Borsa Italiana, con l’Avviso del 13 novembre 2014, ha comunicato che dal 1° dicembre entreranno in vigore le modifiche del Regolamento dei Mercati che consentiranno l’ammissione a negoziazione, su richiesta dell’emittente, di Fondi comuni di Investimento “aperti” conformi alla direttiva europea 2009/65/CE (c.d. UCITS).
La nuova modalità di accesso ai prodotti del risparmio gestito rappresenta un’innovazione di particolare interesse poiché consente agli investitori di selezionare e acquistare direttamente i Fondi di Investimento che chiederanno l’ammissione alla negoziazione in Borsa.
Per comprendere la portata dell’innovazione alla quale assisteremo occorre però fare qualche passo indietro
I numeri
Il patrimonio dei Fondi di Investimento in Italia ammonta a circa 650 miliardi di euro cifra che rappresenta l’8,2% dei risparmi degli italiani. Nel 2013 i sottoscrittori di fondi erano 5,6 milioni, il 9% della popolazione italiana.
L’offerta di prodotti sul mercato è concentrata in 15 gruppi (7 società di gestione appartenenti a gruppi bancari e assicurativi italiani, 6 gestori esteri e 2 società italiane indipendenti) che coprono l’82% dell’intero mercato.
Poco meno di un terzo del patrimonio dei Fondi è costituito da prodotti italiani; i prodotti di diritto estero (soprattutto lussemburghesi) rappresentano il 70% del mercato, in parte gestiti da gruppi internazionali, in parte da società appartenenti a gruppi italiani (i cosiddetti fondi round-trip).
La distribuzione dei Fondi ai risparmiatori
La stragrande maggioranza dell’acquisto di Fondi avviene per il tramite del canale bancario (85% circa), la quota restante è costituita dalla distribuzione da parte dei promotori finanziari.
La distribuzione dei prodotti sul mercato avviene mediante accordi di collocamento tra società di gestione (produttori) e intermediari (banche e promotori finanziari). In alcuni casi il gestore ed il distributore appartengono allo stesso gruppo bancario o assicurativo (distribuzione “captive”), in altri casi il gestore, soprattutto estero, è indipendente dal distributore.
Il gestore remunera il distributore per l’attività di collocamento dei propri prodotti pagando una quota parte delle commissioni di gestione incassate dai Fondi sottoscritti per il tramite dell’intermediario (retrocessione). In Italia tale percentaule raggiunge in media i due terzi del valore delle commissioni pagate dai clienti dei Fondi.
Gli accordi di distribuzione tra gestori e distributori fanno sì che ai risparmiatori vengano offerti i prodotti che le banche hanno selezionato nel panorama dei Fondi autorizzati al collocamento in Italia. In primo luogo gli intermediari tendono a privilegiare la vendita di prodotti della casa, ossia gestiti da società appartenenti al prorpio gruppo; in seconda battuta, offrono ai propri clienti prodotti gestiti da alcuni soggetti terzi con i quali esistono accordi di collocamento e di retrocessione di commissioni.
Degli oltre 4 mila prodotti teoricamente disponibili per il risparmiatore italiano, nei fatti l’offerta si concentra su un numero limitato di Fondi. La distribuzione mediante modelli di “architettura aperta”, dove vengono resi disponibili al cliente un vasto numero di prodotti alternativi, sono maggiormente proposti dalle reti di promotori finanziari.
La quotazione in Borsa dei Fondi
L’annuncio di Borsa Italiana di aprire un segmento del mercato ETFplus ai Fondi di Investimento di tipo aperto rappresenta quindi un’occasione importante per ampliare il mercato del risparmio gestito.
