L’innovazione salverà il mondo?

Questi giorni di conquiste spaziali, con il primo atterraggio su una cometa ad opera di Rosetta (o meglio del lander Philae) che segna un grande successo per l’ESA (European Space Agency), mettono una gran voglia di parlare di innovazione.

Rosetta
L’innovazione è quel processo che migliora le cose. Ed è anche la via che spinge la crescita. La relazione tra innovazione e benessere economico (PIL pro-capite) non è solo diretta, è esponenziale.

innovation

La strada che porta all’innovazione, al miglioramento, è costellata di tentativi, di fallimenti, ma prima di tutto di domande, di ispirazioni:

Immaginazione

La capacità di immaginare è quella che ci ha portato, per esempio, a volare. Nessuna esigenza reale di sopravvivenza ci ha spinto a cercare di volare se non il desiderio di libertà, che abbiamo “immaginato” di percepire volando.

Nuovi punti di vista

Ci sono cose che possono sembrare minacciose, come il fuoco, e che viste sotto altri punti di vista possono diventare risorse. Basta imparare a controllarle.

Usi diversi

L’innovazione a volte sta semplicemente nell’usare diversamente qualcosa che già abbiamo e ci appare inutile o inutilizzabile. E’ il caso deI riciclo o dell’energia solare.

Cambi di supporto

La comunicazione orale è uno degli elementi che ci distingue dalle altre forme di vita, ma il cambio di supporto della parola, da orale a scritta, ci ha permesso -ad esempio- di darci delle Leggi.

Interconnessione

Mettere insieme cose che esistono già per creare qualcosa di nuovo. La stampa è una delle più grandi innovazioni di sempre ed è nata proprio così. Ma anche l’iPod o il sandwitch

Alterazione

Cambiare l’aspetto di una cosa ne può innovare l’utilizzo. Deve aver pensato questo il sig. Braille. Ma anche allungare un coltello fino a inventare la lancia ci ha permesso di cacciare prede più grandi.

Invenzione

Creare qualcosa di nuovo, che permette di fare delle cose come mai era stato possibile prima passa dall’invenzione. La moneta o gli occhiali, il compasso, il microscopio sono invenzioni.

L’innovazione, però, non è solo fatta di buone idee, serve anche una buona organizzazione che aiuti a realizzare le idee trasformandole in prodotti, processi o qualsiasi altra cosa si voglia mettere sul mercato.  Capitali, insomma.

[tweetthis]C’è un rapporto di proporzione diretta fra PIL pro-capite e investimenti in innovazione[/tweetthis]

Esiste, infatti un rapporto di proporzione diretta fra il PIL pro-capite e l’entità degli investimenti in asset “intangibili” (fonte OCSE):

GDP-innovation

Per questa ragione vengono dedicati studi e analisi alla disponibilità e all’utilizzo del cosiddetto “knowledge-based capital” (KBC). Alla stregua della spesa per l’istruzione, il capitale speso in innovazione getta le basi della crescita futura, in questo senso il trend in corso getta cupe ombre (qualora ce ne fosse bisogno) sul futuro del nostro Paese, dove gli investimenti in nuove apparecchiature hardware sono fermi ai valori del 2000, mentre -ad esempio- negli USA sono raddoppiati.

Una delle ragioni che non consentono lo sviluppo del KBC sta nel conservatorismo: il KBC ha un effetto negativo sui posti di lavoro nel breve termine, perché nuove e più economiche forme di automazione possono sostituire il lavoro umano. Ma questa considerazione viene da chi dimentica i benefici effetti che ricadono su una economia che sa produrre e proporre innovazione, giacché -vivendo in paesi che si interscambiano beni ed informazioni e non in sistemi isolati tra loro- l’innovazione invece di venire dall’interno finisce per arrivare comunque dall’esterno.

La correlazione fra l’investimento in conoscenza e la crescita economica impone, al contrario, di tenere in alta considerazione le politiche che favoriscono l’innovazione, come parte di un piano di crescita strategica. Anche allo scopo di valorizzare il capitale umano nazionale.

Facciamo un esempio: a pag 35 del paper intitolato “The EU Industrial R&D investment scoreboard“, preso dal sito Industrial Research and Innovation della Commissione Europea, mostra che l’unica azienda italiana fra le prime 50 al mondo per investimenti in ricerca e sviluppo è Fiat, posizionata al 34° posto, con investimenti pari a circa un terzo di quelli del suo competitor, Volkswagen, leader mondiale in questo campo (con Toyota al 5° posto e Daimler all’11°). Come potranno, anno dopo anno, i prodotti meno sofisticati che Fiat inevitabilmente proporrà, imporsi sulla concorrenza? Rallentare l’automazione e l’innovazione degli stabilimenti è davvero una strategia che preserva i posti di lavoro?

