Un monito del filosofo e giurista inglese Francis Bacon recitava “Niente provoca più danno in uno Stato del fatto che i furbi passino per saggi”, sono passati quattro secoli da allora ma il monito resta attuale, se ripensiamo a quanto sta accadendo intorno a Telecom Italia.
Nella classica visita che l’allevatore fa nella stalla appena dopo la fuga dei buoi, Consob e Guardia di Finanza si sono adoperate in una ispezione fragorosa ed improvvisa nelle sedi di Telecom per chieder conto di alcune operazioni “esteticamente” poco convincenti: la frettolosa vendita, a prezzi di saldo, della partecipazione in Telecom Argentina e l’emissione “notturna” di un prestito convertendo da 1,3 miliardi di €.
Perché il management, privo di un presidente dopo le dimissioni di Bernabé, ha strutturato queste operazioni? Come mai il presidente di Telefonica, Cesar Alierta, si è congratulato dalle pagine del Sole24Ore con l’AD di Telecom Patuano per l’ottimo lavoro?
Ad un osservatore distratto sfugge il nesso tra la soddisfazione di Alierta ed il suo essere “in pectore” azionista di riferimento di Telecom Italia. Da quando in qua un azionista è felice di aver perfezionato due affari di valore dubbio?
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L’operazione spolpa Telecom Italia fa grandi e veloci progressi. Il prossimo colpo sarà Tim Brasile.
Ringraziamo in ordine di comparizione sulla scena della grande abbuffata:
Romano Prodi, famiglia Agnelli, Carlo Azeglio Ciampi, Guido Rossi, Mario Rossignolo, Franco Bernabè, Massimo D’Alema, Roberto Colaninno, Emilio Gnutti, Giovanni Consorte, MPS, Fininvest, Marco Tronchetti Provera, Benetton, Intesa, Unicredit, Giuliano Tavaroli, Generali, Mediobanca, Telefonica.