Sono stato anch’io su alcuni dei 937.000 voli che l’anno scorso hanno registrato ritardi nei cieli della Cina continentale. L’impietoso conteggio della China Civil Aviation Administration raggiunge 1/3 di tutti i voli passeggeri. Si tratta del più alto valore da quando nel 2006 questo dato viene raccolto. Inoltre il numero è in crescita per il 4^ anno consecutivo. Ero molte volte tra le decine di milioni di passeggeri fermi parecchie ore sulla pista in attesa del decollo, senza internet e senza informazioni. Nel 2014 quasi 400 milioni di clienti hanno viaggiato sulle linee aeree cinesi. Molti tra di loro sono stati colpiti da inefficienza, priorità alle manovre militari, rigidità normative, incapacità diffusa a gestire situazioni complesse. La Cathay Pacific – compagnia di bandiera di Hong Kong – sta pensando di ridurre i voli tra l’ex colonia e Shanghai perché nei soli mesi di Maggio e Giugno 2015 ha accumulato ben 230 ritardi. Sembra dunque un ricordo l’ammirazione di tutti – Cinesi e stranieri – per lo straordinario sviluppo dell’aviazione civile nel paese. L’organizzazione sembrava prevalere, con flotte nuove, aeroporti scintillanti. Tutto sembrava contribuire alla crescita spettacolare di un paese povero e contadino che si affacciava per la prima volta nella storia ai concetti di modernismo industriale e dinamismo sociale. Evidentemente la Cina, alla prova dei fatti – come spesso succede quando deve affrontare problemi seri senza il guscio della tradizione – mostra i suoi limiti.
La situazione è peggiorata inoltre per l’aumento dei furti in volo, un crimine che finora apparteneva alle fiction più bizzarre. All’aeroporto di Hong Kong – dove la maggioranza degli atterraggi proviene dalla Cina – sono quasi raddoppiate le denunce di furti ad alta quota. Mani furtive sottraggono gioielli, soldi, smartphone. La polizia non esclude la presenza di gang organizzate, mentre il South China Morning Post, certamente non critico nei confronti di Pechino, ha pubblicato una serie di 5 regole di base per evitare i furti in aereo. Eppure questi difetti potevano essere accolti con benevolenza se fossero stati utili alla causa economica. Il business, quando è promettente, supera i disagi, i ritardi, i fusi orari. Lo hanno imparato a proprie spese, ma con evidenti vantaggi, le multinazionali e i loro manager. Firmare un contratto, acquisire un ordine valeva più di un nervosismo da viaggio. Invece oggi il disagio aereo si somma ad altre manchevolezze.
Qual è il vantaggio di viaggiare in Cina se il PIL flette la sua corsa, il renminbi svaluta, le importazioni languono, le aziende cinesi sono privilegiate nelle gare internazionali? Qual è l’attrazione di città inquinate, di un traffico immobile, di una Borsa sull’altalena? Non si possono ovviamente raggiungere conclusioni drastiche: la Cina è troppo grande e potente per smarrirsi. Arrivano tuttavia segnali preoccupanti di un rallentamento economico e della qualità della vita. Ironicamente, la China Southern Airlines ha annunciato che saranno inaugurati il prossimo Dicembre i voli diretti tra Roma, Wuhan e Canton. Si tratta di una scelta lungimirante e probabilmente saggia. Per lo scalo di Fiumicino sarà l’occasione per riabilitarsi, paragonandosi a gestioni del traffico aereo che finora sono state peggiori delle sue.