L’illusione dell’equilibrio – EpT #102

equilibrio

Stressati dall’andamento dei vostri investimenti tra cigni neri che paiono ormai essere diventati specie dominante e continue false ripartenze dei mercati? Ebbene, provate ad immaginarvi su una tavola da windsurf, tra il mare increspato e con il sole negli occhi. Non cambierà nulla, certo, relativamente alla performance del vostro portafoglio, ma la fantasia è sicuramente più accattivante rispetto all’ abusato immaginarsi “sulle montagne russe” dei mercati (che, per inciso, prevederebbero pure delle cime….).

Soprattutto, la metafora del windsurf è più aderente rispetto al governo dell’economia da parte dei decisori (governi e banche centrali) e alle conseguenti scelte degli investitori. Perciò la “conversazione inclinata” di questa settimana, una chiacchierata che si rivela via via sempre più in modalità “Finanza per tutti”, prende le mosse da questa immagine.

In economia, infatti, esattamente come nel surf, il segreto è trovare l’equilibrio poggiando su un elemento in continuo movimento, correggere continuamente la propria postura per adattarsi ad uno scenario segnato da defatigante mutevolezza.

Là vento e mare, qui entità e costo del debito pubblico, tasso di inflazione, livello di spesa pubblica, remunerazione del risparmio, per dire solo di alcune delle variabili economiche. Esiste una combinazione “magica” di questi e altri elementi economici? Una combinazione ed un dosaggio di essi che realizzi un efficace equilibrio, che soddisfi tutti gli attori economici e ci liberi tutti (nelle nostre molteplici casacche di cittadini, lavoratori, consumatori, risparmiatori) dai tormenti della volatilità e del cambiamento? O piuttosto l’equilibrio perfetto in economia è una mera illusione?

There’s No Such Thing as a Free Lunch”, non ci sono pasti gratis, recitava nel 1975 il titolo di un celebre libro di Milton Friedman, insignito l’anno successivo del Nobel per l’economia. Effettivamente, l’economia è il regno dei trade-off. La necessità di scegliere tra obiettivi ugualmente desiderabili, ma tra loro contrastanti, è continuamente presente ed il populismo imperante ha reso sempre più ostica, nei sistemi in cui il potere è fortunatamente contendibile per via elettorale, la gestione di questo fenomeno.

Più che inseguire la chimera dell’equilibrio perfetto, si tratta allora di cercare piuttosto di intuire quale equilibrio, sempre precario e mutevole, scaturirà, nelle condizioni date, dalle decisioni di governi e banche centrali. Disegnare quindi scenari per poi modellare su questi conseguenti scelte di investimento.

Lo scenario che vi proponiamo in questa puntata, per il perimetro Europa, ruota attorno ad un presupposto chiave: spesa pubblica.

Nel nostro modello, infatti, l’unico elemento certo, dal quale poi consegue tutto, è l’inesorabile incremento della spesa pubblica. Troppe istanze congiurano in tal senso.

Dal capitolo di spesa improcrastinabile e irriducibile rappresentato dagli impegni di transizione ecologica ormai assunti dagli stati a quello della difesa, dopo l’amaro risveglio circa il fatto che la guerra è ancora tra noi, per finire con il dossier tecnologico, mentre si fanno sempre più esplicite e minacciose le mire cinesi sul paese che nel mondo produce la maggior quantità di microprocessori.

Soldi, soldi, serve una montagna di soldi e non occorre essere statalisti per immaginare che questi impegni di spesa non possano essere affrontati senza il decisivo concorso delle finanze pubbliche.

Tutto debito buono, certo, debito finalizzato ad investimenti e generatore di occupazione, ma pur sempre debito, pur sempre carburante nel motore di quell’inflazione che oggi sembra prioritario domare.

La sfida sarà dunque quella di contenere il costo di questo debito esorbitante. Il nostro modello immagina che tre saranno le leve utilizzate: la leva fiscale, con tasse crescenti ad esempio per chi ostacolerà la transizione ecologica, quella inflazionistica, lasciando che l’inflazione eroda il valore del denaro e così relativizzi il debito, e infine un po’ di repressione finanziaria a carico di banche e assicurazioni forzate a riempirsi adeguatamente di titoli del debito pubblico.

Un equilibrio perfetto? Neanche per idea , tanto che, per ciascuna componente del modello, vi raccontiamo l’effetto collaterale che è destinata a produrre.

A conferma che non ci sono pasti gratis. Ma “Economia per tutti” lo è e perciò vi aspettiamo sulla vostra piattaforma preferita.

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