L’età delle illusioni

 

Il Referendum abrogativo della Legge sul Divorzio (12-13 maggio 1974) vide una netta vittoria dei divorzisti. L’alleanza DC-PSI rivelò così tutta la sua fragilità  ed i socialisti uscirono dal Governo Rumor. Alla fine di quell’anno, con Aldo Moro a capo del nuovo esecutivo, il PCI del Compagno Berlinguer incominciò ad essere preso in considerazione come (eventuale) forza interlocutrice di governo.                                      

Insomma, pareva che l’Italia stesse virando cautamente verso sinistra.

”Viva Marx, viva Lenin, viva Mao – Tze -Tung!”

Il corteo si snoda come un serpente sinuoso e multicolore lungo via Orefici, sotto il sole caldo di un mese di maggio che ha portato la primavera anche tra quegli austeri edifici, popolati da signori in giacca e cravatta e da signore in tailleur: rappresentano la Milano operosa, quella che continuerà ad essere austera e rigorosa anche qualche anno più tardi, quando Milano diventerà da bere  e non solo.

Che è anche la Milano che si scoccia sempre un po’ quando sotto le finestre, insieme agli operai della Pirelli, della Falck, dell’Alfa Romeo e della Breda sfilano questi ragazzi che gridano slogan perentori ed inalberano rudimentali striscioni scritti a pennello con la vernice rossa.                                                                                       Ne è infastidita, ma è anche affascinata ed intimorita dalla vitalità prepotente che esprime quella moltitudine di persone unita e sospinta da ideali comuni.

Sono operai del settore metalmeccanico che protestano contro il governo in carica e chiedono contratti collettivi più favorevoli; sfilano solidali con loro gli studenti universitari e medi, che con qualche presunzione si attribuiscono il ruolo di intellettuali della sinistra di quegli anni e sono organizzati nel Movimento Studentesco.

Sono giovani, ma si sono nutriti di Capitale di Marx e di Comune di Parigi di Lenin.

Sono giovani, e sono pieni di passione genuina e sanguigna per la lotta politica finalizzata all’equità sociale ed alla costruzione di una società dove sia riconosciuta la dignità di ciascuno e dove tutti abbiano le medesime possibilità.

Sono giovani, e nel loro animo gli ideali comuni ed il perseguimento della felicità sociale si impastano allegramente con i sogni personali e con l’illusione tanto inconsapevole quanto imprescindibile di poter rimanere giovani per sempre.

La loro bellezza è tutta qui.

Così come l’immaginazione non era mai andata al potere, non ci andrà nemmeno il popolo, che assisterà al succedersi di classi politiche in varia misura tiranne,  ipocrite, corrotte e via via più distanti dalla realtà del Paese. In Italia, con l’acquiescenza generata da un relativo benessere, il popolo ne sarà più o meno deliberatamente complice.

Civico Liceo Linguistico Femminile Alessandro Manzoni, classe IV sezione D.

Le alte finestre di Palazzo Dugnani, sede del Liceo, che si affacciano sulla bella fontana dei Giardini Pubblici di via Palestro proprio davanti all’ingresso dello Zoo sono spalancate.                                              Sono le undici passate e insieme al cinguettio un po’ petulante degli uccellini che dimorano sugli alberi dei Giardini entrano in aula anche i ruggiti delle belve dello Zoo, che verso quest’ora sono solite reclamare il pasto.                                                                                                        Alle 11,30 nel grande  Salone del Tiepolo (così detto per gli affreschi che decorano le pareti) si svolgerà il Collettivo indetto dal Movimento Studentesco; l’Ordine del Giorno scritto a pennarello sul ta-tze-bao nell’atrio della scuola recita  “diritto allo studio e voto politico”.

La responsabile per il Movimento Studentesco nella nostra scuola è Ornella Capasso, figlia di un sindacalista della CGIL.                                    E’ in classe con me, e non mi spiego come possa essere sempre così preparata su qualsiasi argomento, incluse le materie oggetto di studio.

Ornella è minuta, ha lisci capelli lunghi di un anonimo castano, porta spessi occhiali da vista che rimpiccioliscono gli occhi grigi che potrebbero anche essere belli ed ha il colorito pallido di chi passa poco tempo all’aria aperta.

Eppure, quando prende la parola, che sia in piedi su una sedia con un megafono tra le mani  o sul palco dell’Aula Magna alla Statale, ed esordisce con il consueto  “Compagni, compagne….” riesce ogni volta a creare una magia.                                                                                               E’ un incantesimo che ci irretisce tutti e che fa cessare all’istante qualunque brusio, cattura incondizionatamente la nostra attenzione,  ci unisce e ci fa sentire attori di una trama importante.

Il carisma di Ornella ha evidentemente sortito i suoi effetti anche nella sfera sentimentale, perché Giulio, il quale sta con Ornella da un paio d’anni, è un ragazzo alto e biondo che è spesso oggetto di attenzioni imbarazzanti da parte delle ragazze, e qualche volta anche delle loro madri.                                                                                         Frequenta la V al Parini, Liceo classico  in via Goito, ed è figlio di un avvocato e di una giornalista. La sua famiglia è proprietaria di un intero stabile in via Cernaia, e Giulio occupa da solo un’ampia mansarda sopra all’appartamento dove abitano i suoi, perciò Ornella si è praticamente trasferita lì.                                                                                  Lui la segue come un’ombra discreta e fedele a tutti i collettivi alla Statale, alle manifestazioni ed alle riunioni del Movimento Studentesco.

