido pienamente tutta la prima parte dell’articolo, ma nutro più di un dubbio su un’effettiva capacità della morale di opporsi al potere della tecnica.

    Certo possono essere presi provvedimenti legislativi, si possono pensare percorsi educativi, molte strade sono possibili e vanno perseguite, ma la scienza e la tecnica sono a tutti gli effetti una metafisica contemporanea e sono la narrazione a cui diamo credito, consciamente ed inconsciamente. L’assenza di un’etica è di per sé un etica. Non sto giocando con le parole, ma non credere in niente e di per sé un credo…

    Heidegger su un punto ha visto bene, la tecnica, nella sua parabola finale non ha più bisogno dell’uomo e l’uomo non sarà più lo strumento che comunque la governerà guidandone i percorsi, ma assisteremo in tempi più brevi del previsto (stiamo già assistendo?) ad un rovesciamento, con la tecnica che prenderà il sopravvento sull’uomo. Pensate solo al tempo divorato dai social network (ironia della sorte) alla vita sociale degli esseri umani. Ballard in “Crash” restituisce questo inferno dove gli uomini sono ormai solo carne da inscatolare fra lamiere contorte.

    Non credo nella morale, credo in uno chock che smuova le coscienze e per quanto mi riguarda, il limite nello sfruttamento di terra, acqua e aria per finalità tecniche è al limite. Basta leggere gli articoli di Forchielli dalla Cina…

    1. Grazie per le belle parole. In quanto ingegnere io ho enorme timore per uno shock al quale sottoporre una civiltà ad esso impreparata. La forbice tra chi sta bene e non vede NULLA dei costi ambientali del proprio stile di vita e chi non ha nulla e vede i costi di quello degli altri è sempre più ampia. Uno shock colpirebbe, temo, i più indifesi e servirebbe solo a creare un “polmone” di maggiore sfruttamento fino a quando la popolazione torna al livello attuale. Sono un idealista e credo che i valori base, quelli che accomunano ogni religione e ogni uomo ateo, siano gli unici che permetterebbero di cambiare radicalmente le cose. Sarebbe un percorso lungo ma inarrestabile.

  3. Carissimo,
    La ringrazio di cuore, perché dalla lettura del Suo post ho appreso due verità sorprendenti:

    1) Gli uomini concentrano i loro sforzi produttivi cose che possono far comodo a molti dei loro simili e non a pochi, in modo da potergliele rivendere e fare soldi. Ma che strano, ma che cosa bizzarra… Ecco perché le prime industrie inglesi producevano pentolame e oggetti per la casa e non yoyò.
    Per parafrasare una frase celebre: “E’ il capitalismo bellezza!”
    Non a caso tutti gli Enti che fanno ricerca scientifica sulle patologie rare vengono definiti “caritatevoli” o “senza scopo di lucro”.

    2) La gente parla di cose nei confronti delle quali ha un interesse specifico: altra grande rivelazione! Mi sembra abbastanza ovvio che chi parla di tecnologia, come di qualsiasi altro argomento del resto, lo faccia spinto da un interesse, sia esso personale, economico, professionale etc…
    Lo confesso: anch’io nel difendere la tecnologia sono in palese conflitto di interessi. Infatti sono cieco, dalla nascita.
    SpiegarLe cosa la tecnologia mi permette di fare, e cosa mi consentirà di fare in futuro, a me come alle persone con disabilità motorie (ah, quella maledetta Internet of things…) sarebbe troppo lungo.
    Difficile per per chi non vive sulla sua pelle certe condizioni comprendere cosa voglia dire per un cieco poter leggere un ebook, poter fare la spesa “da solo e farsela arrivare a casa, poter gestire in autonomia il suo conto corrente…
    Le scrivo queste cose non certo per farLa ricredere sulle Sue idee: per quanto mi riguarda Lei può tenersi la sua decrescita.
    Le lascio anche la sua “obsolescenza programmata”, perché io davanti a me vedo solo un “progresso inclusivo”.
    Ma i disabili sono una piccola percentuale dell’umanità che non inficia il Suo pensiero denigratorio sulla tecnologia.
    Io mi accontenterei che Lei, nel giudicare questa “bufala colossale”, nella quale ritiene che tutti stiamo vivendo, si ricordasse di tutte quelle persone per le quali questa “bufala” sta davvero migliorando la qualità della vita.
    Un’ultima annotazione: le auto a guida automatica, che con Suo sommo dispiacere tra qualche anno permetteranno anche a me di guidare, saranno dotate anche dei sensori che Lei tanto desidera. Proprio la possibilità di ridurre sensibilmente il numero degli incidenti è uno dei principali motori della ricerca in questo settore.
    Buon proseguimento!

    @luspaziani

    P. S.: per capire, quella “civiltà” di cui Lei parla e alla quale secondo Lei si dovrebbe tornare è la stessa che teneva i disabili chiusi in casa per vergogna o li costringeva a studiare nelle scuole speciali?

