Si fa presto a dire: la colpa è delle macchine – parte 2

trova il cattivo

Copernico ha tolto la Terra dal centro dell’Universo.
Poi Darwin ha tolto l’Uomo dal centro del regno biologico.
Arriverà una macchina per dirci che non siamo più gli esseri al centro del lavoro?
Prima distinguiamo cosa possono fare le macchine – e a cosa tendono.

questo post è il seguito di Corriamo verso la Savana digitale

Oggi eseguono regole che sono state previste dai programmatori per mezzo degli algoritmi. Esempio: una calcolatrice, dove è logico attendersi un risultato certo se si rispettano le regole.
In altri termini possiamo dire che eseguono una logica deduttiva. Fin dagli albori dell’informatica abbiamo assegnato alle macchine attività basate sull’elaborazione di regole man mano più complesse. Ora, per esempio, le troviamo sotto forma di bancomat, chioschi per il check-in all’aeroporto, etc.
In questi compiti deduttivi, dove le regole sono ben determinate e occorre solo velocità e precisione, le macchine eccellono. Non c’è gara con le persone. Vincono sempre.

Poi abbiamo assistito a macchine che basano la loro logica sulla statistica e che, con l’aggiunta di sensori, riescono a calcolare empiricamente i movimenti (per i robot) o a suggerire delle azioni probabilistiche (come nella finanza). In quest’ultimo caso l’obiettivo è scorgere modelli in un insieme di dati. Tali modelli ovviamente devono essere sottoposti a falsificazione: non per verificarli, ma per controllare che siano realistici.
In altre parole non si richiede un risultato certo ma una regola probabile, insomma ci si aspetta un grado d’incertezza tra le tante opzioni offerte dalla macchina. È il caso di quando istruiamo un computer a riconoscere la nostra voce, in pratica proviamo a dargli delle regole.
Tutto ciò è assimilabile alla logica induttiva.

L’ultimo balzo in avanti delle macchine è eseguire la logica abduttiva, dove esse provano a risalire alle cause dei fatti che osserviamo. Qui ci aiuta un computer tipo Watson che negli ospedali tenta di aiutare i medici a diagnosticare le malattie dei pazienti a partire dai sintomi utilizzando un’insieme di casi precaricati in memoria.
Anche il riconoscimento vocale, tipo Siri, è un processo abduttivo con cui il computer prova a indovinare la parola analizzandola insieme al contesto in cui è pronunciata. È l’esempio dei sottotitoli di Youtube in cui si traduce da una lingua a un’altra.

In questo grafico si delineano i trend occupazionali e le probabili conseguenze (seguendo le frecce colorate) secondo le tre diverse logiche appena espresse.

logica del lavoro

Pertanto, dopo che le macchine deduttive si sono impossessate di un lavoro di puro calcolo, ora rileviamo che con l’induzione e l’abduzione ci sfidano sul terreno della competitività.
Non è finita qui: le macchine possano coadiuvare l’uomo nei nuovi tipi di lavori che dobbiamo creare. E molto più velocemente.
Grazie alle precedenti rivoluzioni industriali (vapore, energia, informatica) noi stiamo meglio di prima. Sarà così anche per le prossime generazioni.

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Pubblicato da massimochi

Massimo Chiriatti è un tecnologo con Master nella gestione dell’ICT, descrive l’economia digitale e osserva le conseguenze sulle persone, in particolare sull’occupazione. Collabora con il Sole24Ore-Nòva100.

Una risposta a “Si fa presto a dire: la colpa è delle macchine – parte 2”

  1. Non vorrei passare per luddista informatico, ma il mondo che descrivi sarà migliore solo se ci sarà una qualche forma di svincolo tra lavoro salariato e possibilità di sostentamento. Estremizzando lo scenario da te proposto il lavoro umano “salariato” richiesto si ridurrebbe sostanzialmente alla manutenzione degli apparati che concorreranno a rendere possibile lo scenario descritto da te, in forma peraltro sempre decrescente mano a mano che si creeranno macchine in grado di manutere altre macchine, addirittura di progettare e costruire altre macchine.
    Queste attività di manutenzione, supervisione, progettazione coinvolgerebbero ancora un congruo numero di persone, ma da un lato, vista la spaventosa produttività del sistema, saranno lavori che o occuperanno un ristretto numero di persone estremamente ben pagate, oppure un vasto numero di persone pagate una miseria.
    D’altra parte non è che non si lavorerà più: il tempo liberato dalle macchine potrà essere dedicato ad attività di cura della persona, manutenzione del territorio, cura e amministrazione delle comunità etc. al limite coltivarsi l’orto per rendere più sostenibile la produzione del cibo, ma diventa evidente che questo eden tecnologico informatico diventerà il peggiore degli inferni con i pochi privilegiati che lavorano costretti a scavalcare i corpi dei morti per inedia sulla loro via verso l’ufficio, o costretti a vivere in castelli inespugnabili girando in convogli armati… Scenari fantasy ambedue? Nausicaa e la valle del vento? Dipende da noi. Di certo il “decoupling” oggi evidente tra finanza ed economia si accentuerà anche a livello di occupazione e sostentamento. Se no rimane sempre l’alternativa di Douglas Adams, coinvolgere la gente in lavori sempre più astrusi e improduttivi per dare un senso alla loro esistenza e tenerli occupati perchè non facciano danni fino a quando, divenuta insostenibile la situazione, imbarcheremo i peggiori (disinfettatori di cornette telefoniche e simili) in una grande astronave e li spareremo lontano… :o)

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