I Fondi che saranno quotati sul mercato di Borsa Italiana saranno disponibili per tutti i risparmiatori che potranno negoziarli tramite qualsiasi banca nella quale detengono i propri conti. Il funzionamento sarà molto simle all’operatività che si effettua per l’acquisto di ETF (che sono i fondi di investimento “passivi” quotati in Borsa) oppure di un’azione. Basterà un semplice ordine di acquisto o vendita impartito alla propria banca che lo trasmetterà alla Borsa (per il tramite di un operatore incaricato) per l’esecuzione.
Ci sarà tuttavia un’importante differenza rispetto alla negoziazione degli strumenti finanziari in Borsa: mentre le azioni e gli altri strumenti sono negoziati nel continuo ed è possibile conoscerne in tempo reale la quotazione, per i Fondi ciò non sarà possibile. Ogni giorno verrà fissato un solo prezzo che coinciderà con il valore netto unitario del Fondo comunicato dal gestore alla fine del giorno successivo alla data di negoziazione.
In altre parole inviando un ordine d’acquisto/vendita nella giornata di oggi, entro le 11 del mattino, il risparmiatore sarà a conoscenza del prezzo d’acquisto/vendita solo nel pomeriggio del giorno dopo. Il pagamento o l’incasso del controvalore negoziato avverrà il terzo giorno successivo.
Vantaggi della quotazione dei Fondi in Borsa
Il primo e più importante vantaggio per il risparmiatore, come già detto, è costituito dall’aumento del numero di Fondi sui quali potrà liberamente investire anche se la propria banca non li propone direttamente.
L’aumento delle alternative di investimento determinerà progressivamente una maggiore competizione tra i gestori ed una maggiore confrontabilità delle proposte di investimento. I gestori che quoteranno i propri prodotti saranno infatti incentivati ad offrire prodotti di qualità con commissioni che saranno inferiori proprio in virtù dell’assenza di intermediari collocatori.
Le banche ed i promotori finanziari, che non hanno mancato di evidenziare scetticismo se non addirittura contrarietà nei riguardi di questa innovazione, saranno a loro volta incentivati ad accrescere la qualità dei propri servizi, soprattutto di consulenza, al fine di evitare, con la disintermediazione, la perdita di una parte dei ricavi da commissioni.
I rischi dell’investimento in Fondi tramite la Borsa
Come in tutte le riforme, è pressoché impossibile che, accanto agli indubbi vantaggi, che non vi siano anche rischi, soprattutto per i rispamiatori.
Investire in un Fondo, saperlo scegliere e valutarlo non è un’operazione semplice e alla portata di ogni risparmiatore. Per evitare brutte sorprese occorre documentarsi leggendo la documentazione che i gestori sono obbligati a mettere a disposizione dei risparmiatori, in particolare il documento denominato “Informazioni Chiave per l’Investitore” (KIID).
Per gli investitori più esperti vi è la possibilità di analizzare il Prospetto Informativo, un documento più corposo e con approfonditi contenuti tecnici.
Leggere documentazioni e avvertenze è necessario, ma spesso si rivela insufficiente: è quindi consigliabile utilizzare la consulenza di un esperto, sia richiedendo assistenza alla propria banca oppure facendo ricorso ad un professionista indipendente.
Secondo il mio modesto e banale punto di vista (come ho già commentato con Massimo in altra sede) il passaggio dei fondi nel segmento degli ETF Plus quotati a Piazza Affari sarà un evento rivoluzionario, che potrebbe determinare la consacrazione della consulenza 2.0, incentrata su basse commissioni di gestione compensate dagli introiti di consulenza.
Ritengo però che il mercato non sia ancora sufficientemente maturo per questo passaggio. In altri termini, il canale sopratutto bancario NON è ancora pronto per il grande passo. Quindi, ben venga l’arrivo del nuovo segmento, della normativa e della possibilità di quotazione.
Ho come l’impressione però che all’inizio saranno ben poche le società che quoteranno le loro sicav/fondi.
In altri termini, i gruppi di gestione più blasonati tarderebbero a quotarsi, proprio per evitare un salto nel buio a cui costringerebbero sopratutto il canale bancario.
