«Dipingere è un po’ come metterti a suonare da solo. Solo che quando suoni, e ti viene un’idea, senti il bisogno di aggiungere, metti, una linea di basso: e quando scrivi una frase per un altro strumento, beh, subito ti allontana da quell’aura speciale appena creata. Nella pittura, invece, puoi raggiungere quell’attimo e subito dopo aggiungerne un altro, sopra quello… Poi, certo, alla fine può sempre uscirne un pasticcio orribile».
«Io e Jean-Michel dipingevamo spesso insieme e poi, magari, io mi esercitavo al sax e lui tornava a dipingere. C’era una meravigliosa, quasi bambinesca libertà nel modo in cui lavoravamo. A volte passava qualcuno e si metteva a camminare sulla tela su cui stava lavorando: a Jean-Michel non poteva fregarne di meno. È quello che mi piaceva di lui — anche se io non sono mai riuscito a raggiungere quel suo livello di abbandono. Se qualcuno mi cammina sulla tela, dico…».
«New York ha certamente perso qualcosa. Per esempio: non è più pericolosa come una volta. Male. Prima dovevi essere un duro: ci voleva carattere per viverci. Adesso sembra un grande shopping mall per gente che si fa pagare l’affitto da papà e mamma. Oppure chissà che lurido lavoro fa per campare».
John Lurie
I fratelli John ed Evan Lurie sono il cuore pulsante dei Lounge Lizards e nell’avvicendarsi delle formazioni da Arto Lindsay a Marc Ribot la loro band resta una meteora originale ed unica nella musica degli anni 80 e nel jazz. Siamo abituati a pensare a quell’epoca in maniera oleografica con i permanentati, il pop zuccheroso e altri luoghi comuni. In realtà sono stati anche anni di esplosione creativa, forse l’ultima grande ondata in tutte le arti. L’istrionico John Lurie è a New York in quegli anni e naviga i vicoli della città insieme al caro amico Jean Michel Basquiat, il pittore travolto dalla malinconia e dall’eroina, caro ad Andy Warhol. Basquiat è figura chiave per John, indiscusso leader della band. Ora che il gruppo ha chiuso i battenti, il nostro uomo si destreggia non a caso con tele e pennelli ed è un artista stimato. Pittura e musica, anche oggi l’eccletismo caro a Mr Pian Piano torna a trovarvi.
Sono anni in cui New York è un esplosivo cantiere artistico dove si incrociano personaggi come Lydia Lunch, Nick Cave, Jim Thirlwell, Basquiat, il numen Warhol, Keith Haring e molti altri tra cui le nostre lucertole. John ha l’acume di spostare il discorso e gli assunti creativi che emergono da quel crogiolo, riconducibili ad un suono post Stooges, con venatura punk, la cosiddetta no-wave, orientandosi verso un jazz fresco, non sepolto in rigorismi free ed al contempo aperto alla “furia” creativa, tipica di quegli anni. L’album d’esordio non si inserisce dunque in un’onda compatta, fatta di un suono caratteristico, ma nel lessico del jazz e introduce ibridazioni rumoristiche grazie alla chitarra di Arto Lindsay.
Due i punti cari al leader della band: l’ironia ed uno sguardo surreale. Con questi due ingredienti il nostro evita le secche dei generi e riesce a farsi ascoltare da un pubblico variegato, giovane e non di casa nel jazz ed al contempo anche dagli appassionanti di questo linguaggio musicale. Non ultima anche un’attenzione alla musica contemporanea che con il Kronos Quartet, Reich, Glass e altri è di casa nella Grande Mela. Inizio esplosivo.
Arto Lindsay abbandona la band ed entra in formazione forse uno dei più grandi chitarristi degli ultimi 40 anni, ovvero Marc Ribot. Le lucertole si fanno conoscere in Italia grazie al film di Jarmusch “Daunballò” dove accanto a Benigni troviamo proprio Lurie (pessimo attore) insieme al sempre brillante Tom Waits (ne abbiamo parlato QUI). La band viene nel belpaese e l’amicizia con Benigni si cementa con gli anni. Brani come “Tarantella” con forti echi Morriconiani (del Maestro abbiamo detto QUI) testimoniano il legame di Lurie con l’Italia. I Lizards si divertono. Dal vivo non sono un’esplosione di perfezione tecnica (a parte Ribot) ma i loro concerti sono uno spasso e le atmosfere navigano liberamente da una malinconia assorto, al puro divertimento, al free. Un loro disco non diventa mai noioso. Altro elemento chiave è l’approccio surrealista alla musica ed agli eventi. Ricordo in un concerto alla festa dell’Unità decine di anni fa quando il nostro, fermò la band per sentire meglio le interferenze sonore che arrivavano irrispettosamente da un luna park non distante e prese ad improvvisarci sopra o quando nel teatro della mia città scesero dal palco e si misero a suonare in platea mentre il teatro veniva giù dagli applausi per il divertimento. John Lurie ha riempito di ricordi divertenti la mia giovinezza e soprattutto è stato il tramite, il ponte, per aprirmi il pianeta jazz, oggi ascolto Miles, Evans, Coleman e Coltrane perché mi ci hanno accompagnato proprio i Lounge Lizards. Come sono finiti i nostri eroi?
I Lounge Lizard spariscono brutalmente alla fine degli anni 90, John Lurie scompare per una decina di anni, alcuni lo danno addirittura per morto. L’uomo in realtà si è ammalato, la malattia di Lyme non gli permette più di suonare e per un certo periodo minaccia di ucciderlo. Un disastro. Il nostro riemerge in pubblico come artista ed in poco tempo diventa un pittore molto quotato, potete scorrere le sue opere QUI. L’amico di Baquiat torna alle origini cavalcando un destino avverso, il jazzista che andava a pesca con Tom Waits, entrambi personaggi surreali e mattacchioni, ora vive lontano da New York, dove torna di tanto in tanto dal gallerista di fiducia ed espone le sue opere in tutto il mondo. I suoi quadri sono abitati da animali e personaggi zoomorfi, immersi in paesaggi ispirati a Paul Klee. Mr Pian Piano con la discografia zoppicante offerta da spotify, mancavano purtroppo degli ingredienti, è riuscito comunque a cucinarvi la solita playlista, oggi non fatta di musiche easy, ma credo stimolanti creativamente per il corpo e per la mente. Insomma un piatto elaborato e particolare per palati ricercati. CLICCATE QUI per gustarvi un viaggio sonoro d’eccezione con i Lounge Lizard cucinato da Mr Pian Piano.
Desiderate qualcosa di diverso dai paesaggi notturni di John Lurie e dei suoi Lounge Lizards? Il jukebox di Mr Pian Piano con tutti i musicisti e le musiciste del nostro intrigante menù è come ogni domenica a vostra completa disposizione: classica, jazz, pop, rock e ambient sono lì ad aspettarvi. Non vi resta che calarvi in un nuovo viaggio e raggiungere a piedi il bar “Piano Inclinato” dove durante la settimana si parla d’economia, mentre al sabato ed alla domenica, letteratura, musica e scienza occupano il locale. Il padrone di casa Alieno Gentile sarà lieto di accogliervi tra i suoi avventori. Se volete scoprire in dono altre monografie e playlist curate da Mr Pian Piano di decine e decine e decine (e decine) di superbi musicisti. FATE CLICK QUI e l’archivio in ordine alfabetico vi si aprirà per magia: buon ascolto!