La tregua dopo la tempesta.
L’inizio 2016 è stato uno dei peggiori “inizio anno” che si ricordino nel mondo della finanza. Quasi inspiegabilmente, ci siamo ritrovati con una serie di ribassi che hanno colpito in particolar modo il mondo azionario.
Le motivazioni? Beh, ne avrete lette di tutti i colori. Proviamo a fare un piccolo riassunto.
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Potremmo partire dalla “grande normalizzazione”. Dopo tanti anni di finanza speculativa, il sistema finanziario ha bisogno di “rimettersi in carreggiata” limando gli eccessi e andando a diminuire l’utilizzo della leva finanziaria. Questo ha comportato la necessità di vendere molti asset che erano in pancia ad istituzioni finanziarie dove veniva investito anche fino a 25-30 volte il patrimonio disponibile.
E poi la frenata globale. E’ indiscutibile che il mondo economico “corre di meno” e quindi diventa logico andare a rivedere le previsioni sugli utili aziendali.
Terzo tassello è la politica monetaria. L’inversione di tendenza della FED non ha certo fatto piacere ai mercati, anche solo per una motivazione psicologica. E’ infatti arcinoto che le borse ed i mercati hanno goduto del sostegno della politica ZIRP (tasso zero) e del quantitative easing della Banca Centrale USA. Ora è certamente più intraprendente la BCE rispetto al passato (Draghi riuscirà a sostituire la Yellen?) ma i mercati non sono ancora convinti.
Quarto tassello è il petrolio. Il crollo dell’oro nero aiuta i consumi ma manda anche in tilt i bilanci dei paesi emergenti, creando quindi forti squilibri a livello internazionale. Inoltre molto fondi sovrani arabi, che sono sempre stati grandi investitori, sono stati costretti a monetizzare asset. Anche i ricchi, a volte, possono essere “sfiorati” dalla crisi.
Quinto tassello è la fragilità del settore bancario. Tutti ci dicono che le banche sono solide, molto di più che nel 2008. Intanto però le sofferenze aumentano e i dubbi permangono.
Sesto tassello è il “Buyback Blackout”: questo aspetto è dannatamente importante ma è anche sottovalutato dai mercati. Infatti, in pochi sanno che le grandi società USA, quando sono in prossimità di comunicare i dati Una volta comunicati i dati al mercato, i buyback ripartono. Nelle passate settimane, la maggior parte dei buyback erano sospesi e quindi mancava sul mercato il più importante compratore in assoluto (vista la dimensione di questi acquisti). Elemento positivo: se tutto va bene, i buy back stanno già ripartendo e saranno ancora più generosi.
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Settimo tassello è la speculazione. In un mercato guidato dagli algoritmi, la volatilità chiama la speculazione, ampliando in modo geometrico la volatilità stessa. Il risultato sono questi alti e bassi incomprensibili anche nell’intraday.
Io qui ho provato a buttare giù alcune idee e sicuramente ci sono anche altri elementi (i commenti sono a disposizione per integrare e discutere insieme) che hanno influito sui trend di mercato. L’ unica cosa certa è che il mercato ha perso quello smalto che negli ultimi anni lo aveva caratterizzato. E questo lo notiamo anche dall’analisi intermarket.
Griglia Intermarket
Mercati azionari tutti negativi, Bund in grande spolvero malgrado i rendimenti risibili, così anche per i TNote USA, materie prime sempre deboli. Però occhio all’oro.
ORO? Strano, i segnali inflattivi sono assenti, e allora come mai l’oro torna a salire? Proprio perché si sente la necessità del bene rifugio, esigenza che porta anche ad acquistare a piene mani i titoli di stato più sicuri. Il mercato quindi torna ad avere paura, soprattutto della sostenibilità del sistema finanziario.
Riusciranno le banche centrali a curare i mercati con le loro frasi taumaturgiche e rassicuranti e con le loro politiche espansive (visto che la FED sembra aver congelato la sua campagna di rialzi dei tassi)? In realtà sembra proprio che i super poteri di FED & Co siano un pochino scemati. Meglio tornare progressivamente a guardate l’economia attraverso i fondamentali: alla fine solo la qualità potrà pagare.

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