Il DLgs n°49 del 23/2/2010 attua la direttiva 2007/60/CE e si occupa della valutazione e gestione dei rischi di alluvioni. Entrato in vigore il 17/4/2010, richiedeva che entro il 22 settembre 2011 le autorità di bacino distrettuali effettuassero la valutazione preliminare del rischio e, entro il 22 giugno 2015, fossero predisposti i relativi piani di gestione del rischio.
Servono quattro anni perché una regione o autorità di bacino predisponga un piano di gestione dal quale dipendono vite umane e beni per decine di milioni di Euro?
[tweetthis]Servono 4 anni per un piano gestione alluvioni? Ovviamente no, ma… [/tweetthis]
Ovviamente no, bastano pochi mesi di lavoro ben fatto. La legge concede più tempo, ma la politica non dovrebbe dimenticarsi del bene dei cittadini.
Il fatto grave è che il Parlamento Italiano, il governo Berlusconi e il ministro per l’Ambiente Prestigiacomo hanno solo fatto copia/incolla della norma Europea che era però riferita a tutto lo Stato Membro. È ovvio che per avere un piano nazionale nel 2015 ogni autorità deve presentare il proprio almeno 18-24 mesi prima, sottigliezze a cui sembra nessuno abbia pensato, come se bastasse ottemperare all’obbligo di recepire una normativa.
La tanto vituperata Unione Europea quindi ha avuto la sensibilità di inviare un input, ma la politica italiana se ne è disinteressata a suo tempo e ora fa anche di peggio, dedicandosi allo scaricabarile.
Ma in fondo, come ci ricorda Michele Serra nella sua amaca sul panettiere che picchia i vigili a Torino, è tipicamente italiano essere refrattari alle regole fino a che non se ne subisce un danno.
I comuni per fare cassa hanno bisogno di incassare gli oneri di urbanizzazione, così -per anni- hanno concesso autorizzazioni (è il caso di dirlo) a pioggia. Ma gli oneri raccolti vengono poi usati per creare un tessuto urbano sicuro e in grado di proteggere dagli eventi naturali? Stefania Conti ci dimostra su Twitter che no, non sempre lo fanno .
Quindi se da una parte nessuno può e vuole negare che la situazione di Genova sia frutto di decenni di autorizzazioni allo scempio della città con costruzioni in luoghi inadatti, chi ha chiesto quelle autorizzazioni? Chi ha voluto costruire la propria casa sopra torrenti coperti? I cittadini, quelli che le abitano e che ora, sicuramente in condizioni disperate per i danni subiti, certo non fanno autocritica. Bene, nessuno glielo chiede, ora. Ma domani? Tra un anno? Quale amministratore comunale troverà il coraggio di dire NO ad un piano di urbanizzazione creato solo per fare cassa e che contiene in sé futuri lutti e danni economici? Chi porterà i “libri in tribunale” dicendo forte e chiaro
“il comune è fallito, ora azzeriamo tutto e ripartiamo con piani seri e fattibili” ?
Nessuno, perché come si è visto con il fallimento di Alessandria poi si viene lasciati soli perché altrimenti la catena sarebbe spezzata e da lì a poco le province (che solo teoricamente non esistono più), le Regioni e lo Stato dovrebbero essere chiamati a rispondere in solido di mancato controllo (molto comodo che il DLgs231 si applichi solo alle aziende, se si applicasse alle amministrazioni statali sarebbero tutte già chiuse) e allora il grande bluff sarebbe messo a nudo. Ristrutturazione del debito, lacrime e sangue per la generazione degli over 45 come me, ma una flebile speranza per i giovani. Veniamo da decenni di malgoverno e non ne basteranno altri 30 anni per risollevarlo.
L’Italia è fallita e non perché lo dicano i conti pubblici, quelli sono la conseguenza. Il paese è stato fatto fallire da una politica che, con la complicità dei cittadini, ha smesso da decenni di occuparsi del bene pubblico e si è dedicata a vari gruppi e gruppuscoli portatori di voti, di volta in volta aizzati uno contro l’altro (pensiamo a impiegati statali contro privati) mediante sapienti operazioni di immagine.
Il governo Renzi ha imparato a farlo solo in modo più moderno e sottile del suo noto predecessore.
La messa in sicurezza del paese è un’emergenza primaria e irrimandabile: Renzi ha ereditato un paese in dissesto, glielo si può riconoscere, ma altrettanto si può pretendere che in 6 mesi abbia capito che il nostro paese ha gravi rischi idrogeologici noti da decenni e che la loro gestione debba essere messa in cima alla lista.
Renzi non lo ha fatto, anzi: siamo l’unico paese del G8 con, a capo della Protezione Civile, un nominato politico senza alcuna esperienza operativa né formazione teorica; i fondi disponibili per gli interventi sono troppo bassi per la vastità del dissesto del territorio, il capo del governo va alla partita di calcio mentre una città italiana è sepolta dall’acqua e dal fango.
Per questo motivo ha la responsabilità pratica, da un punto di vista di gestione del rischio, di gran parte del disastro economico e umano causato dalle alluvioni nelle Marche, in Sardegna, a Genova, in Piemonte e a Milano.
Certo le immagini di Renzi col koala sono molto meglio che vedere ruspe che scoperchiano i torrenti di Genova e di altre città, abbattono case costruite in posti folli ed eliminano le sorgenti di pericolo, eppure se vogliamo il bene del paese non c’è altra scelta, parola di esperto. L’Italia è un paziente malandato che al minimo colpo di vento finisce al Pronto Soccorso: la vita del paese è più importante del gradimento del governo ma per capirlo servono competenza e volontà e al Presidente del Consiglio, che ho sostenuto nel 2012 e 2013, sembrano mancare entrambe.
Una cosa mi colpisce in questo ben fatto articolo e che nessuno ha l’ ardire di dire : ognuno di noi ha un qualche livello di responsabilità in un “disastro” che si viene a verificare, tanto più in coloro che hanno fatto carte false per avere la casa proprio lì, o magari l’ hanno abitata successivamente, o magari l’ hanno vista ma non hanno fatto niente. Piove governo ladro !
Il senso etico della responsabilità individuale va rimesso a statuto nel dialogo socio-politico. Grazie.
Grazie Giuseppe. Come avrai notato l’articolo non è pensato per essere troppo tecnico ma vorrei proprio “smuovere le coscienze”. Fino a che pensiamo che sia colpa d’altri, per quanto ci sia del vero, non riusciremo mai a migliorare.