Come dice Erik Brynjolfsson nel suo celebre TED speech la sfida non è contrastare le macchine, ma imparare a crescere insieme a loro. E qui Massimo Chiriatti ci ha parlato del miracolo della creazione di lavoro.

[tweetthis]La sfida non è contrastare le macchine, ma imparare a crescere insieme a loro[/tweetthis]

Ecco perché guardare con entusiasmo e ammirazione alle innovazioni che si affacciano sul nostro futuro, ad esempio il sempre più tangibile approssimarsi di un’era di contenuti a tre dimensioni, con le nuove telecamere “Project Beyond” di Samsung sarà possibile portare lo spettatore dentro i filmati che si produrranno, generando ogni volta esperienze uniche ed irripetibili

oppure, viceversa, dalla videocamera alla realtà tangibile ecco il progetto “Blended Reality” che HP mette a disposizione con i nuovi computer Sprout

[vimeo]110361704[/vimeo]

Immaginate cosa si può fare abbinando questi PC con una stampante 3D, ad esempio in una videochat: non siamo molto lontani dal concetto di teletrasporto, nel momento in cui possiamo di fatto inviare oggetti da un PC ad un altro. E’ ora possibile digitalizzare, modificare e ristampare un oggetto.
A quali altre innovazioni si aprono le porte non è del tutto possibile prevederlo, tutto questo può spaventare, può -lecitamente- far preoccupare del futuro lavorativo della classe media dei Paesi sviluppati, destinati a subire gli effetti di queste innovazioni più che a goderne i benefici. Non possiamo però escludere che la crescente efficienza di produzione e la riduzione dei costi che ne deriva non finisca per incrementare la domanda, facendo crescere la quantità di lavoro necessaria alla produzione. Al crescere della capacità delle macchine di sostituirsi all’uomo deve saper aumentare la capacità di contributo concettuale dell’uomo alla macchina, abbandonando via via ogni tipo di mansione di routine. Ma questo può avvenire solo dove l’investimento in istruzione prima e formazione poi prepara adeguatamente i (futuri) lavoratori a guadagnarsi un ruolo, dentro la sempre più faticosa lotta a rendere i benefici dell’istruzione superiori ai suoi costi: in un interessante paper di Jaison R. Abel e Richard Deitz dal sito della Fed di NY vediamo scomposta -infatti- la forza lavoro in quattro distinte categorie per livelli di ablità. Viene evidenziato come la crescita di lavoro avviene solo al livello massimo e a quello minimo, in una polarizzazione che da un lato espone i lavoratori occidentali alla concorrenza globale di lavoratori di altre aree del mondo e restringe dunque lo spazio di crescita ai soli lavoratori con formazione elevata.

Ecco allora che la notizia che i governi dell’Unione Europea e il Parlamento europeo non siano riusciti oggi a trovare un accordo sul budget 2015, proprio a causa di un dissidio sugli stanziamenti per l’innovazione genera preoccupazione. L’impasse porta al rischio di una gestione in esercizio provvisorio, senza un budget, a danno iinanzitutto di studenti, imprese e ricercatori. Il nodo da sciogliere sono i pagamenti arretrati che vanno ai programmi Ue, un ‘buco’ da 25-30 miliardi euro che per la maggior parte sono dovuti da Germania, UK e paesi scandinavi ai paesi mediterranei e dell’Europa dell’Est.

Speriamo di sollecitare, con queste riflessioni (basate innanzitutto e non a caso su dati e studi dell’OCSE e della Commissione UE), una presa di coscienza per un superamento degli egoismi nazionali.

Ah, la brillante idea delle domande che generano innovazione non è mia, l’ho presa in prestito qui:

[vimeo]47974026[/vimeo]

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Grazie per aver votato!

Pubblicato da L'Alieno Gentile

Precedentemente conosciuto con il nickname Bimbo Alieno, L'Alieno Gentile è un operatore finanziario dal 1998; ha collaborato con diverse banche italiane ed estere. Contributor OCSE nel 2012, oggi è Global Strategist per l'asset management di una banca italiana.

43 Risposte a “L’innovazione salverà il mondo?”

  1. Se l’uomo pensa le innovazioni a partire da un pensiero che mette al centro dell’innovazione l’uomo stesso, un umanesimo redivivo, allora ogni passo sarà nella direzione di un neoRinascimento.

