PIAN PIANO: ULISSE

“Vieni anche tu, ospite, a misurarti nelle gare, se ne conosci qualcuna – e certo tu ne conosci. Non c’è per l’uomo maggior gloria di quella che si procura coi suoi piedi, con le sue mani. Prova, dunque, scaccia i tormenti dal cuore. Il tuo cammino non è più così lungo, la nave è già in mare e sono pronti i compagni.”

Omero – Odissea

Visto il cambio di testata di Piano Inclinato, visto che migliaia e migliaia di uomini, donne e bambini abbandonano la loro terra d’origine rischiando la vita per sbarcare in una terra promessa, e d’ultimo, vista l’odissea cinematografica che ci propone Christopher Nolan con il suo Interstellar, possiamo verosimilmente sostenere che Ulisse stia bussando con decisione alla nostra porta. Ulisse incarna l’assolutamente umano, lo slancio a ritrovare una compagnia dispersa e soprattutto a ritrovar se stessi, a cercare un senso.

E’ una spinta che trova nel viaggio una metafora ed una metafora che si fa al contempo cronaca, spesso amarissima fra le due sponde del mare antico. Ben venga allora Anton Corbijn che qui firma il video di Cedars of Lebanon degli U2, regalandoci una poesia sottile e struggente, fatta di primi piani ed inquadrature insolite, come sempre in un bel bianco e nero.

Ulisse lotta contro i ciclopi e affronta Polifemo. Gil Scott-Heron vaga parallelamente in una New York che lo sta divorando. L’ artista e videomaker Chris Cunningham  lo omaggia firmando un video a tre schermi di rara bellezza. Assaporate la città che si fa mostro minaccioso per dilaniare un Ulisse stordito, fra rotaie e linee della metropolitana. Uno dei video più belli visti negli ultimi anni.

Ulisse cerca, la sua deriva però è anche scoperta di mondi impossibili che improvvisamente appaiono, come d’incanto, quasi che la lotta per toccare una meta sia il pretesto per lasciarsi plasmare dal viaggio, abbandonarsi agli eventi, perdere la bussola per ri-scoprire l’inatteso e la meraviglia.

Lo sguardo volto a se stessi ha un senso? Steve Jansen con December train osserva il ritmico scorrere di cavi e tralicci lungo una linea ferroviaria e sono anche sentieri dell’animo, sguardi che la coscienza vagabonda getta su se stessa, scoprendosi ogni volta sconosciuta ed incapacitata: cosa cerco? Dove vado? Perché non riesco a fermarmi?
La coscienza si guarda e come scorrono i cavi scorrono e si intersecano i pensieri, proprio come nell’Ulisse di James Joyce.

Quali astri ci possono guidare in questo viaggio che è ininterrotto dentro e fuori da noi stessi? Forse le stelle equatoriali? E per attraversare questo mare il nostro tempo è finito o infinito? Borges sembra avere le idee chiare.

Omero compose l’Odissea; dato un tempo infinito, con infinite circostanze e mutamenti, è impossibile non comporre, almeno una volta, l’Odissea.

Jorge Luis Borges

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Pubblicato da Mr Pian Piano

king for a day, fool for a lifetime

12 Risposte a “PIAN PIANO: ULISSE”

  1. La sostanza del viaggio e’ tutto ciò che scorre tra il punto di partenza e quello di arrivo: i paesaggi, gli odori , i suoni, i colori, gli incontri. Tutto questo deve lasciare traccia e noi dobbiamo raggiungere la destinazione differenti da come eravamo partiti. Diversamente, non ci saremo spostati di un millimetro.
    Ho viaggiato per curiosità, per diletto, per necessità professionali, per amore. Ho così scoperto di non avere radici, ma piuttosto un animo nomade disposto a fermarsi, magari anche per un lungo periodo, in qualsiasi posto dove possa stare bene.
    Il viaggio più impegnativo che si possa intraprendere e’ in realtà una metafora, che poi di lega e interagisce con gli altri viaggi reali ed e’ quello che ci induce alla ricerca della persona che vogliamo essere, e dove diviene fondamentale la capacità di assimilare criticamente le esperienze.
    Durante questo viaggio io mi sono imbattuta in un certo numero di Hotel California e “last thing I remember I was running for the door, I had to find the passage back to the place I was before”, ma da questo viaggio non si torna, e ore ritrovarsi e’ necessario proseguire.
    Ricordo più o meno esattamente da dove sono partita, non so quando ne’ dove arriverò: “la fuga nella vita, chi lo da non sia proprio lei la quinta essenza. Si, ma di noi si può fare senza” canta Paolo Conte con rauca, insinuante rassegnazione in “Fuga all’inglese”.
    Ma questo metaforico viaggio e’ solo in parte fuga: dal dolore, da ciò che ci vorrebbe recludere un un ruolo che non ci appartiene. Ma è ina fuga verso la conoscenza e la consapevolezza. Sullo sfondo, mi accompagna A horse with no name, America: “I’ve been through the desert on a horse with no name. It felt good to be out of the rain. In the desert you can remember your name, cause there ain’t no one for to give you no pain”.