Diciamo che fa comodo sapere di avere una rete di distribuzione, sia essa una rete “di casa”, sia quella che deriva da un accordo commerciale in architettura aperta. Non c’è fretta -comprensibilmente- per i grandi player di andare a quotare fondi a commissioni ridotte. Ma se la platea degli investitori mostrasse interesse attivo per le opportunità di questa novità, credo che anche i grandi player dovranno poi adeguarsi, spingendo di fatto il mercato bancario verso la consulenza “2.0” come la chiami tu (cioé a pagamento, per chi non l’avesse capito).
Nel frattempo fondi di case più piccole e innovative possono tentare di sperimentare un mercato “vergine” senza dover sottostare ad accordi di distribuzione che spesso coinvolgono (costose) tematiche di banche depositarie.
Esatto. Il segmento dedicato sarà utile per delle piccole realtà che, in questo contesto, avranno la possibilità di emergere e di farsi conoscere ad un’ampia platea. E poi ovviamente il mercato farà le sue selezioni. Intanto però è indubbio che siamo da un punto topico e oserei dire rivoluzionario.
Il mondo della finanza e degli investimenti sta nuovamente cambiando.
chiedo cortesemente una delucidazione.Ho venduto il 29.12.2014
il fondo arca azionario america,quindi la quota del 30.12.2014
doveva essere pubblicata il 31.12.2014.Molte Società di gestione lo hanno fatto vedasi banco posta -anima – acomea – bnl -azimut-
eurizon ersel-ubi- arca non lo ha fatto.Non vorrei che lo comucasse il 02.01.2015 conglobando la giornata del 31.12.2014 che per l’azionarato americano è stata molto negativa
in particolare i titoli gestiti dal fondo arca.La mia paura è che il fondo farà proprio così,subendo una notevole perdita.Come mi
devo comportare in tal caso.Gradirei un risposta.
Nell’attesa ringrazio e porgo i miei migliori auguri di buon anno
San benedetto del tronto 01.01.2015 aldefa
Buongiorno (e buon anno). Innanzitutto la vendita del giorno 29.12 bisogna verificare se sia stata inserita prima o dopo l’orario di “cut-off” che determina il suo trascinamento eventuale al giorno 30.
In ogni caso la distanza di date fra giorno dell’ordine e pubblicazione del valore sugli organi di stampa dipende dalla natura dei fondi comuni: si contabilizza il valore del NAV solo a mercati chiusi e -di conseguenza- solo il giorno dopo si possono indicare i valori ai giornali, che così pubblicano il giorno seguente -dunque con 2 gg di ritardo totale- il valore del NAV. Ciò non toglie che -operando entro l’orario di “cut-off”- lei perfezioni le operazioni con i valori di mercato del giorno in cui opera, non ai valori dei giorni seguenti.
Spero di esserle stato utile.
Provo a rispondere io ma tenga presente che non sono del mestiere.
Credo che vendendo il 29 lei beneficia del prezzo del 29.
Dire peraltro che il 31 e’ stato molto negativo per l’azionario usa dopo una salita a doppia cifra nell’anno ed un dow ai massimi storici mi fa pensare che lei compri fondi per speculare e quindi in un’ottica totalmente errata.
Soprattutto perche’ il 31 anche a causa di bassi volumi l’ s&p ha perso l’1% non proprio un crollo del ’29.
Le ricordo infine che questo blog (totalmente gratuito) non e’ un ufficio informazioni per investitori poco accorti. Avra’ una banca alla quale fare questa semplicissima domanda, spero x lei…e’ questione di rispetto nei confronti dei gestori ed autori di questo sito.
Cerbero: canis praegrandis, teriugo et satis amplo capite praeditus, immanis et formidabilis, tonantibus oblatrans faucibus mortuos, quibus iam nil mali potest facere, frustra territando ante ipsum limen et atra atria Proserpinae semper excubans servat vacuam Ditis domum.
ATTENTI AL CANE