    E’ questo che stiamo vivendo?

    Se l’uomo si affida invece alla tecnica non a partire da un pensiero che lo ponga al centro, ma al contrario se la tecnica stessa a partire da concetti estranei all’umano si fa fine e obiettivo, secondo ad esempio l’esclusivo criterio della massimizzazione dei profitti, allora si va nella direzione di un imbarbarimento.

    L’idea di innovazione non basta. Come pensiamo noi stessi a partire dall’innovazione? Credimi non è una questione di lana caprina, ma molto, molto pratica…

    L’innovazione non salverà il mondo, sarà il modo in cui saremo capaci di pensare l’innovazione eventualmente a salvarlo e se non penseremo a nulla, la tecnica si farà fine e obiettivo e quel che accadrà sarà quel che accade all’aria che si respira a Pechino oggi, perchè la tecnica in sè non contempla necessariamente l’umano.

  2. Concordo con Enrico che l’innovazione può (spesso lo è) inumana o, meglio, contro-natura per puri benefici di breve termine.

    Inoltre, vorrei sottolineare che i grafici del post sono più legati alla disponibilità di energia che all’innovazione. Noi siamo nel “petrolitico”, un tempo trascurabile in tutta la Storia dell’uomo, ma tendiamo a scordarcelo.

    Sinbad

    1. @Sinbad: Quando dici “i grafici del post” immagino ti riferisca al primo. Capisco la tua posizione, ma ti domando: sei così sicuro che tutto dipenda sempre e solo dalla questione energetica, in particolare petrolifera? Chiedo perché a me qualche dubbio viene, dopo tutte le letture sul tema del “peak oil” fatte anni fa quando il petrolio era molto più caro di oggi.
      Non è un po’ riduttivo vedere tutto in funzione solo del petrolio?

      @Enrico: dì la verità, il tuo commento è una lunga supercazzola 😉

  3. Il problema evidente di chi bazzica d’economia è che tende a vedere tutte le altre discipline o forme di pensiero come “supercazzole”.

    I risultati sono altrettanto evidenti.

    1. Facciamo così: aiutami a delineare di quali innovazioni stai parlando, sono un po’ basito di questo tuo commento con tutto l’impegno interdisciplinare di cui anche tu fai parte, ma tant’è

  4. @Andrea

    Sicuramente i miei studi e la mia professione mi portano a dare precedenza a certi aspetti piuttosto che ad altri.
    Tuttavia, ho la presunzione di dire che l’ENERGIA non sia solo un aspetto importante, ma sia IL TEMA, LA GRANDE QUESTIONE.
    E non sono fissato sul petrolio; semplicemente il petrolio è la sostanza a più alto contenuto energetico (dopo gli elementi fissili) che finora l’uomo abbia mai conosciuto e, quindi, le sue questioni sono fondamentali.

    Le mie convinzioni poggiano sulla Termodinamica, non sono Economia.

    Ogni azione che aggiunge valore, ha bisogno di energia.
    Non a caso, il tuo grafico, inizia a salire con la rivoluzione industriale inglese laddove, l’ingegno umano, impara a sfruttare il contenuto energetico del carbone (ancora oggi la fonte primaria di energia).

    Al giorno d’oggi, troppo spesso si dimentica l’appporto di energia in tutte, ma proprie tutte, le nostre attività.

    Oggi, chi è lontano dal mondo industriale ha la tendenza a sentirsi “potente” e “onniscente” stando davanti ad uno schermo di un computer provvisto di software potentissimi.

    Mai l’umanità ha avuto tanta energia a disposizione.

    Questo ci permette di mangiare e vestirci di più e (forse) meglio, di estrarre risorse altrimenti impossibili da sfruttare (si pensi alle terre rare presenti nei nostri telefonini e computer), forgiamo/fondiamo metalli con forze e potenze impensabili (un forno elettrico da 80 tonnellate per fondere acciaio consuma quanto una città di 200 mila abitanti quando fa una colata…), trasportiamo merci e viaggiamo per il mondo con macchine meravigliose ma estremamente energivore (navi container e aerei intercontinentali), abbiamo sostanze chimiche e farmaci che riusciamo a sintetizzare solo grazie all’apporto di energia (…molte reazioni industriali sono impossibili senza catalizzatori…), etc. etc.

    L’ingegno dell’uomo è fondamentale ma è niente senza apporto energetico.

    La domanda è: possiamo continuare così?

    La mia personale risposta è no, perchè le risorse non sono infinite (altro concetto di Fisica).