    1. Mi accade di rado che qualcuno fraintenda così tanto quello che scrivo e me ne dispiace molto. Io parlo di valori morali, cosa incompatibile con il vergognarsi dei disabili e ancora meno con scuole speciali. Le suggerirei di rileggere l’articolo dando per scontato che non ho nulla contro l’ebook ma ho qualche perplessità per esempio contro l’utilità dell’Apple Watch rispetto a trovare cure per malattie rare, cosa che Apple potrebbe sovvenzionare senza problemi come fa Bill Gates da anni.

      1. Le posso assicurare che Apple per i disabili ha fatto molto più di quanto non abbia fatto Bill Gates, rendendo i suoi dispositivi accessibili e utilizzabili da persone affette da varie minorazioni senza bisogno di installare alcun software.
        Questo glielo scrivo senza alcuna simpatia particolare per Apple né interesse personale, però gliene va dato atto.
        Inoltre, l’impegno di Bill Gates per le malattie rare è una sua libera scelta personale che non può in alcun modo rivelarsi vincolante per altri ma può rappresentare al massimo un esempio positivo da seguire.
        Infine, per quanto riguarda i valori morali, mi sembrava che Lei volesse alludere ad un certo ritorno al passato, e io mi sono limitato a ricordare che il passato non era tutto rose e fiori ma la cosiddetta “civiltà” era colma di ingiustizie, forse anche più di oggi.
        Saluti!

  4. Grazie per il nuovo commento. Se fosse per me potrebbero mettere in vendita auto limitate a 130km/h da domattina, e quanto ai sensori io auspico che ci siano, sono gli utenti che non li vogliono.
    Spero che adesso sia chiaro che non auspico alcuna decrescita ma una crescita che metta al centro i valori dell’uomo e non i falsi bisogni, e che non sto cercando di fare proselitismo ma solo di stimolare una riflessione. Alla prossima.

  5. Chissà che c’entrano i maggiori diritti per i disabili con uno svluppo tecnico dissennato…..Le banalizzazioni hanno sempre un roboante effetto retorico, ma alla fin fine poco senso effettivo. Se poi per interloquire siamo costretti a “provare sulla nostra pelle” una disabilità, mi permetta Luspaziani, ma buonanotte alla comunicazione.

    Forse che i disastri nucleari del XX e del XXI secolo non svelano con chiarezza che la tecnica ha più di un risvolto inquietante, che evidentemente qualcosa di essenziale sta sfuggendo all’uomo ed ai suoi meccanismi di controllo e comprensione? Forse che sollevare questi (ed altri) interrogativi ci catapulta automaticamente nel fan club dei neandertaliani di ritorno, vogliosi di abolire elettricità, computer ed acqua corrente? Direi proprio di no.

    Quante forzature retoriche caro Luspeziani, forse un po’ troppe non trova? Tant’è che anche fra i disabili per fortuna c’è chi questi interrogativi se li pone:
    http://www.theguardian.com/science/2014/dec/02/stephen-hawking-intel-communication-system-astrophysicist-software-predictive-text-type

  6. Io sarei banale e retorico? E come giudica la frase “Il vero progresso dell’umanità, quello che può davvero far ripartire l’economia del nostro paese, è la ricostruzione dei valori morali, quei valori che da sempre individuano le priorità di una civiltà e le perseguono per il bene comune, il bene dei cittadini di uno Stato con la S maiuscola, al servizio dei cittadini e non viceversa”?
    Io mi sono solo limitato a ricordare a chi vorrebbe un’umanità un po’ più povera, ignorante e imbranata (senza tecnologia questo saremmo) che c’è un piccolo gruppo di individui per i quali il progresso tecnologico costituisce la via principale per vivere una vita piena e dignitosa.
    E’ chiaro che il progresso ha un prezzo, ma per assurdo è proprio la tecnologia che può aiutarci a ridurlo (penso alla mobilità sostenibile, alle energie pulite, alla possibilità di svolgere numerose incombenze senza spostarsi, alla dematerializzazione etc…).
    Anche per “tornare un po’ indietro”, come piacerebe a voi, l’unica via è la tecnologia, non si scappa…

  7. Mi dispiace che lei continui a non capire. Nessuno di noi parla di tornare indietro e di avere una umanità più povera, anzi. Si tratta solo di riflettere se cose come AppleWatch sono più utili degli ecocardiografi portatili a energia solare (per fare due esempi) che possono diagnosticare malattie gravi nei bambini dei paesi senza energia elettrica. Detto questo, la lascio alle sue convinzioni, grazie delle sue interazioni.

