Spesso nel nostro discutere e accapigliarci, sui social network in particolare, dimentichiamo chi siamo e da dove veniamo e in uno slancio polemico incontrollato ogni contrapposizione è buona. Tutta la carne fa brodo pur di schierarsi e scontrarsi. Recentemente il sempre esaudiente Forchielli ha scritto qui di Russia e di arte della guerra e da qui parte il nostro viaggio. La Russia, lo ricordo ancora bene, era ai tempi dell’URSS la terra promessa di molti Italiani che avevano attraversato la seconda guerra mondiale anche combattendo il nazifascismo con eroismo e determinazione. Ho davanti agli occhi un giorno in Romagna mia nonna, una coraggiosa e decorata partigiana, raccontarmi di come la Russia fosse una sorta di paradiso in terra con occhi sgranati e tono solenne da catechismo in parrocchia, ed io bambino mi rivedo ad immaginare una sorta di disneyland con case azzurre, strade gialle e panchine di cioccolata fondente: l’URSS!
Le cose non stavano esattamente così, ma molti compagni avevano in casa almeno un disco del coro dell’Armata Rossa, religiosamente conservato fra una biografia di Togliatti e i piatti ed i bicchieri “della festa” quando si ritrovavano tutti i parenti a mangiar tortellini, arrosti e zuppa inglese. Nel nostro salottino è giunta dunque l’ora di aprire la vetrinetta e accendere il giradischi.
Prima di Berlinguer (e pure con lui diciamolo pure…) discorrere del coro dell’ Armata Rossa era nominare un sacro nume dell’Olimpo eterno. Il 68 iconoclasta ed il 77 autonomo introdussero nelle foreste urbane nostrane una fauna di giovani trasandati e capelloni, che volevano staccare la spina a balalaike e dintorni. Iniziò l’epoca dei maoisti Italiani e la rivoluzione culturale, era la più “straordinaria” critica comunista al burocratismo dall’alto, di cui non poca responsabilità portava il compagno Stalin. Per fortuna e da tempo Andy Warhol proponeva già Mao fra i suoi miti di cartapesta e da supermercato culturale, insieme a varie Marilyn assortite e zuppe Campbell in scatola a decine. Profetico Andy, assolutamente profetico… I “democratici” Cinesi ed i vertici della nomenclatura non hanno mai gradito quest’opera. Chi lo avrebbe mai detto?
https://www.youtube.com/watch?v=JEUwM68sO60
La guerra in Vietnam mostrava contemporaneamente il volto sporco e crudele dell’America e soprattutto evidenziava il primo vero scacco geopolitico degli USA . Una delle canzoni simbolo della protesta contro quella futile, sanguinosa e ingiusta guerra la interpretò Edwin Starr, promuovendo una consapevolezza all black a temi civili, politici e sociali, che assumerà toni sempre più determinanti nella scena USA, arrivando con Obama fino ai giorni nostri.
Molti di voi avranno un profilo facebook. Fate una ricerca con “Putin Fan Club”, decine di gruppi e decine di migliaia di iscritti. Naturalmente moltissimi Occidentali. Certo, certo, sono iniziative civetta, ma conosco una decina di persone sinceramente ammaliate da Mr Vladimir e dai suoi metodi, non esattamente democratici. Ne sa qualcosa Anna Politkovskaya.
Cosa amano di Putin i nostri concittadini ed alcuni leader politici nostrani e non? Amano il miraggio di un nemico definitivo dell’occidente. Nell’incapacità nichilista e autodistruttiva di immaginare un altro mondo a partir dal mondo in cui sono, costoro auspicano un giustiziere straniero che s-pieghi l’occidente in loro vece, evidentemente inabili a immaginare il futuro. Dove vivono i nostri novelli filorussi? In occidente naturalmente e possono manifestare tutta la loro ammirazione per Vladimir solo grazie alle libertà di cui godono proprio qui, nel luogo che disprezzano, consapevolmente o no.
Riguardate i tre video. Edwin Starr divora la retorica asfissiante delle Armate Rosse e del Cori dell’esercito popolare Cinese in un boccone. La nostra black star poteva gridare sinceramente tutta la sua rabbia verso la guerra in Vietnam ed il suo disco essere stampato da una Motown qualsiasi e circolare in tutto il pianeta via radio, Vietnam compreso. A Mosca ed a Pechino si finisce a marcire in galera per molto meno. Quando va bene.