    E proprio l’attuale guerra sui prezzi del petrolio lo sta facendo vedere, laddove le aziende, come saprai meglio di me, operano in perdita (e vanno avanti con gli stimoli monetari…finchè funzionano).
    E non parliamo delle Oil Majors che mai si sono trovate nella situazione attuale in cui le spese per investimenti non danno ritorni sufficienti sulla produzione…

    Il “peak oil”, oggi bistrattato, in realtà è un concetto più vivo che mai. A volte viene dimenticato per la volatilità dei prezzi(mai esistita a parte la crisi del ’79 dovuta a motivi politici…), la cui causa forse….:-)

    Non sono oscurantista e mi piace l’innovazione, specie quella che favorisce l’uomo.

    Ma sto con i piedi per terra (o meglio, nella Termodinamica) e cerco di avere coscienza degli strumenti che la vita, per fortuna, mi ha messo davanti.

    sinbad

    1. @Sinbad: sempre piacevole dibattere con te. Sul partire dalla Fisica, figurati ho chiamato il sito “piano inclinato”, non posso che concordare. Dico solo che se è vero che la quantità disponibile di energia è determinata, magari non lo sono i modi di sfruttarla (lo shale gas è un buon caso, per esempio). Forse il vero “peak” dello sfruttamento energetico è ancora lontano.
      Poi sul ruolo che la disponibilità di energia ha avuto nella propagazione delle innovazioni, certo, è lapalissiano. Così come l’agricoltura ha permesso di strutturare le società umane in ruoli, facendo sì che qualcuno potesse dedicarsi alla religione, altri alla politica e altri allo studio invece che essere tutti membri di una tribù di cacciatori/raccoglitori allo stesso modo l’invenzione di nuovi metodi di conservazione del cibo (e senza disponibilità energetica non sarebbe stato possibile) ha modificato la struttura delle società, la disponibilità ed i costi di un certo tipo di alimentazione. E’ tutto molto collegato, quello che contestavo-forse- è proprio questa pretesa di scollegare l’energia mettendola al di sopra di tutto.

    2. SINBAD: ogni azione che aggiunge valore ha bisogno di energia. Perfetta! Leggendo il tuo commento mi è tornato alla mente Nikola Tesla, un vero Titano:
      “La scienza non è nient’altro che una perversione se non ha come suo fine ultimo il miglioramento delle condizioni dell’umanità.”
      Buona giornata.

  5. Ce ne sono a quintali di esempi: un’innovazione come lo shale gas o lo shale oil è costruita intorno all’uomo, ha l’uomo al suo centro o bruciando risorse idriche e/o avvelenando centinaia e centinaia di esseri umani persegue obiettivi ben diversi? Non sembra esser questione di lana caprina.

    http://www.youtube.com/watch?v=dZe1AeH0Qz8

    http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1878522013002944

    http://www.desmogblog.com/2014/10/07/central-california-aquifers-contaminated-billions-gallons-fracking-wastewater

    Sotto l’aspetto politico ed economico è tutto assai desiderabile e auspicabile, ma il ragionamento di Sinbad non fa una grinza: le risorse non sono infinite, acqua potabile compresa. Forse questo etf ce lo sta bisbigliando all’orecchio?

    http://www.borsaitaliana.it/borsa/etf/grafico.html?isin=FR0010527275&lang=it

  6. Sto tentando di dire che non si tratta di contrapporre l’innovazione ad un ritorno ai prati fioriti, ma di come noi umani pensiamo ambedue.

    Gli esempi dello shale o del nucleare, così come accaduto prima per l’amianto, il mercurio ed il cromo o il cloruro di vinile a Marghera, credo sollevino più di una domanda, su come dal dopoguerra è stata intesa l’innovazione e la produzione d’energia.