Il Collettivo dura poco più di un’ora, e per il pomeriggio è fissata una riunione alla Statale con i compagni del Parini e del Carducci.  Naturalmente ci andrò: a parte la passione politica, frequentando una scuola femminile queste riunioni rappresentano un’occasione di incontri e di socializzazione a largo raggio da non sottovalutare.

Uscite da scuola, io e le mie amiche ci dirigiamo a piedi verso piazza Cavour e poi verso Piazza della Scala lungo via Manzoni. Attraversiamo la Galleria e sbuchiamo in piazza del Duomo, dove i piccioni mi paiono gli stessi di quando ero bambina e li rincorrevo perché volevo prenderne uno da portare a casa.                             Mangeremo un panino in Corso Vittorio Emanuele e poi taglieremo per via Verziere e Largo Augusto, arriveremo in Piazza Santo Stefano ed infine in via Festa del Perdono, Università Statale.

L’imponente facciata della Cà Granda, sede dell’ateneo, riesce sempre a colpirmi per la sua armoniosa bellezza.                               Entriamo dall’ingresso principale e nel cortile interno vediamo un gruppo di studenti del Parini che conosciamo: ci aggreghiamo e muoviamo tutti verso l’Aula Magna.

Ornella è sul palco dove c’è anche Cafiero, che ha sostituito Capanna alla guida del Movimento Studentesco dopo le sue recenti dimissioni.

Noto che di tanto in tanto si guarda attorno ansiosa, e mi accorgo allora dell’assenza di Giulio.

Il Compagno Casagrande del Parini ha aperto la riunione e tra gli immancabili fischi del microfono ha iniziato a parlare. Accanto a lui siedono Ornella ed il rappresentante del Movimento Studentesco per il Liceo Scientifico Carducci.

Mi sporgo verso una delle mie amiche:

“Mavi, ma Giulio??…”

“Non so. Però corre voce che la Capasso sia tornata a casa dei suoi. Non hai visto che faccia aveva stamattina?”

In realtà avevo pensato che l’espressione sofferente e tirata di Ornella fosse dovuta alla stanchezza, considerati tutti gli impegni che ha.   Sento un’esclamazione soffocata, e poi la Mavi che dice

“oddio…guarda!”

Seguo la direzione del suo sguardo: Giulio è appena entrato in aula e avanza verso il centro della platea.                                                                 Insieme a lui c’è una ragazza che sembra appena scesa dalla passerella di una sfilata di moda, la cui visione distrae immediatamente la maggioranza dei maschi presenti.                        Giulio la tiene per mano.

Io guardo Ornella sul palco. I due sono alti, sono belli e sono terribilmente fuori  posto.                                                                              Impossibile non vederli: infatti, li ha visti anche lei.

Ornella è immobile, come in un fermo immagine, la figura leggermente protesa verso la sala.

Casagrande, giustamente ignaro del dramma incombente, continua a parlare, mentre io e le mie amiche tratteniamo il fiato e spostiamo lo sguardo dai due a Ornella, come se seguissimo un incontro di tennis.                                                                                                                                  Poi, Ornella si alza lentamente e mormora qualcosa a Casagrande che si interrompe, la guarda interdetto per un istante e cerca di riprendere il filo del discorso prima che sia irrimediabilmente perduto insieme all’attenzione degli astanti.                                                    Di sicuro, noi ora siamo concentrate su altro.

Ornella scende dal palco e si dirige verso la coppia: Giulio ha un’espressione che dice imbarazzo ma anche ineluttabilità.

Ornella li raggiunge, osserva la ragazza la cui presenza è già una sfida e forse un affronto, e poi guarda Giulio con occhi che ancora non riescono a guardare oltre.

Avanza  di un altro  passo.

Insieme allo “stronzo” parte un ceffone che gira la bella faccia di Giulio di 90 gradi: verso sinistra, per coerenza politica.

L’aula è ora immersa in un silenzio perfetto.

Ornella si gira e ritorna sul palco, il Compagno Casagrande riprende a parlare ma nessuno sa più cosa stia dicendo (forse nemmeno lui) e intanto la coppia si dirige velocemente verso l’uscita.

Da quel momento,  la Compagna Ornella nella nostra considerazione passò dalla stima al mito.

Ornella continuò ad occuparsi di politica, ma in maniera più defilata. La magia che la rendeva capace di stabilire quel contatto con la gente  così profondo, benché effimero, era svanita. O forse a lei non interessava più.                                                                                                                  Giulio scomparve completamente dai nostri orizzonti quotidiani.

Alla fine di quell’anno il Movimento Studentesco implose, perdendo una parte importante del gruppo dei fondatori e dirigenti. Lotta Continua e Avanguardia Operaia, collocate su posizioni decisamente più oltranziste, divennero i movimenti nei quali si riconoscevano e militavano gli studenti di sinistra.

Dopo la maturità, molte di noi si iscrissero alla Statale, con la consapevolezza di uscire dall’adolescenza per avviarsi verso l’età adulta, e potrei dire che percepimmo distintamente il rumore di quella porta che si chiudeva alle nostre spalle.

Fu forse da quel momento che acquisimmo la percezione esatta dell’inesorabile scorrere del tempo.

https://youtu.be/icIVqCUVF_A

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Pubblicato da Sonia Fantozzi

Spirito irrequieto alla costante ricerca dei perché e dei percome. Ha lasciato Milano,ma in cima a una collina ha scoperto che sarà milanese per sempre.

2 Risposte a “L’età delle illusioni”

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