Possibile gettare uno sguardo oltre il pantano di luoghi comuni che ammorba il nostro dire “Africa”? Quale abisso nasconde il pulsare di quella cultura, di quelle voci, sapori, colori e suoni? Nel nostro salotto l’insolita calura primaverile ci catapulta oltre il mediterraneo, fra sabbie, savane, altipiani e antichissime città. Balliamo.
Da tempo, più di quarant’anni, in quel processo che definiamo “globalizzazione” non transitano solo operazioni finanziarie, merci e uomini, ma anche musiche, canzoni, voci, ritmi, occhi, mani e spartiti. Brian Eno, abile nel mostrare e nell’occultare le sue fonti, ha sicuramente attinto ed a più riprese dalla moderna musica Africana. Per entrare “anima e corpo” in questa dimensione di “mescolanza” ho apprezzato molto questo video che documenta un’interessante interpretazione ad opera di artisti del Mali di “in C”, composizione del musicista Americano Terry Riley. Sono 40 minuti , ma si respira qualcosa di autentico, sia nei suoni che nelle immagini e questo non è mai scontato. Mr Eno è parte dell’operazione e nel video qua e là spunta a più riprese imppegnato nelle registrazioni. L’idea della trance, cara alla fruizione Africana della musica, si sposa qui efficacemente al minimalismo di Riley. Ne esce qualcosa di evocativo, con un respiro ampio e assolutamente fresco. Solo un’avvertenza: meglio non ascoltarlo affatto che ascoltarlo a brandelli. A voi tempo, pazienza e, mi raccomando, volume.
Agli albori degli anni 80 da “Fear of Music”, fino al monumentale “Remain in light” Eno collaborò con i Talking Heads nel loro stato di massima grazia creativa. Un musicista Africano sta indubbiamente alle radici di quel magma sonoro afrofunkyjazz ed è Fela Kuti. Il parallelismo con le “Teste Parlanti” è evidente. Eno ha recentemente curato anche un cofanetto dedicato al musicista Nigeriano e qui, per chi vuole, lo possiamo ascoltare, mentre ci racconta della sua passione per Fela Kuti. A noi adepti del salottino la gioia di dimenarci con gusto ascoltando il classico di Fela “Zombie”.
Altro esploratore è sicuramente il grande chitarrista Ry Cooder, fortemente attratto dallo stile chitarristico molto originale dei musicisti del Mali e alla ricerca di un blues “antico” fra le strade di Timbuktu . Eccolo allora con Ali Farka Touré a chiudere il nostro viaggio non certo enciclopedico, ma solo frutto di una parzialissima mappa emotiva e assolutamente soggettiva del sottoscritto. Dall’Occidente all’Africa o dall’Africa all’Occidente? Fra suoni e canzoni tutto si muove, tutto transita e tutto passa.
E nel pop? Nel pop non mancano amabili esempi di come l’Africa sia capace di raccontare e raccontarsi frequentando anche le classifiche di vendita Occidentali.
Oggi è una domenica fatta così, una domenica in cui masticare sabbia, girare a piedi scalzi, vestire colori vivaci e ammirare sorrisi grandi. Ci sarebbe moltissimo altro da raccontare, da Hemingway a James Brown, fino a Muhammad Ali, ma, se Dio vuole, avremo altre domeniche per proseguire…
La chiave per svelare e chiudere il nostro salotto Africano di oggi la affidiamo alla poetessa Nigeriana Roli Hope Odeka.
Vita galleggiante
Che cosa vivrò per l’oggi o il domani
Una vita dolce, un dolce cammino, senza problemi.
Vedere, incontrare volti sorridenti
Evitare cose che portano problemi
Non vigliaccheria ma speranza del meglio
andare insieme alla corrente galleggiando
e a volte andare contro corrente.
La mia vita sta galleggiando liberamente nel nulla
Non mi piace cercare ostacoli
Stendo le mie mani per raggiungere soltanto
ciò che posso ottenere e stringerlo forte
Guarda, o vieni con me che galleggio
Non voglio annegare
La mia vita è un galleggiare.
Roli Hope Odeka

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sabbia, vento caldo, la sensuale morbidezza delle dune, il calore ottenebrante di un sole che ti avviluppa e tutto cancella e genera sogni e visioni. E un orizzonte infinito, che non raggiungerai mai. Nella savana il calore dell’aria è palpabile, ha un suo spessore che rende indefiniti i contorni del paesaggio. I grandi felini sonnecchiano all’ombra delle acacie, aspettano il tramonto per cacciare.
Spiritualità. Questa è l’Africa nel mio immaginario, si è materializzata stamattina nel salotto.
Sullo sfondo, il dolore delle sguardo di chi ha capito che dovrà abbandonare tutto ciò per andare incontro a un ignoto ancor più inospitale di questo deserto e di questa savana.
La melodia della mia visione è una delle mille sfaccettature di un artista in perenne scorrimento: Mr. Robert Plant.
https://youtu.be/V0uiU7pKBDQ
Il ritmo ha qui le sue origini e qui si radica. Andare in Africa è immergersi nel ritmo, tornare alla pulsazione originaria.