  7. La crescente privatizzazione della ricerca scientifica, anche di quella di base, e la sproporzione tra i mezzi a disposizione degli operatori privati e quelli appannaggio del settore pubblico finiscono con il favorire una tendenza preoccupante. Un risultato apparente del livello di rischio che diviene pubblicamente accettabile anche grazie a queste strategie ed agli impatti che esercitano sulle “credenze e sulle valutazioni socialmente dominanti (Myrdal) è quello di dar luogo a gigantesche sperimentazioni di massa: Luciano Gallino, riferendosi alla “recente diffusione di tecnologie per le masse, quali – tra molte altre – le biotecnologie, le nanotecnologie e le radiotecnologie che supportano i telefoni cellulari ed il web”, ha chiarito come, accanto alla loro caratteristica di “beni pubblici globali”, “rechino in sé anche le potenzialità per trasformarsi in mali pubblici globali”: la fondamentale inadeguatezza delle procedure di valutazione delle conseguenze fa sì che “una rete di sperimentazioni globali d’un ordine di grandezza senza precedenti” abbiano luogo “senza che nessuno sappia quali possano essere le conseguenze a medio-lungo termine sulle persone e, soprattutto nel caso delle bio- e nano-tecnologie – sui sistemi di supporto alla vita” (Gallino 2007: 9-10).
    “Di certo, al presente, nessuno può affermare che biotecnologie, nanotecnologie e campi elettromagnetici siano pericolosi quanto l’amianto. Ma dagli studi compiuti su di esse provengono comunque avvertimenti precoci, che converrebbe non lasciar degradare in lezioni tardive. Un modo per farlo consisterebbe nel prendere maggiormente sul serio il principio di precauzione (un basso livello di prova ad indicare effetti nocivi dovrebbe essere giudicato sufficiente per intervenire, quando sussiste il pericolo di danni gravi e irreversibili) ed estenderlo ad ambiti più vasti.” (Gallino 2007)
    Le morti per l’esposizione all’amianto – nel secolo che ci separa dai primi decessi, per il quali la scienza medica aveva riconosciuto l’esistenza di un possibile nesso di causa-effetto tra l’inalazione e le patologie e le perdite di vite – sono state dell’ordine di milioni nella sola Europa occidentale. Ma, purtroppo, non si tratta di un problema del passato: si stimano infatti in oltre 500.000, sempre nello stesso territorio, le morti per cancro tra il 1999 ed il 2035. (Gallino 2007)

  8. L’economista istituzionalista Karl William Kapp (1910 – 1976) riteneva che un moderno umanesimo razionale debba orientarsi alla soluzione dei problemi di un’epoca tecnica, adottando i metodi d’indagine delle scienze moderne. Kapp assumeva l’esistenza di una “situazione assolutamente inedita” in cui “l’uomo è l’essere in pericolo per eccellenza”, emersa a causa della scienza e della tecnica, Questa “minaccia di autodistruzione dell’uomo nella società industriale moderna”, che si riflette nei COSTI SOCIALI (tema sconosciuto ed/o ignorato dalla stragrande maggioranza degli economisti) DELLA PRODUZIONE, è insieme un problema ed un’evidenza fattuale che esige un riorientamento delle scienze sociali al rispetto della vita umana ed alla promozione dell’uguaglianza formale e sostanziale.
    Purtroppo il prevalente disinteresse per l’approccio istituzionale ai costi umani e sociali tra gli economisti che si occupano di temi economici tende a permettere che elementi apologetici incontrollati contaminino il dibattito, favorendo traiettorie sterili ed agevolatrici dello status quo.

  9. IN CONCLUSIONE: l’innovazione salverà il mondo?

    L’innovazione ha un posizione ambivalente al riguardo, potrebbe distruggerlo come potrebbe migliorarlo.
    Se si continua ad ignorare scientemente il problema dei costi sociali in termini di impatto ambientale e di rischi sulla salute umana non nutro alcuna speranza di salvezza o di miglioramento.

    Cordiali saluti e grazie dello spazio concesso al dibattito ad Andrea Boda.

  10. Mi chiedo perche’ marani e virgin non si limitano a postare e commentare le loro inutili cavolate filosofiche anziche’ provare a dare una chiave di lettura su argomenti moderni.

    Poi pero’ mi dico che ” if i have to explain you would never understand ” (cit. harley davidson http://www.revzilla.com/common-tread/why-harley-davidson)

    Ps scatenatevi pure sono fatto di teflon. Vedo surfer sorridere 😉

    1. TIME FLIES: Ho imparato tanto tempo fa a non fare lotta con i maiali. Ti sporchi tutto e, soprattutto, ai maiali piace.
      (George Bernard Shaw)

  11. Leggo e rileggo la sequenza dei commenti e non trovo risposta ad una domanda: in che punto la discussione ha iniziato a diventare ispida? L’articolo parla di innovazione citando esempi di telecamere, automobili (dove spesso l’innovazione sta nella riduzione dei consumi…), computer e stampanti 3D. Ma a leggere i commenti sembra che il post sia una specie di bandiera pro-fracking che spinge i lettori a dividersi fra benefici e danni di tale pratica.
    Mi piacerebbe, dal punto di vista sociologico, arrivare a capire cosa sia scattato e dove.
    Si accettano suggerimenti

  12. Andrea qui forzi un po’ le cose e, a mio opinabile parere, puoi non scomodare la sociologia, ma rileggere.

    Dove sta scritto che hai fatto un post pro-fracking? Ho citato personalmente il fracking come un’innovazione (lo è o no?) che ci interroga. Già nel primo commento (la supercazzola) sottolineavo come l’innovazione in sé non è detto che sia buona per il solo fatto di innovare e qui mi FERMO, perché al contempo non è affatto detto che sia cattiva, semplicemente va analizzata e pensata.