Forse è meglio non dimenticare e non dare mai per scontato quello che anche ora ci è indubbiamente concesso: esprimerci. Fuori dall’Occidente quando calano le tenebre, gli oppositori al regime di turno riposano sui tavoli dell’obitorio e non incidono singoli per la Motown. Diamo alla pace una possibilità e valorizziamo la nostra storia (che non significa affatto ingoiarne tutte le storture).
Oggi il nostro poeta è Knuts Skujenieks, arrestato il 17 aprile 1962 a Ventspils, con l’accusa di attività antisovietica. Aveva 26 anni. Fu condannato a 7 anni di lavori forzati in un gulag. Così, per dire…
Il bottone
Come il ciliegio, che sulla cima protegge
l’ultimo frutto rimastogli,
così io su una camicia consunta custodisco
un solo unico bottone.Quando non c’è più ricordo, né speranza
e quanto il fardello diventa troppo pesante,
sul petto mi trastullo col bottone,
che mi hai cucito.Malgrado gli anni e la fame,
malgrado il sonno e la neve,
tu mi hai imbastito a questa vita sdrucita
con un filo d’amore e d’eternità.La notte ha vinto sul giorno. Io cerco
almeno un’unica luce dalla finestra.
Ma non c’è finestra. La vita mi brucia in petto,
sul bottone che mi hai cucito.
Knuts Skujenieks
così, per dire, arrivo da una famiglia con ramo paterno emiliano.
Famiglie numerose di gente sanguigna, oggetto di molte leggende metropolitane per incontrollabili attacchi di furore (la mata fantossa, dicevano,perché sì, di cognome facciamo Fantozzi) ma anche i russ, i rossi.
Mio papà ha una splendida, vecchissima edizione dei Grandi Cori dell’Armata Rossa, e quando ero bambina (casa nostra era sempre piena di musica, da Elvis Presley a Frank Sinatra transitando per Neil Sedaka e per i cori di montagna) uno di questi canti mi faceva invariabilmente scoppiare in lacrime:
https://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=1&cad=rja&uact=8&ved=0CCUQ3ywwAA&url=http%3A%2F%2Fwww.youtube.com%2Fwatch%3Fv%3Djct5u8I9ooA&ei=Iy3XVNGkNofPaPuugKgI&usg=AFQjCNH0di7GAvFnRAp5hGxtyT_Thk6TPQ&bvm=bv.85464276,d.d2s
e io mi immaginavo i battellieri del Volga sfiniti e rassegnati ad una sofferenza senza fine.
Inutile dire che ai tempi del liceo e dell’università ho militato in tutti i gruppi di estrema sinistra e ho agitato il pugno sinistro al grido di “viva Marx, viva Lenin, viva Mao Tze Tung”.
Stalin era già stato relegato al ruolo di compagno che ha un pò esagerato.
Poi papà ha incominciato a girare per lavoro l’Est europeo. Erano gli anni 80, Tornando a casa raccontava di gente che ogni giorno faceva code interminabili per pane e latte (vuoi tre chili di pane? siete in tre in famiglia? te ne prendi uno e vai), di autisti lasciati la sera fuori al freddo mentre lui, ospite di qualche capetto, cenava in un caldo ristorante, di gente che lo pregava di non criticare nulla di ciò che vedeva, non quando era in loro compagnia.
Buttai alle ortiche tutti gli slogan e incominciai a pensare che nessuno può impedirmi di dire e scrivere ciò che penso, che nessuno può mettermi in coda per un tozzo di pane dopo che ho lavorato 10 ore al giorno per sei giorni la settimana, e che infine non esistono dittature di destra o di sinistra: esistono solo dittature, e tutte, indistintamente, tolgono libertà, dignità e consapevolezza. E spesso anche la vita.
Certo che non mi piace questo Paese levantino dove tutto pare corrotto o comunque corruttibile, dove i democristiani sono come la muffa, che puoi imbiancare quanto vuoi e salta sempre fuori. E non sono nemmeno il male peggiore.
Ma lo posso dire, lo posso scrivere, posso cercare di fare qualcosa per cambiare le cose.