  2. Grazie Fansonia. Anche Ulisse si è ritrovato in vari “Hotel California” e ne è uscito sempre roccambolescamente, eppure anche quella è conoscenza… La riscrittura infinita dell’Odissea a cui allude Borges è in fondo il racconto delle nostre vite.

    Secondo te qual è il confine fra la persona che vogliamo essere e la persona che inesorabilmente siamo? Viaggiamo per diventare qualcosa o per scoprire quel che già siamo inconsapevolmente?

    1. Benvenuta Giorgia.
      Enrico vuole sempre (giustamente) invitarci a riflettere. Ma ogni tanto si ha voglia solo di ballare e di far ballare la vita, senza farsi troppe domande. La musica è perfetta; me lo concede un ballo, Maestro?

  3. Forse viaggiamo inseguendo un’idea romantica di noi stessi, una proiezione ottimistica e leggermente agiografica. Ma se siamo viaggiatori attenti, con la mente aperta e flessibile, ovvero capace di percepire e adattarsi ai cambiamenti senza assumere la forma dell’acqua, strada facendo scopriremo la persona che ad un certo punto siamo diventati ed accetteremo i nostri personali limiti.
    Dopodiché, lotteremo per superarne alcuni, ma impareremo a convivere con altri. O cercheremo per tutta la vita di gestire un’irrimediabile irrequietezza dell’animo.

  4. Ai viaggi dell’anima e ai ritorni all’essenza e all’essenziale, perché, come qualcuno cantava, tutto l’infinito finisce qui..
    Sempre interessanti le scoperte musicali.. Lascio il mio modesto contributo in viaggio.

    Anime salve di Fossati e De André.

    Mille anni al mondo mille ancora
    che bell’inganno sei anima mia
    e che bello il mio tempo che bella compagnia
    sono giorni di finestre adornate
    canti di stagione
    anime salve in terra e in mare
    sono state giornate furibonde
    senza atti d’amore
    senza calma di vento
    solo passaggi e passaggi
    passaggi di tempo
    ore infinite come costellazioni e onde
    spietate come gli occhi della memoria
    altra memoria e non basta ancora
    cose svanite facce e poi il futuro
    i futuri incontri di belle amanti scellerate
    saranno scontri
    saranno cacce coi cani e coi cinghiali
    saranno rincorse morsi e affanni per mille anni
    mille anni al mondo mille ancora
    che bell’inganno sei anima mia
    e che grande il mio tempo che bella compagnia
    mi sono spiato illudermi e fallire
    abortire i figli come i sogni
    mi sono guardato piangere in uno specchio di neve
    mi sono visto che ridevo
    mi sono visto di spalle che partivo
    ti saluto dai paesi di domani
    che sono visioni di anime contadine
    in volo per il mondo
    mille anni al mondo mille ancora
    che bell’inganno sei anima mia
    e che grande questo tempo che solitudine
    che bella compagnia.

  5. Io viaggio e ne ho piene le p…e di viaggiare. Chi sogna di viaggiare pensando che … Vuol dire che non sa quanto pesante sia viaggiare oppure che fa finta di aver viaggiato tanto e aver imparato molto senza rendersi conto della fortuna che ha chi non viaggia o pensando che viaggiare qualche mese qua e la significa davvero viaggiare. Anche metaforicamente.
    Punti di vista.

    1. Time flies: e c’hai ragione! Viaggiare per necessità è una vera rottura di palle. E poi su quelle bare volanti … per carità.
      Una voce fuori dal coro mi entusiasma sempre.
      Buon viaggio! Eh eh eh

  6. Time Flies: anche metaforicamente? L’idea di star fermi per chi continuamente si sposta non è già un viaggio? C’è già passato anche Ulisse dal desiderio di starsene tranquillo ad Itaca.

    Tutte elucubrazioni a fronte di una praticità di fatti e fatture? Occhio anche fatti e fatture fanno presto a trasformarsi in elucubrazioni. Il valore sembra non avere neppure lui radici stabili. Viaggia qua e là il mariuolo. Si andava in banca con le fatture un tempo e loro mollavano cash. Succede ancora?

    L’ odissea delle fatture: da cartamoneta a pezzi di carta 😉

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