    Tu cosa ne pensi Andrea? Qualsiasi innovazione è di per sé buona alla luce del fatto che: “C’è un rapporto di proporzione diretta fra PIL pro-capite e investimenti in innovazione”?
    Oppure oltre al PIL (a cui l’innovazione fracking ha fatto e farà benone) ci sono altri criteri?

    Eventuale risposta molto gradita.

  13. Inizio a capire dove siamo diventati asincroni: il tema sollevato nel post è quello dell’opportunità di investire in conoscenza, e di spingere all’innovazione, spiegando il perché. Il fucile è una innovazione della balestra e per molte persone, tra cui il sottoscritto, questo genere di innovazioni ha fatto meno bene di altre. Quello che penso è che non si può boicottare il proprio futuro smettendo di sperimentare, smettendo di spingere verso l’innovazione per paura che questa spinta generi “mostri”. Non sappiamo cosa ne verrà fuori e non so nemmeno se sia venuto il momento di sentenziare in maniera definitiva su una innovazione come la ruota, che qualche nostalgico del “si stava meglio quando si stava peggio” lo si trova sempre (ad esempio un paio di giorni fa qualcuno diceva che chi costruì le piramidi veniva pagato, oggi sarebbe uno stagista. Divertente!…)

    Il punto nel post era che l’innovazione può spaventare, e ho fatto un esempio: il rischio distruzione posti di lavoro, ma l’ho concluso dicendo che non c’è alternativa migliore a continuare ad innovare. Innanzitutto perché guidare l’innovazione è meglio che subirla, e poi perché -non sapendo a priori a cosa gli innovatori giungeranno- finora complessivamente ne è ampiamente valsa la pena.

  14. Bene, se ho ben compreso questo passaggio:
    “non c’è alternativa migliore a continuare ad innovare. Innanzitutto perché guidare l’innovazione è meglio che subirla, e poi perché -non sapendo a priori a cosa gli innovatori giungeranno- finora complessivamente ne è ampiamente valsa la pena.”

    Dunque non val la pena stare a far tanti problemi e “seghe mentali”, l’innovazione complessivamente paga sempre e quindi va accolta a priori. Non è una riflessione molto aliena, la trovo al contrario molto mainstream, ma va benissimo.

    Quanto al fatto che si stia guidando l’innovazione invece che subirla, mi sfugge chi sia il soggetto e non sto sinceramente capendo se la stiamo subendo o guidando (limite mio probabilmente).

    Guidarla resta per me pensarla criticamente (che ha significato ben diverso rispetto a osteggiarla). Sul fracking, che è un’innovazione economicamente conveniente, qualche pensiero critico possiamo farl, e anche porre qualche domanda. Fortunatamente non sono il solo a farlo, come su altre innovazioni. L’uomo va mantenuto al centro in relazione alle trasformazioni tecniche, questo per me resta un passaggio imprescindibile, un limite da non valicare, altroché supercazzola 😉

    Grazie però per la risposta ed il confronto: è bello anche dissentire 🙂

    PS: sono stati fatti i trattati di non proliferazione degli armamenti nucleari, proprio perchè dai bastoni alle balestre, fino ad Hiroshima qualcuno si è chiesto su innovazioni non del tutto desiderabili. Domandarsi resta per me un’attitudine assolutamente da non perdere.

  15. Tutto è partito dalla domanda: l’innovazione salverà il mondo? Tralasciando le pappe filosofiche esistenziali per non urtare la sensibilità di certuni, vorrei richiamare l’attenzione su un

    1. Scusate, questo commento mi è partito involontariamente (a razzo). Come si cancella? Grazie. No, non sono ubriaca, sono solo imbranata. Riesco sempre a cadere nel ridicolo. Uffa!