  8. Ma lo capisce che non è compito di Apple realizzare quel genere di dispositivi?
    Apple è un’azienda privata, che investe i suoi soldi nei progetti che crede più redditizi, non in quello che vorrebbe Lei!
    Se Lei vuole realizzare gli apparecchi di cui parla metta su un’azienda, si trovi un gruppo di ricercatori e cominci a produrli!
    Se vuole avere qualche dritta La metto in contatto con Davide Cervellin, un imprenditore non vedente che da 30 anni comercializza prodotti tiflotecnici (www.tiflosystem.it).
    Non è vero che nessuno investe in queste cose! Ma lo sa quante aziende ci sono che realizzano dispositivi medicali altamente tecnologici? In Emilia abbiamo il distretto più avanzato del mondo!
    E per i progetti che non garantiscono un forte ritorno perché molto specifici o destinati ai Paesi poveri ci sono fior fiori di fondazioni, di Enti pubblici e privati che ci mettono i soldi. Le risorse ci sono, basta saperle usare!
    Perché vuole mischiare le mele con le pere (è proprio il caso di dirlo)? Lasci fare alla Apple i suo Apple Watch, che non fanno male a nessuno, e vedrà che altri investiranno anche su altre cose!
    La saluto!

  9. La visione algida del progresso tecnologico è già andata a sbattere contro disastri immani e a più riprese. Ho citato le contaminazioni legate ai disastri nucleari per fare un esempietto fra i tanti (l’impennata di tumori alla tiroide a cui assistiamo in UE post Chernobyl deve essere opera di Belzebù) ma vedo che lei vola alto e non raccoglie…
    Sorvoliamo dunque su Chernobyl, Fukushima &c, che altrimenti si ripiomba automaticamente (non si capisce perché, ma va bene) nel medioevo e Giovanni dalle Bande nere ci verrà a suonare il campanello se non ci imballiamo di gadget tecnologici, beviamo acqua con metalli pesanti e nitriti, aria cancerogena stile Pechino e cibi contaminati in ogni genere e modo….

    Luspaziani, si metta il cuore in pace, i consumi sono al capolinea e non torneranno mai a livelli ante 2008, la disoccupazione ed i bilanci dei grandi distributori sussurrano cosucce non simpatiche ed i consumi di energia elettrica sono in netto calo, come guarda, guarda, i consumi di petrolio (e quindi il prezzo del greggio stesso).

    La cosa si farà da sé, è solo questione di tempo.

    La tecnologia la uso al lavoro (pensi lei sono pure un formatore per la didattica con le nuove tecnologie…) e nel tempo libero, ma so che avere aspettative messianiche e metafisiche su uno strumento ha storicamente causato già nel lontano, come nel recente passato grossi problemi.

    Apple? La compro da 30 anni. Le scrivo da un Mac pro che funziona benissimo e che a breve sarà inutilizzabile perché non posso più installare gli ultimi sistemi operativi. Una cosa normale vero Luspaziani? Peccato che fra rifiuti vari, terre rare, coltan e altre diavolerie che lo compongono ci sarà chi morirà avvelenato. Sono catalogati come rifiuti pericolosi per sfizio i computer? Pare di no:
    http://www.comune.torino.it/ambiente/rifiuti/cosa_rifiuti/rifiuti-elettrici-ed-elettronici-raee.shtml

    Tutto a posto vero? Tanto finiscono quasi tutte in Africa (da dove spesso proviengono) questo fior fiore di sostanze “salutari”.
    http://espresso.repubblica.it/internazionale/2015/02/27/news/l-inferno-senza-fine-nelle-miniere-di-coltan-del-congo-1.201671

    Saluti e grazie

  10. Sui consumi sono d’accordo con Lei: probabilmente la crisi finanziaria non ha fatto che velocizzare processi che si sarebbero comunque verificati.
    Ma è proprio per questo che non possiamo denigrare l’unica possibilità di futuro che abbiamo, che risiede proprio nel progresso tecnologico! Se consideriamo la tecnologia solo uno strumento e non le attribuiamo valore ci diamo la zappa sui piedi negandoci l’unica possibilità di avvenire. Cos’ha valore allora?
    Ripeto: anche per tornare indietro bisogna passare dalla tecnologia. Lo chieda ai tanti giovani che stanno “tornando alla terra” quanta tecnologia usano!
    I disastri di cui parla Lei sono retaggio di un’era industriale,
    mentre la tecnologia ci porta verso una civiltà post industriale.
    Dovrebbe essere contento che si consumano meno energia elettrica e meno petrolio, e Le annuncio che se ne consumerà sempre meno, perché grazie alla tecnologia aumenterà l’efficienza!
    E’ vero: quest’evoluzione porta con sé disoccupazione, perché, banalmente, ci sarà bisogno di meno lavoro da parte dell’uomo. Ma è solo questione di tempo: per professioni che muoiono e moriranno ce ne saranno altre che nasceranno!

  11. […] Altrove ho scritto quello che penso del valore improprio che si dà alla tecnologia nello sviluppo della civiltà moderna, ma questo è frutto di una ipocrisia più profonda, della quale discettavo tempo fa su Twitter con Marco Perduca, l’ex-senatore e appassionato difensore dei diritti umani con il quale però abbiamo anche opinioni divergenti. Oggi compie gli anni e questo post è il mio regalo per lui per ringraziarlo della sua passione e cercare di spiegargli perché a volte siamo in disaccordo. […]

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.