I tassi di interesse negli USA sono prossimi ad una svolta, la Fed ce lo ripete a riunioni alterne, preparando il mercato al giorno in cui -dopo sei anni di tassi zero– attuerà il cambio di marcia.
Quest’anno sono stati progressivamente azzerati gli acquisti all’interno del piano di Quantitative Easing, il prossimo anno -probabilmente nella seconda metà del 2015- arriverà il primo rialzo di una sequenza che (secondo le stime) porterà i tassi in area 3,75%-4% per la fine del 2017. In questo stesso periodo la Fed metterà anche fine al Quantitative Easing, alleggerendosi degli asset comprati nel corso degli ultimi 5 anni.
Segnalo che QE è espansione del bilancio BCentrale oltre il normale. Smettere di comprare non basta a definire finito il QE.
— Andrea Boda (@AndreaBoda) 7 Novembre 2014
Come si rifletterà tutto questo sulle imprese che sono state incentivate ad indebitarsi grazie ad un clima di tassi bassi per un prolungato periodo di tempo? Potrebbe essere un discreto disastro: molte imprese vedranno deteriorarsi il loro bilancio facendo scendere la qualità del loro debito in una spirale accelerata, per via del calo dei rating e del conseguente ulteriore aumento dei rendimenti.
Il mercato attuerà quindi una valutazione, allontanandosi dai settori più sensibili ai tassi (tipicamente immobiliare, farmaceutico ed i trasporti) preferendo quelli più resistenti (minerario, difesa, materiali di costruzione, aerospaziale) e discriminando tra le aree del mondo più fragili (il Brasile più della Cina, Francia Spagna ed Italia ben più della Germania o del Regno Unito, e Giappone e Corea più degli USA).
E’ chiaro che le condizioni dei tassi cambieranno principalmente negli USA, non in Europa né in Giappone, colpendo quindi molto di più chi si è indebitato in valuta americana, questo potrebbe indurre alcuni a spostare la moneta su cui essere esposti a debito. Tuttavia, per i bond, sembra che le cartucce si siano esaurite.
Più veloce sarà l’incremento di PIL americano, più rapida sarà la risalita dei tassi, processo che indebolirà le aziende più impreparate e/o più esposte, rendendole più bisognose del supporto (laddove il governo ne abbia lo capacità e la volontà), o più appetibili per acquisizioni da grandi e solidi gruppi.
C’è tempo dunque per attrezzare i portafogli di investimento alla stagione nella quale stiamo entrando, preparandosi a cogliere il meglio e ad evitare i rischi. Almeno quelli prevedibili.

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VS con te e’ troppo facile….
“Se deve spiegarti non capiresti mai…”