  16. A proposito di innovazione tecnologica (tralasciando le cazzate filosofiche esistenziali al fine di non urtare la sensibilità di certuni) come ci poniamo di fronte ad un fenomeno ormai tristemente arcinoto (che lascia poco margine al sogno) ovvero quello dell’ obsolescenza pianificata? Dai cellulari, alle stampanti, ai computer, alle lavatrici. .. acquisti roba fantascientifica con un ciclo vitale pari a quello di una farfalla. Con la differenza che alla farfalla ci pensano gli agenti decompositori,

    1. Bisognerà anche capire cosa significhi “salvare il mondo”, quello che è certo è che se ci perdiamo a disquisire su ogni singola innovazione per domandarci quale sia il bilancio costi/benefici facciamo un esercizio di cui fatico a vedere lo scopo. Dubito ci possa essere un grande dibattito sull’opportunità dell’obsolescenza programmata, ma mi viene da domandarmi: non sarà che questo avviene perché non riuscendo ad innovare l’industria ha alimentato il business della sostituzione? Dobbiamo davvero tagliare i fondi per l’innovazione e la ricerca per questa ragione?

  17. The “white light” glows the day but to switches off night with hassle – is always same (“white light”). Saying, the “technological aspect”.

    Seeing is believing!

    The implications of the evolution: the vision – of fact (past, present, future) in history, philosophy, reality.

    °l° White Light
    run away from me
    i want to hold you in my hand

    White Light
    sing your love to me
    i’m a stranger in your World

    White Light
    do you still dream of me
    i’m so lonely in this World

    White Light
    through tunnels i can see
    i want to hold you in my hand °l°

    After the invention of the mechanical clock in Europe in the 12th Century, the device spread so quickly that by the 14th Century no place could be considered a proper town if it didn’t have a “public clock” in its town center.

    The first mention of a mechanical clock in medieval literature is often regarded to be in Dante’s Divine Comedy[*], in the early 1300s, and from this point on we see more and more references to clocks in literature and paintings.

    Soon, we see not just towns installing public clocks for all of their inhabitants, but also People owning their own clocks.

    The term “public clock” was used by Petrarch as early as 1353 to describe the first public clock in Milan, which not only displayed the time of day for everyone to see, but also rang the hours with bell signals.

    Soon, public clocks caught on in the rest of Europe, so much that cities would often compete to have the most extravagant clocks, complete with astronomical models and automatons.

    Still, despite the fact that the clock had become an essential part of everyday life, the Church was initially opposed to their spread because of the way that public clocks not only changed the way that People measured time, but also People’s perception of time itself.

    Unlike our modern hours, the canonical hours were actually a very fluid way of measuring time, far from regular, and were hardly fixed points in time at all.

    l- – – – –

    [*] Dante, “Divine Comedy – Paradise (Lyric X, vv. 139-148)”, 1316-1321

    “Indi, come OROLOGIO che ne chiami
    ne l’ora che la sposa di Dio surge
    a mattinar lo sposo perché l’ami,

    che l’una parte e l’altra tira e urge,
    tin tin sonando con sì dolce nota,
    che ‘l ben disposto spirto d’amor turge;

    così vid’io la gloriosa ROTA
    muoversi e render voce a voce in tempra
    e in dolcezza ch’esser non pò nota

    se non colà dove gioir s’insempra”.

    http://www.bdtf.hu/btk/flli/romanisztika/OKTATSARS%20DOCENDI/TANANYAGOK%20(OKTAT%C3%93%20SZERINT)/ANTONIO%20SCIACOVELLI/LETTERATURA/DANTE/TESTI/Dante%20Paradiso%20con%20commento.pdf … see to pages 224-225 /-ET-/ 225-227 (or 228-229, 229-231 / 694)

    – – – – -l

    °l° [Johnny Jewel] Chromatics, “White Light”, 2014

    http://www.youtube.com/watch?v=WtcWEtxrfAo .

    Surfer [Times, so they saw for the first in the World, the “glorious WHEEL”. A time to – not like today – … (were) the firStS; in Italy!]

  18. Eh no Enrico…

    Amazon da lavoro a piu’ di 100k persone nel mondo, ci stanno proteste o dipendenti scontenti ovvio.
    Certo fare un articolo contro un colosso fa sempre scalpore.
    Un po’ come parlare delle oche spennate in malomodo (vedi report) la stessa settimana in cui 43 studenti messicani furono rapiti e uccisi, notizia quasi passata inosservata!
    Questi sono i media caro…
    Parlare di innovazione che porta cose cattive (contrario di buone, interpreto tue parole) fa sorridere in un mondo in cui le cose cattive di solito sono portate da paesi senza innovazione…

  19. Il Guardian è premio Pulitzer, non esattamente l’ultimo degli organi d’informazione su questo pianeta. Verifica le fonti con un’accuratezza che i migliori media Italiani si sognano.