E allora:
https://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=2&cad=rja&uact=8&sqi=2&ved=0CCgQuAIwAQ&url=http%3A%2F%2Fwww.youtube.com%2Fwatch%3Fv%3DnulKUZ1sWlA&ei=ZDHXVKGDNMjraNqNgvgH&usg=AFQjCNEobr-DFSUzXKt4DTD0QHzv7Lwqnw,
Incredibile, eccola qua la versione de ” i battellieri del Volga” che mi faceva piangere da bambina. Coro dei Cosacchi del Don. Una potenza espressiva straordinaria, secondo me.
http://youtu.be/zw7_mKMwW7E
Ci terrei a specificare che questo èun post sulla memoria e sull’incapacità di ricordarci di noi stessi e della nostra storia.
Non è un post sulla guerra in Ucraina.
Ciao Fansonia. Virgin persa per strada eh…Peccato. Cori carini ed evocativi, ma sai sono cresciuto con punk e new wave, quindi fatico ad amarli. Non è importante però.
Quello che mi sorprende è questa incapacità di riicordarci dello spazio espressivo che abbiamo, nell’urgenza di schierarci perdiamo di vista qualsiasi contesto. Eppure se possiamo schierarci scegliendo fra varie opzioni lo dobbiamo proprio a questo spazio espressivo. Democrazia per farla breve, poco diffusa sul pianeta, decisamente poco diffusa, una mosca bianca?
Ehi, mi cibo di Nirvana e Nick Cave e Metallica and so on, ma amo quei cori perché fanno parte del mio passato. Ecco, il proprio passato. Chi come noi non ha mai patito la mancanza delle più elementari e fondamentali libertà, a volte non impara ad assumersi delle responsabilità: per esempio, quella di informarsi e valutare, e poi schierarsi consapevolmente, invece di cedere superficialmente alle lusinghe del primo imbonitore. Magari sbagliando e quindi trovando il coraggio di buttare via tutto e ricominciare da una prospettiva differente, imparando dalle proprie esperienze. Invece, pare che molte persone abbiano bisogno di qualcuno che scelga per loro ed indichi loro la strada da seguire. Con tutta quella strada libera da percorrere….
Ma più in generale, l’umanità impara dai propri errori o ha ragione Vico, e la storia e’ semplicemente un reiterarsi di corsi e ricorsi? Almeno in parte, parrebbe di si, a giudicare dai venti di guerra degli ultimi tempi. In quanto ai compagni che si perdono per strada, caro Enrico, ho imparato a diffidare dei facili entusiasmi…
Concordo Fansonia. Aggiungerei la variabile social network. Sui social tutti si sentono solleticati al protagonismo e certo tutti ci siamo passati. Lo schierarsi, spesso crudamente e digrignando i denti non ha poi corrispondenza in termini di partecipazione effettiva agli eventi. La dinamica in rete sembra spesso ridursi ad un acceleratore, ma non di idee proprie, piuttosto di idee altrui da urlare al prossimo tuo.
Putin qui non è tanto il dittatore che mi interessa criticare, ma assumerlo come esempio lampante di questo far parte di una fazione, dimenticando che si può parteggiare per l’uomo forte di Mosca, solo perché si è in occidente, dove tale scelta è permessa….. Ironia della sorte in Russia non è assunta come scelta possibile.
Non sarebbe bene ricordarlo?
non a caso trovo inutile ed ingannevole collocare una dittatura a destra o a sinistra: non è rilevante, ciò che conta è che una dittatura nega la libertà di scelta individuale, imponendo con la forza un pensiero unico al quale non è ammessa critica alcuna.
E prima di schierarsi, per dirla con i Depeche Mode, “try walking in my shoes”.
Sull’utilizzo dei social network condivido la tua opinione, e di certo Dr. Dedalo saprebbe raccontarci qualcosa di più articolato ed interessante nel merito.
Ciò che appare evidente è che molti li utilizzano come un palcoscenico sul quale recitano un ruolo che nel quotidiano reale non sanno o non possono sostenere.
Infine, prima di postare qualcosa in rete, bisognerebbe sempre chiedersi se si fosse disposti a sostenere la stessa cosa in una stanza piena di gente, la cui opinione sull’argomento non ci è nota. Sarebbe già un discreto filtro.
