L’economia dei Media – con @ValerioBassan – EpT #94

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Doveva accadere, prima o poi. Anche ad “Economia per tutti” è arrivata l’onda lunga della Brexit. “C’è nebbia sulla Manica, il continente è isolato” e così questa settimana la produzione della puntata è tutta accentrata a Manchester.

Nonostante gli impegni “alieni” (nulla che a vedere con l’apertura della stagione di caccia agli Ufo, ci assicurano), la sponda italiana della conversazione inclinata è comunque garantita dal nostro, preziosissimo ospite di questa settimana. Lui è Valerio Bassan: giornalista, si occupa di strategia digitale e di prodotto nei media ed è l’autore di Ellissi, una newsletter di riferimento per tutti quanti vogliono capire cosa si muove in quel punto, impervio ma esaltante, in cui si incrociano media, business, tecnologia e strategia digitale.

Insomma, l’uomo giusto per affrontare finalmente un tema che circumnavigavamo da tempo: “Economia dei media”, ossia come estrarre utili dai media nell’epoca in cui, per effetto di internet e dei social, l’offerta è talmente strabordante, onnipervasiva che i contenuti mediatici, in primis le news, sono percepiti dal pubblico alla stregua di una commodity come tante, scambiati quasi per un bene dovuto e gratuito.

La monetizzazione nei media è il pane quotidiano di Bassan e la chiacchierata con lui si snoda tra il racconto del passato, indispensabile per cogliere senza pigre ironie la portata del cambiamento, i tentativi di fronteggiare il presente ed un futuro sempre più dirompente e in parte già qui.

Per capire come se la passano i media stravolti dal ciclone della transizione digitale, abbiamo “sfruttato” Bassan per passare in rassegna tutte le principali forme di comunicazione.

Innanzitutto, i grandi malati, i giornali, dominatori dell’ecosistema mediatico prima di Internet, ad apparente rischio di estinzione oggi. La stampa in realtà, ci spiega Bassan, ha avuto un atteggiamento persino pioneristico verso internet. I giornali, quasi fiutando il pericolo mortale, sono stati tra i primi a sbarcare su internet.

Ma lo hanno fatto nell’illusione di poter mantenere il pilastro reddituale rappresentato dagli introiti pubblicitari semplicemente dirottandolo sulle edizioni digitali, senza considerare, tuttavia, che gli inserzionisti si muovono sulla rete secondo logiche diverse, prediligono contesti che assicurano una maggiore targetizzazione del pubblico. Contesti come i social dove le news non sono certo preminenti.

Da lì sono iniziati i veri, affannosi tentativi di adattamento: i paywall, i tentativi di far migrare anche i lettori paganti da carta a digitale, le pubblicità sempre più invasive, l’ardua strettoia tra la produzione di contenuti di qualità e la necessità di agguantare i tanti, effimeri contatti di chi cerca il trash ed abbocca al clickbaiting. Una lotta fatta di tante formule ibride, di sommersi e salvati, di storie di successo e di altre di lenta agonia.

Dai giornali alle piattaforme di streaming, attese da un naturale processo di selezione del mercato e della loro ipertrofica produzione; dal cinema, destinato condividere la malinconica fine delle edicole se non offrirà una peculiare esperienza di fruizione, all’inarrestabile forza della creator economy con i suoi protagonisti destinati a fare concorrenza ai giornalisti oltreché ai giornali;  dalla “TikTokizzazione” dei social alla “nuova era oscura”  di cui Bassan ha  lucidamente scritto su Ellissi per domandarsi se internet è davvero diventato quello che sognavamo e se quello attuale è l’internet che meritiamo.

Questi i temi su cui, da Manchester, abbiamo stimolato Bassan, ritrovandoci alla fine con la sensazione che il nostro ospite ci abbia trasmesso in modo quasi contagioso il clima febbrile di un mondo, quello dei media, nel pieno di una fase di rivolgimento vorticoso, difficile ed insieme eccitante.

Se volete respirare anche voi un po’ di questo clima, dovete, come sempre, solo scegliere la vostra piattaforma preferita.

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