    Articoli su Amazon e sulle condizioni disumane di impiego in azienda ne sono usciti molti e su organi d’informazione diversi e qualificati, oltre a vere e proprie inchieste. Qualcosa di ben diverso dalle oche spennate per i piumini.

    L’innovazione non porta esclusivamente cose cattive, ci mancherebbe, mai pensato niente del genere. L’innovazione semplicemente non è buona in sé e non è la prossima divinità a cui affidare il nostro destino, ma chiede di essere analizzata criticamente per fare gli opportuni distinguo e correggere errori e fraintendimenti : c’è una bella differenza non trovi? Dobbiamo per forza tifare pro o contro? Direi di no.

    Ad Amazon servirebbe una dose massiccia di VERO libero mercato ed un regime fiscale meno accomodante ( e non solo ad Amazon) 😉

  20. Certo d’accordo sul Guardian. Bisogna capire se l’autore dell’articolo e’ fazioso o no, il piu delle volte lo sono. Surfer secondo me lo conosce 🙂
    Amazon condizioni di lavoro disumane? Nessuno obbliga i dipendenti a lavorarci, non sono schiavi cinesi. Possono fare altro invece in 100k hanno scelto Amazon.
    A mio parere va valutato se le cose portate da questi colossi sono piu’ quelle positive che negative, e pensando a loro, apple, microsoft, walmart, mc donalds, coca cola, boeing, starbucks, ecc ecc direi che la bilancia tende verso il +.
    X il regime fiscale meno accomodante, io voto repubblicano quindi parlare con me di tasse non funziona. Scherzi a parte ritengo che il regime fiscale applicato a queste aziende sia direttamente proporzionale a quello che danno all’umanita’ in termini di lavoro, innovazione, leva finanziaria ecc.
    Paradossalmente quante persone possono andare in pensione grazie alle attivita’ di queste? ( i fondi pensione usa ne sono pieni). Punti di vista e discorsi che esulano dal post.

  21. No, stiamo provando a sostenere che l’innovazione non è in sé salvifica e indenne da aspetti critici e criticabili. Come fanno saggiamente Hawking e Musk. Essere più realisti del re è (storicamente) fuorviante.

    1. Ricapitolo la sinossi dell’articolo. L’Innovazione (concetto) ha permesso il miglioramento del tenore di vita dell’Uomo, l’allungamento delle sue aspettative di vita, e si presentano alcune innovazioni in fieri per ipotizzare cosa possa aspettarci nel prossimo futuro. Perciò si invita l’apparato dirigente continentale a mettere da parte le resistenze e continuare a sostenere l’Innovazione (concetto).
      Sinossi dello sviluppo dei commenti: alcune innovazioni (singoli casi concreti) non sono benefiche, al punto che anche il più grande scienziato vivente ritiene che l’Innovazione (concetto) non sia indenne da aspetti critici.

      Se ho dato l’impressione di avere una visione “religiosa” dell’Innovazione mi dispiace, devo aver espresso male il mio pensiero. E’ evidente che alcune innovazioni (e ne ho portato io stesso l’esempio) non abbiano contribuito positivamente all’umanità. Tuttavia non rinuncerei al concetto che “mangiare frutta fa bene” per il fatto che taluni hanno delle allergie a singoli frutti o taluni frutti in determinate condizioni si rivelino nocivi.

      La notizia di base del post era “i finanziamenti per la ricerca e l’Innovazione, in Europa, sono bloccati”. A leggere i commenti di alcuni di voi sembra di sentire un “…e meno male!”. Invece, per quanto mi riguarda, continuerei a desiderare di veder investimenti sulla Ricerca (e se volete ve lo posso dire anche in chiave nazionalistica, che oggi va tanto di moda: se i nostri cervelli invece di fuggire ricercassero in Italia, si stima produrrebbero brevetti e proprietà intellettuali per circa 9 volte il loro costo. Invece li formiamo -e ci costa- per buona parte del percorso e poi lasciamo che fuggano all’estero attratti dalla possibilità di specializzarsi e studiare, perché “la cultura non si mangia” dicevano dalle parti di via XX Settembre fino a qualche tempo fa)

  22. Va bene finanziamo la ricerca, che qui vuoi farmi passare per una specie di nostalgico dell’uomo di Neanderthal, quando credo che le criticità dell’innovazione, a partire dal nucleare in poi, abbiano un carattere piuttosto sistemico e richiedano un pensiero attento, critico e vigile, non a caso emerso anche da due paladini della ricerca e dell’innovazione come Musk e Hawking.

    Il superamento degli egoismi nazionali in UE?
    Come no, mi sembra un’ipotesi “evidentemente” realistica.

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