In merito alla vicenda della Politkoskaya Putin ha dichiarato più volte che ha fatto più danni all’immagine della Federazione Russa il suo omicidio di quanto abbiano fattoi suoi libri. Se è vero che Putin aveva interesse ad eliminarla è altrettanto vero che aveva interesse ad eliminarla chi voleva screditare Putin. Chi siamo e da dove veniamo? Bisognerebbe anche chiederselo quando dalle dalle nostre parti un signore che si è permesso di scoprire e diffondere cosa non viene mai raccontato dal giornalismo e dall’ufficialità della politica è stato curiosamente accusato di doppio stupro in Svezia e giace in ambasciata equadoregna a Londra da un paio d’anni. Se esce lo aspetta la giustizia USA. Alla peggio quella svedese. La patria del diritto insomma. Tra le altre cose aveva diffuso un video del bombardamento errato di un drone verso civili effettuato da un cretino comodamente seduto in poltrona in qualche località degli States. E’ accusato di mettere in pericolo la sicurezza USA, ma la questione degli stupri è proprio imperdonabile: prendersela con due povere ragazze. Non è che per caso bisognerebbe anche ricordarsi che le nostre libertà non ce le siamo guadagnate perché le ha pagate Soros attraverso delle ONG, persona per persona, come è avvenuto durante il colpo di stato in Ucraina? Il fatto che la controparte sia andata al potere con gli stessi metodi potrà consolare il Corriere della Sera, a me no, perché io chi sono e da dove vengo me lo ricordo. Chi ha impedito alla Motown o alle mille case discografiche americane di pubblicare le belle canzoni delle Pussy Riot, volate negli States con Madonna? Forse non hanno un fico secco da dire e da cantare? Le Femen che invece dalle nostre parti si sono fatte un bel video a P.zza San Pietro nude piegate a novanta gradi che fine hanno fatto invece? Vinto il Pulitzer o passate in giudicato? Si vive meglio qui che in Federazione Russa. Abbiamo realmente delle radici più profonde e dei valori più elevati. C’è maggiore libertà. Quindi bisogna che facciamo quadrare i conti a casa nostra, senza pensare di farli quadrare per differenza, screditando gli altri. La gravissima disoccupazione giovanile, le diseguaglianze sociali, la gravissima bubbola finanziaria che ha bruciato ricchezza prodotta dalla gente qualsiasi non l’ha provocata Putin, l’abbiamo provocata noi al nostro interno con le nostre ingordigie. Putin, salito al potere a cavallo del 2000, il compitino lo aveva e lo ha fatto anche bene, e non c’è bisogno di essere suoi fan per dirlo. Ricordarsi chi siamo e da dove veniamo è una necessità che scaturisce dall’analisi di cosa stiamo facendo noi dalle nostre parti e non dal nascere dei gruppi di fan di Putin su Facebook.
per Federico B: qui nessuno ha sostenuto che noi viviamo nel miglior mondo possibile, né che le democrazie occidentali non abbiano scheletri negli armadi. La differenza è che tu, un qualsiasi Mario Rossi ed io, una qualsiasi Maria Bianchi, possiamo scrivere e dire liberamente ciò che pensiamo senza rischiare di essere arrestati. Come tu stesso dici, in Russia non è così, e non è così in Cina e in Corea del Nord e negli stati islamici dell’ISIS .
Poi tutto ciò che dici è accettabile, ma secondo me per la libertà immeritata di cui oggi fruiamo è prima di tutto la Resistenza che dobbiamo ringraziare , oltre che Soros con le sue lodevoli ONG.
Federico B benvenuto. Non ti ripeto quanto detto da Fansonia nel suo commento qui sopra, riassume già efficacemente il mio intento. Se c’è una differenza rimarchevole fra occidente ed oriente sta proprio nella tua possibilità di scrivere quanto hai postato qui come commento, sostenendolo con convinzione ed argomenti per te convincenti.
Relativamente ad Assange, Snowden ecc., qualsiasi forma di potere se fattivamente e intimamente minacciata risponde e non lo fa quasi mai rispettando regole particolari, anche in occidente. Purtroppo non mancano esempi anche drammatici che ci interrogano su cosa sia la democrazia in occidente e quali limiti evidenzi.
Certo, credo concorderai, niente a che vedere con i 230 ergastoli Egiziani freschi di sentenza o le migliaia di condanne a morte in Cina. Qui la quantità è anche qualità.
Ti faccio solo una domanda. Ti immagini un watergate o un Irangate, un processo Abu Omar che ne so in Russia o in Cina o dove vuoi tu, non in occidente?
Non mi faccio illusioni di giustizia globale o di una assoluta democrazia in occidente, molti i problemi e le contraddizioni, ma se io e te vogliamo utilizzare google e leggere il NYT possiamo farlo ora. In Cina è tassativamente vietato…
Grazie per la sollecitazione critica.