La decisione presa ieri a mezzanotte dalla Banca Centrale turca è di quelle che segnano un classico giro di boa: il tasso ufficiale di sconto passa dal 7,75% al 12%, un aumento di 425 punti base, qualcosa che è ben più di un battito d’ali di una farfalla e rischia di causare ben altro che una tempesta in qualche remoto angolo del globo.
In pochi giorni le banche centrali di India, Turchia e SudAfrica hanno, ciascuno nella loro misura, alzato i tassi di interesse per difendere la moneta nazionale da una rapida svalutazione che sta esaurendo le riserve di valuta estera. Problemi simili li hanno anche il Brasile, l’Indonesia e altri Paesi “emergenti”.
Per non parlare del disastro valutario che sta investendo l’Argentina.
E pensare che c’è chi si ostina a sostenere che la svalutazione monetaria sia la cura di ogni male… o che le banche centrali dovrebbero sottostare alle disposizioni della politica (che se Erdogan avesse tra le mani l’amministrazione monetaria la Turchia sarebbe più ricca di un emirato…). Cerchiamo di capire cosa sta succedendo e cosa, verosimilmente, accadrà.
La disponibilità di liquidità sui mercati finanziari è ampia: mese dopo mese le principali banche centrali di tutto il mondo hanno iniettato stimoli monetari corposi per contrastare gli effetti della Grande Crisi. Molti attori hanno cercato di rendersi appetibili agli investitori attraverso un processo chiamato “svalutazione competitiva”, finalizzato a sostenere la crescita economica.
Gli stimoli sono stati iniettati di mese in mese, fino ad essere dati per scontati, a divenire parte del sistema. Finché, di fronte ai segnali di esaurimento della Crisi, la Federal Reserve ha annunciato, e poi avviato, un piano di tapering -assottigliamento- di questi stimoli monetari (proprio stasera è arrivata la seconda decurtazione al piano di quantitative easing). La riduzione degli stimoli monetari americani comporta una minore disponibilità di capitali in un sistema che aveva imparato a darli per scontati. E per quelle economie che, senza i flussi di capitale estero si troverebbero in affanno, sorge l’esigenza di trattenere i capitali: se la percezione di una inevitabile svalutazione si diffonde, infatti, gli stessi cittadini di un Paese cercano di accaparrarsi valuta estera forte per ottenere un beneficio, finendo per accelerare il consumo di riserve valutarie. A questo esistono due antidoti, entrambi dannosi per il ciclo economico: il primo è quello di bloccare la circolazione dei capitali, introducendo restrizioni e penalità per chi le viola; il secondo è quello di alzare i tassi, per offrire una compensazione (rendimento) che copra il rischio svalutazione. L’aumento dei tassi è certamente meno liberticida, comporta però un immediato freno alla crescita ed un probabile credit crunch nel medio termine.
E’ vitale, per queste economie, conservare un flusso di capitale netto in entrata, pertanto -indipendentemente dall’impopolarità politica di queste scelte e delle ricadute sul ciclo- altre banche centrali seguiranno l’esempio di quella turca, indiana o sudafricana. Presto o tardi il minor capitale disponibile apparirà come carenza da qualche parte, inducendo a manovre simili anche le banche centrali delle economie sviluppate, specie di quei Paesi dove il ciclo mostra di avere le spalle più larghe.
Dalla Turchia è dunque presumibilmente partito un giro che stravolge il contesto mondiale, che dalla svalutazione competitiva globale sta mutando in una battaglia all’accaparramento di flussi di capitale che diverranno sempre più radi (e dunque sempre più preziosi) ed accelerando il processo di risalita dei rendimenti che potrebbe mettere in grave difficoltà quei Paesi che, seppure possano aver messo in sicurezza il deficit, hanno cumulato sul gobbo un debito ingente. Ma di certo Saccomanni sta dedicando già a questi temi le sue ore di riflessione più preoccupate… ah no, c’è la seconda rata IMU da finanziare…
Ovvero quando i banchieri centrali smettono di stampare come siracusani … Un quesito, con molte risposte. I paesi EU ma non euro, per esempio Polonia ed esclusa UK, verranno coinvolti nello stesso processo degli emergernti?
Questo è un ottimo post di divulgazione economica chiara. Bravo Andrea!